Quanto costeranno le pazzie dell’Ue a famiglie e imprese?

di Dario Rivolta * –

Delle due l’una: o io senza rendermene conto ho perso la facoltà di vedere le cose come sono e prendo fischi per fiaschi, oppure chi non è in grado (o non vuole) di prendere atto di ciò che è evidente sono la maggior parte dei politici e dei giornalisti europei. Non mi spiego altrimenti come di cose che a me sembrano tanto evidenti da non lasciare alcun dubbio, costoro (i giornalisti) dicano addirittura il contrario e prendano (i politici) decisioni che contraddicono totalmente l’impegno ad agire nell’interesse dei popoli da loro rappresentati. I casi cui alludo sono numerosi e tra gli esempi potrei citare la decisione della Commissione europea e del Parlamento di Strasburgo di escludere dal 2035 la produzione e la vendita di auto a gasolio, benzina e ibride a favore di auto elettriche oppure la cosiddetta direttiva selle “case green”. Fortunatamente, con un barlume di resipiscenza il Consiglio dei ministri dell’Unione sembrerebbe aver sospeso la prima e il nostro governo aver dichiarato contrarietà alla seconda. Nel primo caso, se fosse applicata quella folle iniziativa, significherebbe un colpo mortale a tutta l’industria automobilistica europea (e il relativo indotto) a favore delle industrie cinesi e anche americane. Nel secondo vorrebbe dire mettere in ginocchio la maggior parte delle famiglie italiane svalutando tutto il loro patrimonio immobiliare.
La situazione che trovo tuttavia ancora più assurda o, per meglio dire, quella che a me sembra dimostrare un comportamento al limite tra la stupidità e il tradimento è la questione della guerra in Ucraina, delle sanzioni contro la Russia e della totale subordinazione europea ai voleri del potere americano.
Innanzitutto occorrerebbe che qualcuno ci spieghi perché la Russia ha dovuto assolutamente essere considerata un nostro nemico. Forse perché ha dimostrato una volontà di espandere i suoi territori e la sua influenza a spese dei vicini? In cosa si sarebbe vista questa sua presunta volontà? Se guardiamo alla cartina politica del nostro continente a partire dalla fine della “cortina di ferro” abbiamo visto che soltanto la NATO, e cioè l’alleanza militare nata per contrastare la possibile aggressione sovietica, nonostante la fine dell’URSS non soltanto ha continuato ad esistere ma si è talmente espansa da arrivare proprio ai confini dell’attuale Russia e inglobare persino alcuni Stati ex-sovietici. Se vogliamo considerare in particolare le aggressioni di tipo militare, la prima violazione degli accordi di Helsinki in merito ai confini “intoccabili” è stata compiuta proprio dalla NATO con i bombardamenti sulla piccola Serbia (senza e contro la volontà dell’ONU) e con il successivo riconoscimento di un nuovo staterello-fantasma quale il Kossovo. A questo proposito va aggiunto che, in seguito a quella guerra basata su bugie (un “genocidio” rivelatosi fasullo, così come in seguito si sono inventate ragioni per guerre in Iraq, in Siria e in Libia) il maggior risultato è stata la creazione in quella regione della più grande base militare americana (non NATO) d’Europa.
Solo i disinformati, i creduloni e i bugiardi credono davvero, o fingono di credere, che Mosca abbia la volontà di invadere i Paesi dell’ex- Comecon. Anche se Putin non è certo un seguace del metodo liberal-democratico non è un pazzo. Sa benissimo che quella sarebbe la sua fine, e forse non solo politica. Perfino l’invasione dell’Ucraina l’ha ordinata, di certo sbagliando, ma dopo aver cercato per anni di esperire una soluzione diversa senza trovare un sincero interlocutore in occidente. Anche chi ci ha provato (Macron) è stato ricondotto all’obbedienza dal nostro comune “alleato”. Eppure, un vecchio volpone della politica internazionale come Kissinger aveva invitato Washington a non considerare i russi come paria e a focalizzare la loro ostilità sull’unico vero concorrente al loro dominio internazionale: la Cina. Quale è allora l’obiettivo degli pseudo-strateghi della Casa Bianca? Ahimè, i veri analisti di politica internazionale, o almeno quelli davvero indipendenti, lo hanno scritto più volte: impedire un avvicinamento non solo politico ma anche economico dell’Europa (soprattutto Germania) alla Russia.
