Ruanda. Cosa ostacola il riconoscimento delle reali responsabilità francesi

di Giuseppe Gagliano

Che cosa ostacola realmente l’accertamento della verità del genocidio ruandese al quale la Francia ha contribuito in modo rilevante? Da un lato certamente il codice del patrimonio che impedisce la rimozione del segreto sui documenti dell’esecutivo per almeno 25 anni, dall’altro il segreto militare. Complessivamente si tratta di 10mila documenti dell’Eliseo depositati presso l’archivio nazionale di Pierrefitte e di altrettanti documenti depositati presso il ministero di Affari esteri. Inoltre a questi bisogna aggiungere circa 200mila documenti presenti presso il servizio storico per la Difesa di Vincennes.
Ma questi ostacoli, apparentemente legali sotto il profilo giuridico, altro non sono che il mascheramento della ragion di Stato. Nulla di nuovo dunque sotto il profilo storico.
Come osserva opportunamente il ricercatore francese Francois Graner, che ha contribuito e sta contribuendo a demistificare il rapporto Duclert redatto da funzionari del ministero della Difesa, presentato ai giornalisti dal consigliere di Macron per l’Africa Franck Paris e dal generale Valéry Putz, membro dello Stato maggiore, Francois Mitterrand come tutti i suoi predecessori ha favorito l’esistenza di regimi autoritari come nel caso del presidente ruandese Juvenal Habyarimana. Anche in questo caso nulla di sconcertante dal punto di vista storico, se si tiene conto che durante la Guerra Fredda Usa e Unione Sovietica hanno contribuito a instaurare e a destabilizzare regimi di natura autoritaria sia in America Latina che in Africa.
Fra le numerose prove della responsabilità francese nel genocidio non si possono certo ignorare gli avvertimenti ignorati da parte del colonnello René Galinié, addetto alla Difesa di Kigali, del generale Jean Varret, a capo della cooperazione militare, e di Claude Silnerzahn, responsabile della Dgse che fu addirittura licenziato e rimpiazzato. Non devono neppure destare sorpresa il fatto che determinati periodici francesi come ad esempio Le Monde e Liberation abbiano contribuito ad una vera e propria campagna di depistaggio dando una lettura semplicistica del conflitto che era allora in corso in Ruanda. Inoltre il Ruanda svolse un ruolo così importante per la Francia che anche dopo la morte sia del presidente Habyarimana che di Ntaryamira continuò a sostenere gli estremisti Hutu nonostante questi stessero eliminando i loro oppositori, cioè i Tutsi. Ma nonostante le responsabilità francesi siano innegabili dal punto di vista storico non possiamo né dobbiamo dimenticare quelle del Belgio, che all’indomani della Prima Guerra Mondiale avrà l’amministrazione fiduciaria sia del Ruanda che della Burundi. Ed è proprio in Ruanda, con la collaborazione di missionari cattolici e di rispettabili antropologi, che il governo belga eliminerà i culti locali pagani sostituendoli con quelli cristiani. E furono proprio i notabili tutsi a diventare dei veri e propri intermediari sia del colonialismo belga, sia della religione cattolica. Fai numerosi esempi che sarebbe agevole riportare vi è quello relativo al 1959, quando il colonnello belga Guillaume Logiest sostenne apertamente la rivolta contadina contro i notabili e dirigenti tutsi.