
di Giuseppe Gagliano –
Il Senato della Repubblica Ceca ha recentemente approvato una controversa modifica legislativa che vieta ai cittadini russi residenti nel Paese di ottenere la cittadinanza ceca. Nonostante un numero limitato di voti favorevoli, la legge verrà sottoposta al presidente Petr Pavel per la firma, segnando un ulteriore capitolo nel deterioramento delle relazioni tra Mosca e Praga. La misura solleva interrogativi sia sul piano della sicurezza nazionale sia su quello dei diritti umani.
La legge congela tutte le domande di cittadinanza pendenti da parte di cittadini russi, con alcune eccezioni mirate a tutelare i minori e gli oppositori politici di Vladimir Putin. Inoltre, ai richiedenti viene richiesto di rinunciare alla cittadinanza russa prima di poter avviare la pratica per quella ceca. Tuttavia, secondo esperti e difensori dei diritti umani, questa condizione risulta particolarmente difficile da soddisfare, data la complessità del sistema amministrativo russo e i rischi per coloro che si oppongono al Cremlino.
Un altro aspetto critico è il congelamento delle richieste fino alla fine del conflitto russo-ucraino, lasciando molti richiedenti in una sorta di limbo giuridico. Attualmente, la Repubblica Ceca richiede almeno dieci anni di residenza continua per poter presentare domanda di cittadinanza, un periodo che molti cittadini russi hanno già superato.
Secondo i promotori della legge, questa è una risposta necessaria per garantire la sicurezza nazionale in un momento di crescente tensione internazionale. Tuttavia, critici e oppositori, sia interni che esterni, sostengono che il provvedimento rischia di discriminare i cittadini di un singolo Paese, in violazione dei principi di equità e non discriminazione.
Pavel Havlicek, analista dell’Associazione per gli Affari Internazionali, ha evidenziato come questa legislazione potrebbe avere un impatto minimo sulla riduzione delle attività di spionaggio russo, senza affrontare problemi strutturali come il riciclaggio di denaro e l’influenza economica di Mosca sul territorio ceco. “Per i servizi di sicurezza russi, rinunciare alla cittadinanza è semplice, ma per gli oppositori del regime è quasi impossibile”, ha dichiarato.
Anche la comunità russa in Repubblica Ceca ha manifestato preoccupazioni, temendo che questa legge possa rafforzare sentimenti xenofobi e isolare ulteriormente i cittadini russi residenti legalmente nel Paese.
Questa nuova legge si inserisce in un contesto più ampio di misure adottate dalla Repubblica Ceca per ridurre la sua dipendenza dalla Russia. Recentemente, Praga ha annunciato di aver terminato la sua dipendenza dal petrolio russo grazie all’espansione dell’oleodotto Transalpino (TAL), che collega l’Italia alla Repubblica Ceca.
Parallelamente, le aziende ceche stanno rafforzando la loro collaborazione con l’Ucraina in ambito energetico e militare. La compagnia Plzenska Skoda JS ha recentemente consegnato attuatori per reattori nucleari ucraini, mentre PBS Group ha contribuito allo sviluppo di un motore a reazione per droni militari ucraini.
La nuova legislazione ceca rappresenta un ulteriore esempio delle difficili scelte politiche che i Paesi europei devono affrontare in risposta alla guerra in Ucraina. Mentre alcuni vedono queste misure come un passo necessario per proteggere la sicurezza nazionale, altri le considerano un rischio per la tutela dei diritti fondamentali e per l’integrazione dei cittadini stranieri.
Sarà cruciale osservare come questa legge influenzerà non solo la comunità russa in Repubblica Ceca, ma anche le relazioni bilaterali tra Praga e Mosca, già ai minimi storici.