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Il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, e altri 93 esponenti del governo e delle amministrazioni locali del paese sudamericano non potranno entrare in Perù; il
divieto è stato emanato dalla Sovrintendenza nazionale delle migrazioni nell’ambito delle sanzioni che hanno colpito Caracas adottate da 13 paesi sui 14 che compongono il
“Gruppo di Lima” (il Messico ha deciso di non interferire nelle questioni interne di un altro paese).
L’organizzazione che comprende Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Guyana, Honduras, Messico, Panama, Paraguay, Perù e Santa Lucia e
che si prefigge il fine di risolvere pacificamente la crisi in Venezuela, si era riunita il 5 gennaio scorso, dichiarando illegittime le elezioni con cui Maduro è
stato riconfermato alla carica di presidente, invitandolo a non insediarsi e indire una nuova tornata elettorale, richiesta ignorata dal leader venezuelano.
Il ministro degli Esteri peruviano, Néstor Popolizio, ha però garantito che queste sanzioni non influiranno sulla qualità della vita dei 650.000 venezuelani emigrati in Perù,
fuggiti dalle condizioni di estrema povertà nelle quali i governi di Chavez prima e di Maduro poi hanno fatto precipitare il loro paese.
