di Riccardo Renzi –
Il candidato alle presidenziali in Romania, Călin Georgescu, è stato escluso dalla Corte di Cassazione alle elezioni del prossimo 4 maggio, ma è notizia di oggi che ha presentato ricorso. Per comprendere la situazione è opportuno condurre un’analisi di ampio spettro sull’attuale crisi romena. Le elezioni presidenziali del novembre 2024 in Romania si sono svolte in un clima di crescente polarizzazione politica. Călin Georgescu, leader del movimento di destra, aveva ottenuto il 55% dei consensi nel primo turno, raccogliendo il sostegno di un elettorato euroscettico e filo-russo. Tuttavia il voto è stato annullato dalla Corte Costituzionale rumena su pressione delle istituzioni europee, che hanno sollevato preoccupazioni circa le presunte ingerenze russe. La questione delle interferenze esterne, soprattutto attraverso i social media come TikTok, ha scatenato un acceso dibattito sul grado di trasparenza e integrità del processo elettorale in Romania. Va inoltre detto che le presunte influenze non sono state solo russe, ma diversi partiti liberali europei hanno cercato di fare la medesima cosa con la candidata filo-europeista. L’Europa è particolarmente spaventata da un allontanamento della Romania dalla Eurozona e dall’Alleanza Atlantica, ecco spiegate le forti pressioni sulla Corte di Cassazione romena per ottenere l’annullamento del voto prima e l’esclusione di Călin Georgescu dalle prossime elezioni. Alcuni analisti hanno suggerito che la Russia abbia cercato di supportare Georgescu per allontanare la Romania dalla sua linea filo-occidentale, ma la mancanza di prove concrete ha reso la situazione ancora più confusa e difficile da risolvere.
La crisi elettorale ha contribuito a un acutizzarsi della polarizzazione interna in Romania. Da un lato la coalizione di governo, composta da socialdemocratici e liberali, difende la legittimità della Corte Costituzionale e il sistema elettorale, mentre dall’altro forze politiche di estrema destra, come l’Alleanza per l’Unione dei Romeni (AUR), accusano il governo di manipolare il processo elettorale a favore di un’élite filo-occidentale. Le manifestazioni di questi giorni nelle piazze di Bucarest e in altre città evidenziano il totale scetticismo dei romeni nei confronti della democrazia europea.
Uno degli aspetti più significativi di questa polarizzazione è l’influenza crescente dei social media nella campagna elettorale. I sostenitori di Georgescu, utilizzando piattaforme come TikTok, Instagram e Facebook, sono riusciti a mobilitare una parte significativa dell’elettorato, diffondendo messaggi anti-establishment. La campagna elettorale di Georgescu è stata anche segnata da sospetti di finanziamenti illeciti provenienti da fonti esterne, alimentando ulteriormente l’ipotesi di una manipolazione delle informazioni. Ma mancano le prove.
Questa polarizzazione è anche alimentata da un divario generazionale crescente, con le giovani generazioni che tendono a vedere la Romania come parte della Ue e le generazioni più anziane che guardano con favore alla Russia come un alleato naturale. Questo contrasto, che è stato esacerbato dalla crisi ucraina e dalle tensioni geopolitiche tra Europa e Russia, ha reso più difficile il dialogo tra le diverse fazioni politiche e ha portato a un’escalation delle tensioni sociali.
La posizione geopolitica della Romania è diventata cruciale nel contesto della guerra in Ucraina e delle politiche di sicurezza europee. Come membro della Nato e dell’Unione Europea, la Romania ha svolto un ruolo strategico nel rafforzamento della difesa orientale, ospitando truppe statunitensi e altre forze alleate sul proprio territorio. Tuttavia la crisi politica interna rischia di indebolire la sua posizione sia all’interno dell’Unione Europea che nell’Alleanza Atlantica.
La Romania è un attore chiave nell’Unione Europea, ma la sua stabilità politica è ora messa alla prova. Se la situazione dovesse peggiorare, con il Paese che rischia di scivolare verso un’ulteriore polarizzazione interna, potrebbe essere necessario un intervento diretto delle istituzioni europee per evitare che la crisi politica sfoci in una crisi democratica più profonda. Le elezioni presidenziali del 4 maggio 2025 rappresentano un momento cruciale, non solo per la Romania, ma per l’intera Unione Europea.
L’esclusione di Călin Georgescu dalla corsa alle presidenziali ha acuito le tensioni. Nonostante il suo ampio consenso popolare, Georgescu è stato escluso dalla Commissione elettorale sulla base di una sentenza della Corte Costituzionale, che ha sollevato dubbi sulle regole democratiche di suffragio. Georgescu ha denunciato questa decisione come un “attentato alla democrazia”, alimentando ancora di più la frustrazione tra i suoi sostenitori, che considerano la mossa come un tentativo di privarli della loro voce politica.
Questa situazione solleva interrogativi importanti sulla capacità della Romania di tenere elezioni libere e corrette, e su come le forze esterne possano influenzare il processo elettorale. Le accuse di interferenza esterna e l’incertezza riguardo alla trasparenza delle istituzioni sono preoccupazioni legittime, ma allo stesso tempo è fondamentale evitare che queste accuse minino ulteriormente la fiducia nel sistema democratico del Paese.
La crisi politica in Romania è ben lontana dall’essere risolta e le sfide che il Paese dovrà affrontare nelle prossime settimane sono significative. Le prossime elezioni presidenziali potrebbero determinare non solo l’equilibrio interno, ma anche il futuro della Romania come membro dell’Unione Europea e della Nato. La gestione della polarizzazione politica, il rafforzamento delle istituzioni democratiche e la lotta contro le interferenze esterne saranno fattori decisivi per il futuro della Romania. È opportuno chiudere quest’analisi con un interrogativo polemico legato ad alcune affermazioni del vicepresidente Usa, JD Vance, riguardanti l’allontanamento dalla democrazia da parte dell’Europa. L’Ue sta forse divenendo troppo autoreferenziale? È democrazia solo quando a vincere è l’Ue?