Ad ogni modo, dirà qualcuno, la Russia è un nemico perché è gestita con un sistema non democratico che si contrappone ai nostri valori di “democrazia liberale”. Tuttavia, se questo fosse un vero motivo, dovremmo allora dichiarare guerra o considerare come “nemico” anche la Turchia, l’Arabia Saudita, il Qatar, l’Azerbaigian ecc. E, magari, porci qualche domanda anche su Polonia e Ungheria. Vedo io male o siamo di fronte ad evidente ipocrisia? Non si tratta per caso di quella “doppia morale” che ci siamo abituati ad usare quando fa comodo a qualche nostro alleato?
Certo il conflitto formale è cominciato con l’invasione russa del febbraio 2022 ma chi ha finanziato le ONG che fomentavano le divisioni etniche-culturali in Ucraina a partire dalla metà degli anni novanta? Chi ha sobillato i cittadini di Kiev per la “rivoluzione arancione” del 2004 e, fallito in pochi anni l’esperimento, la “nuova” rivoluzione di “Maidan”. Chi ha finanziato, armato e addestrato i gruppi ultranazionalisti (filo-nazisti) che sono stati poi inglobati nell’esercito ufficiale ucraino? Ancora più chiaramente: perché gli USA (Vedi Nuland) con la complicità di polacchi, britannici e baltici hanno organizzato il colpo di Stato del 2014? Perché i cosiddetti “accordi di Minsk” non furono condotti in buona fede da parte europea e ucraina e furono usati solo per avere più tempo per riempire Kiev di armi (vedi le ammissioni di Merkel e Hollande)? Chi passò le veline a tutta la stampa mainstream europea e americana affinché si tacesse o si desse nulla importanza alle porcherie commesse dall’esercito ucraino contro i civili del Donbass e contro i russofoni ucraini? Come mai nessun medium europeo è insorto contro la decisione della marionetta Zelensky di chiudere TV e giornali in lingua russa nonostante tale lingua continua ad essere la prima lingua per il 60 % della popolazione? Perché nessuno è “democraticamente” insorto quando dal locale Parlamento sono stati estromessi con forza e definitivamente i deputati ritenuti “filo-russi”?
Veniamo comunque ai concreti interessi europei.
Come tutti sanno, il gas che ci arrivava dalla Russia tramite gasdotto era molto economico, anzi, il più a buon mercato di tutto quello che importavamo da altre fonti, sia via tubo sia via mare. E’ esistita per un certo tempo persino la possibilità di averne ancora di più e perfino guadagnarci se gli americani non avessero obbligato i bulgari a negare il passaggio del South Stream attraverso il loro territorio. Quella condotta che sarebbe partita dalla Russia e attraversato il Mar Nero sarebbe arrivata da noi via Balcani e avrebbe trasformato la nostra penisola in un hub per tutta l’Europa (con relativo pedaggio a nostro favore). Purtroppo gli “amici” americani avevano deciso che non si doveva più fare perché le importazioni di gas e petrolio dalla Russia dovevano diminuire fino a scomparire del tutto. Perché lo volevano? Ufficialmente perché Mosca avrebbe potuto usare quelle materie energetiche per ricattarci. Se questa fosse una vera possibilità, perché non lo fece mai nemmeno quando c’era la guerra fredda e l’Unione Sovietica era il nostro nemico ufficiale?
Comunque sia, il South Stream non si è fatto e, in compenso, abbiamo aumentato le nostre importazioni dai “democratici” Azerbaigian, Algeria, Libia (se e quando possibile) e il nuovo pipeline TAP transita dalla “democraticissima” Turchia dopo aver raccolto gas dal deposito azero di Shah Deniz. Tuttavia, tutto ciò non basta ancora a sopperire il gas russo e abbiamo concordato coi nostri amici a stelle e strisce che una certa quantità lo avremmo comprato da loro come liquefatto per poi rigassificarlo in appositi rigassificatori (almeno due nuovi) e averlo pagato quattro volte di più di quanto vale sul loro mercato interno. Naturalmente queste loro forniture sono possibili fino a quando i prezzi in Europa resteranno più alti di quanto paga il mercato asiatico perché, altrimenti, la destinazione delle navi gasifere americane prenderebbe quella direzione.
