a cura di Giuseppe Gagliano –
Fra i numerosi pregi del lungo reportage giornalistico di Domenico Quirico intitolato “Che cos’è la guerra“ (Editore Salani) vi è certamente quello di descrivere la guerra partendo dal basso, cioè dalle vittime, dalla gente comune, evitando ogni retorica, ogni inutile orpello ma soprattutto evitando di nascondere la realtà dietro parole altisonanti, dietro teorie ardite. Il giornalista italiano ha insomma il pregio di raccontarci la guerra per quella che è in tutta la sua brutalità, in tutta la sua spietatezza e crudeltà.
Una delle parti del suo reportage più significative è certamente quella dedicata alla Siria.
Conclusasi la Seconda guerra mondiale, in Siria la famiglia al-Assad dominerà in modo incontrastato il paese instaurando un regime autoritario anche dal punto di vista simbolico fatto di statue, busti, fotografie e manifesti. Nonostante avesse combattuto e perso due guerre contro Israele, sia nel 1967 che nel 1973, la Siria fu l’unico paese a rifiutare di firmare qualsiasi accordo di pace con Tel Aviv: il governo infatti riteneva che solo l’annientamento di Israele avrebbe potuto concludere qualunque tipo di conflitto. Proprio in funzione anti israeliana la Siria ospitò terroristi a cominciare dagli alleati di Gheddafi. Come ogni buon dittatore Hafiz al-Assad (1930 – 2000) era stato in grado di creare un sistema di potere corrotto e nepotistico, un sistema di potere che indottrinava la società civile educandola al culto del capo e soprattutto istigandola contro l’occidente. Naturalmente il sistema di potere creato da al-Assad era costruito su una logica tribale e più esattamente su una logica di tipo sciita: proprio per questo la popolazione siriana per la maggior parte sunnita li considerava degli eretici.
I maggiori oppositori furono i Fratelli Musulmani, che furono braccati dal regime come terroristi. Nonostante i Fratelli Musulmani fossero riusciti a prendere il controllo provvisorio della città di Hama, l’esercito non ebbe alcuna difficoltà a massacrarli bombardandoli. Da quel momento la Fratellanza Musulmana ha agito sempre dietro le quinte.
Il suo successore il figlio Bashar, laureato in medicina, era andato a vivere a Londra e per un momento illuse la società civile con delle riforme apparentemente liberali. In realtà, una volta consolidato il sistema di potere, Bashar si serviva di squadre armate arruolate nei bassifondi per eliminare i terroristi e per aggredire i manifestanti pacifici utilizzando i sequestri e la tortura. Per non parlare poi del fatto che venivano utilizzati i cecchini che sparavano sulla folla che manifestava anche se erano donne e bambini.
Proprio per opporsi a tutto ciò è sorto l’Esercito siriano di liberazione, fatto da generali disertori che fecero di Aleppo la capitale della loro ribellione. Gran parte dei membri di questo esercito aveva vent’anni: la guerra infatti li fece crescere molto velocemente. Complessivamente la Siria può considerarsi un vero e proprio Stato di polizia, basti pensare che i contatti con i turisti sono accuratamente controllati. La presenza delle spie del regime è dappertutto: nelle scuole, nei caffè, nei luoghi di lavoro. Fare dell’ironia sul governo può costare molto caro. Gli oppositori e i membri della Fratellanza musulmana vengono fatti sparire. Sia sotto il regime del padre che del figlio la gente spariva attraverso incursioni da parte dei servizi di sicurezza nelle case e nei luoghi di ritrovo degli oppositori. Quanto alla modernizzazione avviata dal figlio, per esempio attraverso internet, questa è servita per poter controllare meglio la società civile.
In buona sostanza le principali caratteristiche della società siriana sono la corruzione e i buoni affari per quelli che condividono il sistema, mentre per gli altri vi sono soltanto la galera e le botte.
La situazione in Siria è talmente drammatica che persino le vie dei fornai sono diventate dei luoghi di morte: i fornai vengono presi di mira perché i militari sanno che è proprio lì che si raccoglie la popolazione che intende terrorizzare. Tuttavia sono i miliziani stranieri e cioè i membri affiliati allo Stato Islamico a essere i più pericolosi: a loro non importa la libertà poiché hanno un preciso progetto politico e cioè quello di creare uno Stato islamico forte. Vogliono trasformare la Siria in un califfato e per realizzare questo obiettivo non hanno scrupolo di alcun genere: i nemici vengono sgozzati davanti ai loro membri. Pare che proprio ad Aleppo ci siano edifici in città nei cui sotterranei i nemici in nome della guerra santa torturano i prigionieri prima di ucciderli. Ma la cosa più incredibile è che questi giovani guerrieri vengono dalla città europee nelle quali sono nati e cresciuti. Per loro uccidere non è peccato perché i loro oppositori sono considerati insetti. Questi giovani integralisti sono feroci, sono vere e proprie macchine da guerra, sono dei fanatici che non hanno paura della morte molto simili in questo agli sgarri del nazismo o alle Guardie rosse di Mao. Non hanno rimorso di alcun genere.
Nella seconda foto: Domenico Quirico.