di Enrico Oliari –
A seguito del controverso referendum, che ha visto teoricamente il 98% dei votanti a favore, il presidente Vladimir Putin ha firmato i decreti di adesione dei quattro oblast del Donbass, che quindi diventeranno, almeno per il Cremlino, territorio russo a tutti gli effetti e difendibili in quanto tali.
Per Putin “i cittadini hanno fatto la loro scelta”, e per quanto non si tratti di un ritorno all’Unione Sovietica, “l’amore per la patria resta un sentimento indistruttibile”.
I quattro territori sono Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson, dove in base agli accordi di Minsk-2 Kiev avrebbe dovuto istituire le autonomie locali entro il 2015 per tutelare l’etnia di lingua russa, lì maggioritaria. Al contrario proprio sotto l’amministrazione di Volodymyr Zelensky sono stati chiusi i giornali e le scuole in lingua russa, ed è stato proibito l’uso del russo nei pubblici uffici.
Il leader russo ha anche affermato che “rimane aperta la porta per le trattative, ma l’annessione dei quattro territori rimane ormai confermata”, “e comunque gli ucraini devono prima sospendere il fuoco iniziato nel 2014”.
Difficilmente basteranno ora a Zelensky le copiose forniture di armi e di soldi inviate dall’occidente, per cui il presidente ucraino è tornato a chiedere formalmente l’adesione dell’Ucraina alla Nato, dimentico forse del fatto che lo statuto dell’Alleanza Atlantica vieta l’entrata di un paese in guerra.
Zelensky ha affermato che “siamo già di fatto nella Nato e abbiamo dimostrato di avere gli standard per farne parte: vogliamo far parte dell’Alleanza Atlantica sotto ogni punto di vista”.
La questione delle autonomie del Donbass e quella del l’adesione alla Nato sono alla base dell'”operazione speciale” messa in piedi da Putin, e all’inizio del conflitto Kiev aveva rinunciato all’idea di aderire all’Alleanza Atlantica. La candidatura alla Nato era stata stabilita, insieme a quella della Georgia, al vertice di Bucarest del 2008, nonostante fosse stato concordato con Michail Gorbaciov che la caduta del Muro di Berlino avesse comportato il non allargamento della Nato oltre l’Elba.
Già oggi il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan si è sentito con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg per ribadire “il fermo impegno per la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”.