RD Congo. Msf, ‘200mila in fuga dalle violenze nella provincia di Ituri’

Secondo paese al mondo per sfollati interni dopo la Siria.

di Maurizio Debanne * –

Un’impennata di violenze nella provincia di Ituri, nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), ha costretto negli ultimi due mesi circa 200.000 persone ad abbandonare le proprie case. Attualmente la RDC è diventata il secondo paese al mondo dopo la Siria per numero di sfollati interni. Medici Senza Frontiere (MSF), che opera nell’area dal 2003, chiede alle organizzazioni nazionali e internazionali di intensificare la loro assistenza alle persone sfollate.
Uno degli attacchi più recenti, il 17 maggio nella zona di Drodro, ha visto morti e feriti nei villaggi, mentre le case venivano bruciate. Lo staff di MSF ha supportato gli operatori sanitari locali nel fornire cure d’urgenza a donne e bambini feriti da armi da fuoco e machete. La più giovane vittima dell’attacco è stato un bambino di 15 mesi che era legato alla schiena di sua madre quando le hanno sparato.
“Il proiettile è passato attraverso le gambe del bambino uccidendo la madre” dichiara Diop El Haji, coordinatore dell’équipe medica di MSF. “Il bambino è stato portato all’ospedale di Drodro dai vicini. Entrambi i suoi genitori sono stati uccisi durante l’attacco insieme alle tre sorelle e ai tre fratelli. Di tutta la famiglia, è sopravvissuto solo un fratello che è riuscito a fuggire nella boscaglia”.
Anche i centri di salute sono stati colpiti dalla violenza. “A inizio maggio la guerra ha raggiunto l’area di Wadda e più di 200 case sono state bruciate. Il centro sanitario che stavamo supportando è stato saccheggiato e non è stato il primo. Solo a maggio, almeno altre quattro strutture sono state attaccate” riferisce Alex Wade, capomissione di MSF a Ituri.
Le persone comuni sono le principali vittime dei combattimenti tra le milizie e l’esercito nazionale. Molte persone vivono con la paura degli attacchi e la violenza ostacola anche gli sforzi di MSF nel fornire assistenza medica. “Molte persone vivono nel terrore costante di essere attaccate in un’area in cui i bisogni umanitari sono in forte aumento” conclude Wade di MSF. “I nostri team faticano a fornire assistenza sanitaria sia alle persone del posto che agli sfollati perché non abbiamo alcuna garanzia di poter accedere in modo sicuro ad alcune aree”.
L’accesso delle persone all’assistenza sanitaria è impedito non solo dalla violenza, ma anche dalla paura della violenza stessa. “Questa brutalità colpisce sistematicamente i villaggi e i centri sanitari per impedire alle persone che sono fuggite di tornare” afferma Benjamin Courlet, coordinatore sul campo di MSF. “Alcune persone sono troppo terrorizzate per andare nei centri sanitari che ancora funzionano nei villaggi o nei campi. Rimangono nella boscaglia, per questo abbiamo istituito cliniche mobili per raggiungerli lì”.
MSF chiede un maggiore supporto per le centinaia di migliaia di sfollati che si trovano a vivere in condizioni insalubri e sovraffollamento, dove gli standard umanitari minimi sono lontani dall’essere rispettati. I team di MSF stanno cercando di far fronte ai bisogni più urgenti delle persone, ma servono più aiuti, tra cui assistenza sanitaria di base e forniture essenziali.
“Alla luce del recente conflitto, la priorità è raggiungere le persone che hanno bisogno di assistenza medica urgente e poi cercare di migliorare il più possibile le loro condizioni di vita. Oltre a questo dobbiamo rafforzare le misure di prevenzione delle infezioni, anche considerando la minaccia del Covid-19. I bisogni delle persone sono enormi e non possiamo fare tutto da soli” conclude Courlet di MSF.
Dal 2000 ad oggi, sono più di un milione gli sfollati nella provincia di Ituri. MSF fornisce assistenza medica nell’area dall’inizio del conflitto. Oltre a prendersi cura dei feriti, i team di MSF forniscono cure per malattie endemiche comuni ma mortali, tra cui malaria, gravi infezioni respiratorie, diarrea e morbillo, in ospedali, centri sanitari e comunità nelle aree in cui gli sfollati si sono stabiliti, intorno a Nizi, Drodro e Angumu. Gli operatori umanitari di MSF svolgono anche attività di promozione della salute, forniscono acqua pulita, migliorano i servizi igienico-sanitari e distribuiscono beni di soccorso essenziali.
Nel contesto della pandemia di Covid-19, la diffusione della malattia nella provincia di Ituri potrebbe portare a una catastrofe umanitaria. Per cercare di prevenirlo, i team di MSF stanno conducendo attività di sensibilizzazione nelle comunità, costruendo reparti di isolamento e di triage negli ospedali generali per potenziali pazienti affetti da Covid-19.

* Ufficio stampa di Medici Senza Frontiere.