Chi ha continuato fino a un certo punto a comprare gas dai russi a buon mercato è stata la Germania che ha persino raddoppiato le condotte. Anche per loro, comunque, il “desiderio” americano è stato determinante a far sì che la seconda pipeline, seppur completata, non entrasse mai in funzione. Come fosse una premonizione, il pacifista democratico Biden aveva infatti pubblicamente annunciato che “mai avrebbe permesso il funzionamento” di quel gasdotto. A ben vedere, anche l’esistenza del primo stava disturbando le “salutari” strategie americane. Detto-fatto: la preparazione segreta per il sabotaggio di quella condotta sarebbe partita subito! Attenzione: non dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ma il progetto dell’”intervento” fu preparato molto prima anche se la realizzazione del piano scatterà solo pochi mesi dopo. Ovviamente, il tutto non doveva far trasparire la manina americana e dei suoi complici norvegesi perché, altrimenti, sarebbe sembrato un atto di guerra non solo contro la Russia ma anche contro la Germania e tutta quella parte d’Europa che traeva beneficio da quel gas a basso costo. Washington si è precipitata a smentire il dettagliato resoconto dei fatti scritto dal Premio Pulitzer per il giornalismo Seymour Hersh ma, guarda caso, di là dalla valenza strategica contro la Russia derivante da quell’attentato, ne è conseguito anche un vantaggio economico per Norvegia e Stati Uniti poiché i tedeschi sono stati obbligati a reperire con urgenza altri fornitori a qualunque prezzo disponibile. Chi trovare di più pronto dei vicini norvegesi (che potevano così raddoppiare le proprie esportazioni) e degli americani che disponevano di eccedenza di gas da scisto?
Ebbene, grazie alla volontà americana e all’obbedienza europea, le sanzioni hanno contribuito ad alzare in maniera via via esponenziale il costo dell’energia e la folle decisione di Mosca di invadere l’Ucraina ha suggellato il trend. A proposito delle sanzioni applicate dall’Europa è bene ricordare il tweet dell’imbecille Borrell: “Finalmente i ricchi russi smetteranno di venire a fare acquisti a Milano in via Montenapoleone, organizzare feste in Costa Azzurra e fare incetta di diamanti ad Anversa”.
Purtroppo, lo shock energetico nei Paesi industrializzati ha colpito l’Europa ma non allo stesso modo Cina e USA e la conseguenza è che un sempre maggiore numero delle nostre imprese sta cominciando a non reggere più la competizione con le aziende degli altri continenti: gli ordini diminuiscono abbattendo il fatturato e, in breve, ne vedremo gli effetti sull’occupazione. E’ possibile che in Europa i nostri politici siano tutti dei Borrell? O, perfino peggio, sono forse dei Panzeri?
Le intenzioni di chi ci guida oggi sono diventate ancora più evidenti grazie al Segretario Generale della NATO Stoltenberg nel recente incontro degli alleati a Berlino. Costui nel suo discorso ufficiale ha ammesso che la guerra in Ucraina corre il rischio di trasformarsi in una guerra mondiale ma, ha aggiunto: “il rischio ancora più grande è che la Russia vinca”. In altre parole, meglio la guerra atomica piuttosto di lasciar vincere la Russia! Se a fare tali affermazioni fosse stato un politico qualunque che non fosse la marionetta degli USA o si doveva immediatamente auto-smentire o doveva essere immediatamente sostituito. Invece, nessuno dei tanti ministri europei presenti ha eccepito alcunché!
Che gli americani continuino a lasciare che gli ucraini combattano e muoiano al loro posto contro i russi è un calcolo cinico e probabilmente finirà con l’essere controproducente anche per loro, ma ciò che risulta del tutto inspiegabile è il perché noi europei li assecondiamo condannandoci alla de-industrializzazione, a spese pubbliche folli e a un futuro di sempre minor benessere. Possibile che nessuno dei politici europei capisca che in questa guerra noi abbiamo solo da perdere e nulla da guadagnare? Possibile che nessun governante in Europa si renda conto che mandare le armi delle nostre scorte in Ucraina significa che al più presto dovremo rimpiazzarle comprandone di nuove (magari soprattutto dai produttori americani). Che, aggiungendosi al già preventivato aumento delle spese per la difesa, saranno soldi tolti dagli interventi assistenziali verso il nostro crescente numero di poveri?
E che dire poi dell’idea di inglobare l’Ucraina al più presto nell’Unione Europea? Qualcuno ha considerato cosa significherà in termini di quantità di soldi sottratti ai contribuenti europei per “facilitare” l’adeguamento economico e politico di quel Paese agli “acquis” europei? Fanno tutti finta di non vedere che l’Ucraina è da molti anni il più corrotto degli Stati del nostro continente e sopravanza in questo persino la corrotta Russia?
Certo, forse sono io a sbagliare la lettura di tutti questi avvenimenti e il giusto comportamento è proprio quello dei nostri governanti che hanno scelto di appoggiare senza esitazioni il governo di Kiev. Eppure, se è davvero così, perché nessuno è in grado di rispondere (o non vuole) alle domande che ho posto?

* Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali.