RD Congo. Ribelli respinti a Nyabibwe: il M23 dichiara il cessate-il-fuoco unilaterale

Alla Dire fonti da Bukavu: si combatte per i distretti meridionali del Nord Kivu, con giacimenti di coltan, cobalto e rame che valgono 24mila miliardi di dollari.

di Vincenzo Giardina / Dire

“I militari congolesi, con il supporto di un contingente del Burundi e dei partigiani Wazalendo, hanno respinto il Mouvement du 23 mars presso il colle di Nyabibwe, a circa cento chilometri da qui”: a condividere la notizia con l’agenzia Dire sono fonti a Bukavu, capoluogo della provincia del Sud Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo.
I fatti, stando alle informazioni disponibili, risalgono alla giornata di ieri. E sempre ieri, in serata, il gruppo ribelle Mouvement du 23 mars (M23) ha annunciato un cessate-il-fuoco.
“E’ stata una decisione unilaterale, motivata con ragioni umanitarie” spiegano le fonti. “Non vorremmo però si ripetesse quanto accadde nel 1996, dopo due settimane di combattimenti nel Nord e nel Sud Kivu: la tregua allora servì al Ruanda solo per riorganizzarsi e preparare gli assalti finali, verso Kalemie a sud e verso Butembo e Bunia a nord”.
Unmute
La regione dei combattimenti si affaccia sul Lago Kivu, che segna il confine tra la Repubblica democratica del Congo, a ovest, il Ruanda, a est, e il Burundi, a sud-est. I ribelli dell’M23 hanno preso il controllo della città settentrionale di Goma la settimana scorsa. Le sue unità, sostenute secondo il governo del Congo e le Nazioni Unite da reparti dell’esercito del Ruanda, si sono poi spostate in direzione sud. A Nyabibwe, però, riferiscono alla Dire, sono state fermate e respinte circa 15 chilometri più a nord.
Le fonti tornano sui fatti di Goma, caduta la settimana scorsa sotto il controllo dell’M23: “Video diffusi stamane anche sulle reti sociali hanno mostrato soldati ruandesi entrati in città;
d’altra parte, neanche gli uomini dell’M23 sono congolesi, come conferma il fatto che non parlano né swahili né francese”. A Bukavu invece la situazione sembra stabilizzarsi. “La vita va avanti, nonostante le agenzie delle Nazioni Unite abbiano fatto partire i loro dipendenti” riferiscono dalla città.
“Speriamo che un aiuto possa arrivare dal vertice della Comunità dell’Africa orientale, che è previsto per sabato a Dar es Salaam, in Tanzania: potrebbero partecipare sia il presidente congolese Felix Tshisekedi che il ruandese Paul Kagame”.
Secondo le fonti, al centro della contesa ci sono in particolare i distretti meridionali del Nord Kivu. “Un’area estesa come il Veneto, con giacimenti di coltan, cobalto e rame di un valore stimato in 24mila miliardi di dollari” dicono da Bukavu: “E’ una ricchezza decisiva per l’industria elettronica globale, che il Ruanda vuole annettere o comunque controllare, utilizzando magari la carta etnica o della lotta contro milizie coinvolte nel genocidio dei tutsi del 1994 per giustificare pretese che in realtà hanno solo una motivazione economica”. Il riferimento è a un gruppo armato noto come Forces démocratiques de libération du Rwanda (Fdlr), composto perlopiù da combattenti di origine hutu. “Molti di loro sono morti nei combattimenti e comunque secondo l’Onu anche tenendo in conto i loro figli non sono più di 200 o 300”, dicono le fonti: “Troppo pochi per giustificare le sofferenze inflitte da questo conflitto a centinaia di migliaia e anzi a milioni di persone”.

Fonte: agenzia Dire.