PMA: perché in Italia ci sono ancora tante difficoltà

Redazione – 

In un paese come l’Italia, dove l’Isdtituto Superiore di Sanità (ISS) stima che il tasso di coppie infertili si aggiri attorno al 15% e una età media per il primo parto sempre in crescita, le tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) rappresentano una importante opportunità.
Negli ultimi anni il legislatore ha colmato alcuni buchi normativi presenti nella legge 40 del 2004, che ancora oggi è il punto di riferimento per la regolamentazione delle tecniche di conservazione della fertilità e di PMA.
Sebbene non del tutto completa, l’introduzione di questa legge fu un primo passo avanti per permettere a molte coppie di accedere alla fecondazione assistita.
In un primo momento, potevano avvalersi di questa possibilità solo le coppie la cui infertilità fosse certificata: ciò non solo complicava l’accesso a queste tecniche, ma era presente anche un disincentivo dovuto al pregiudizio che spesso purtroppo rimane ancora presente.
Inoltre, a peggiorare lo stigma sociale sull’argomento, c’era la necessità di aderire ad altri requisiti, come l’essere maggiorenni, eterosessuali, conviventi o coniugati.
Nel 2015 è stata emessa una sentenza che ha esteso la possibilità di sottoporsi a queste tecniche a coppie con malattie genetiche trasmissibili. Inoltre, da alcuni anni è possibile anche la fecondazione eterologa, mentre in un primo momento era possibile solo la fecondazione omologa.
A molte persone, però, complice anche una comunicazione non sempre così esaustiva e chiara, non è chiaro come funzioni in Italia la legislazione sulla procreazione assistita e che cosa sia concesso.

Fecondazione omologa e fecondazione eterologa: come funziona in Italia e all’estero

Come si può leggere in questo approfondimento sulla fecondazione omologa, si tratta di un tipo di procreazione medicalmente assistita che utilizza i gameti prelevati dalla coppia stessa.
La fecondazione eterologa, invece, è un tipo di procreazione assistita che si basa sulla donazione di gameti (spermatozoi o ovociti).
Fino a qualche anno fa, in Italia si poteva ricorrere solo alla fecondazione omologa: ciò, tuttavia, escludeva dalla possibilità delle PMA le coppie che avessero una produzione di gameti insufficiente o inadeguata. Questo spingeva molte coppie a rivolgersi a cliniche estere, dove, invece, in molti paesi europei la fecondazione eterologa era già possibile.
Per quanto nel corso degli anni progressivamente ci siano state aperture da parte di numerosi paesi, la Spagna è probabilmente quello più avanzato da questo punto di vista.
Le norme devono affrontare due aspetti diversi:
• L’aspetto clinico, ovvero la possibilità di concedere la donazione di gameti, ma anche la possibilità di riutilizzare gameti crioconservati e non utilizzati;
• L’aspetto etico-civile, ovvero la possibilità di accedere alle tecniche di PMA da parte di single, di coppe eterosessuali o omosessuali, di coppie sposate o coppie di fatto.
Insomma, le casistiche sono numerose e non in tutti i paesi la legislazione funziona allo stesso modo.

Perché ci sono ancora difficoltà

Attualmente in Italia la legislazione consente di accedere alla PMA alle coppie eterosessuali, sposate o conviventi, mentre i single e le coppie omosessuali sono ancora escluse da questa possibilità.
La donazione di gameti oggi è permessa, tuttavia sono ancora poco numerosi i donatori, motivo per cui l’ovodonazione fatica a decollare.
A ciò si aggiunge il divieto di utilizzare gli embrioni crioconservati e non utilizzati, i quali non possono essere donati ad altre coppie né distrutti. Per questo motivo rimangono a carico del Centro presso cui sono conservati a tempo indefinito. Se la legislazione ne consentisse la donazione ad altre coppie, si potrebbe beneficiare di un numero elevatissimo di embrioni pronti per essere impiantati.
Secondo i dati pubblicati nella relazione del Ministero della Salute sulla applicazione della Legge 40/2004 , dal 2010 in poi il numero degli embrioni congelati è in netta crescita. In origine, infatti, la legge 40/2004 limitava il numero di embrioni regolandolo sui soli trasferibili. L’eliminazione di tale limite ha fatto perciò aumentare gli embrioni crioconservati. Il numero degli embrioni scongelati, invece, compreso tra il 50% e il 60% rispetto a quelli congelati. Ciò implica che il numero degli embrioni non utilizzati sia sempre in crescita e spesso destinati a rimanere abbandonati.
Un altro problema italiano: i costi e la diffusione dei centri sul territorio
Oltre alla scarsità di ovodonazioni, in Italia un altro problema è il costo per sottoporsi alle tecniche di fecondazione.
Dal 2017 le tecniche di procreazione assistita sono state inserite nelle prestazioni garantite dal Servizio Sanitario Nazionale, tuttavia, esistono ancora molte differenze poiché la normativa è regionale.
Sussistono differenze sensibili da regione a regione in base a diversi elementi, come i limiti di età (da 40 anni a nessun limite), il numero delle prestazioni che si possono richiedere, in alcune regioni sono tre, mentre in altre non c’è limite, e il costo del ticket.
Inoltre, c’è ancora una notevole sproporzione tra il numero dei centri privati, che rappresentano circa il 75% del totale, e quello dei centri pubblici o convenzionati. Infine, notevoli differenze si registrano tra nord, centro e sud: nella parte settentrionale del paese, infatti, sono concentrati ben il 54% di tutti i centri nazionali. Finché non ci sarà equiparazione tra le regioni, è probabile che continuerà una migrazione nelle altre aree del territorio nazionale o addirittura all’estero per potersi sottoporre a queste tecniche, provocando una disparità tra chi può permetterselo economicamente e chi, invece, non può.