
di Giuseppe Gagliano –
Il giverno polacco ha annunciato un piano da 20 miliardi di zloty (circa 5,5 miliardi di dollari) per estendere le proprie infrastrutture energetiche e agganciarsi al Central Europe Pipeline System (CEPS), la rete logistica della NATO per il rifornimento di carburanti alle forze armate. L’accordo preliminare è stato firmato tra il Ministero delle Infrastrutture polacco e l’operatore nazionale dei gasdotti PERN, storico gestore degli oleodotti civili e militari del Paese.
Il progetto, discusso da anni, ha assunto un’urgenza nuova dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 e gli episodi recenti di droni russi penetrati nello spazio aereo polacco. Varsavia, che ospita il quartier generale del fianco nord-orientale della NATO, punta così a garantirsi autonomia logistica in caso di conflitto prolungato sul proprio territorio o nei Paesi baltici.
Il programma non è solo un investimento militare: richiederà centinaia di chilometri di nuovi oleodotti, stazioni di pompaggio, depositi e sistemi di sicurezza cibernetica e fisica. Ciò genererà appalti per l’industria polacca delle infrastrutture energetiche e opportunità per i cantieri locali, stimolando occupazione e indotto in un settore ad alta tecnologia. Tuttavia, il costo di 20 miliardi di zloty rischia di pesare sul bilancio statale già sotto pressione per la spesa in difesa (4% del PIL nel 2025) e per i sussidi all’energia.
Il CEPS fu creato durante la Guerra fredda per rifornire le forze NATO in Europa centrale. Oggi collega circa 5.300 km di condotte in Germania, Benelux, Francia e Repubblica Ceca. L’adesione polacca ne estenderebbe il raggio verso l’Est europeo, rafforzando l’asse logistico dal Mare del Nord al Baltico e al Mar Nero. Questo ridurrebbe la dipendenza dal trasporto su gomma e ferrovia, più vulnerabile in caso di attacchi missilistici o cyber-sabotaggi.
L’iniziativa polacca ha anche un valore politico: sposta il baricentro logistico NATO più vicino al fronte orientale e segnala a Mosca che Varsavia si prepara a uno scenario di conflitto di lunga durata. Potrebbe inoltre stimolare progetti congiunti con Lituania, Slovacchia e Romania per completare una “spina dorsale” di rifornimento che copra tutto l’Est dell’Alleanza.
Restano aperte le questioni legate al finanziamento UE/NATO, alla compatibilità tecnica fra le reti civili e militari e alla protezione delle infrastrutture critiche da possibili atti ostili. L’esperienza degli attacchi a Nord Stream e dei sabotaggi di depositi in Ucraina ha dimostrato che i gasdotti sono bersagli ad alta priorità.
In definitiva, il collegamento al CEPS rappresenta per la Polonia un passo ulteriore nel processo di militarizzazione dell’infrastruttura energetica: un investimento che rafforza l’autonomia strategica di Varsavia e l’interoperabilità con i partner NATO, ma che implica anche nuove vulnerabilità economiche e di sicurezza che richiederanno protezione costante e coordinamento internazionale.











