Perù. La presidente propone di anticipare le elezioni, ma ora dipende dal Parlamento

di Paolo Menchi

Dopo le ormai note violente manifestazioni di piazza che hanno provocato decine di morti e che stanno ancora destabilizzando il Paese, la presidente Boluarte, che nelle vesti di vicepresidente aveva preso il posto di Pedro Castillo, arrestato dopo il suo tentativo di golpe, pare essersi rassegnata a concedere le nuove elezioni generali, sia per eleggere il nuovo congresso che il nuovo presidente, già nel 2023, anticipando sia la prima data proposta (aprile 2024), che ovviamente il termine della scadenza naturale della legislatura (2026).
La proposta, formalizzata tramite un progetto di legge presentato in parlamento con carattere di urgenza e priorità, appare responsabile e ormai inevitabile, visto che la protesta di massa sembra addirittura espandersi a macchia d’olio e il sentimento popolare è quello di cacciare tutti coloro che hanno una carica politica e ricominciare da capo. Dopo aver avuto sei presidenti in quattro anni, dopo che la corruzione ha spazzato via anche le cariche più alte dello Stato, i peruviani sono ormai arrivati all’esasperazione.
Ma la recente bocciatura da parte dell’assemblea legislativa della proposta simile presentata dal deputato Hernando Guerra, del partito fujimorista di Fuerza popular, ovvero di una soluzione di compromesso prospettando delle elezioni complementari con amministratori in carica solo per tre anni, cioè fino al termine dell’attuale legislatura (2026), non fa pensare che ci sarà una via libera facile da parte del Parlamento.
Gli schieramenti politici di estrema destra sono decisamente contrari allo scioglimento del parlamento, mentre dal fronte opposto dell’estrema sinistra si apre alle elezioni anticipate solo se verrà promossa anche un’assemblea costituente per scrivere una nuova costituzione: forse non sarebbe una cattiva idea, ma in questo momento drammatico non farebbe che allungare i tempi e non servirebbe a placare gli animi.
Si spera in un accordo tra la maggioranza di governo e l’opposizione più moderata, perché non si può continuare ad assistere passivamente al massacro quotidiano che avviene nelle strade e nelle piazze del Perù.