di C. Alessandro Mauceri –
A Kazan, in Russia, sono appena iniziati i lavori del XVI Summit BRICS. Gli incontri si protrarranno fino al 24 ottobre e vedranno tra i partecipanti non solo i paesi che fanno già parte dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), ma anche di molti altri, a cominciare da quelli che dall’1 gennaio 2024 sono entrati a far parte dei BRICS+, ovvero Egitto, Iran, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Etiopia.
Il primo summit dei BRIC (allora non c’era la “S”: il Sudafrica entrò a farne parte nel 2011) si tenne il 20 settembre 2006 a margine del 61ma sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. All’incontro parteciparono i ministri degli Esteri di Russia, Brasile e Cina e il Ministro della Difesa dell’India, i quali concordarono di sviluppare una cooperazione multiforme, una partnership strategica multi-settoriale basata su tre pilastri chiave: politica e sicurezza, economia e finanza e, infine, cultura e legami umanitari.
Anche se raramente riportati dai media occidentali, questi incontro sono molto frequenti e partecipati: ogni anno si tengono decine e decine di meeting tra i paesi BRICS, almeno una ventina sono a livello ministeriale.
Il vertice di quest’anno è particolarmente importante per la Russia: per Mosca è la dimostrazione che non è completamente isolata né diplomaticamente né economicamente. “Per Putin il vertice è essenzialmente simbolico: è il suo sforzo per mostrare al mondo che, nonostante gli sforzi occidentali per isolare la Russia all’indomani della sua invasione non provocata dell’Ucraina, la Russia ha ancora molti amici nel mondo”, ha detto Stewart Patrick, senior fellow del Carnegie Endowment for International Peace.
In un momento come quello attuale, caratterizzato da sfide globali senza precedenti, il crescente affermarsi dei BRICS dimostra che si stanno ridefinendo gli equilibri geopolitici e che potrebbero nascere prospettive di sviluppo diverse. Il tutto, come hanno sottolineato gli organizzatori dell’evento, senza mai mettere in discussione le Nazioni Unite ritenute “al centro del ruolo e per il rifiuto delle misure coercitive unilaterali”.
Gli organizzatori dell’evento hanno parlato di un grande successo di partecipazione. Contrariamente a quanto pronosticato qualche anno da alcuni analisti, oggi i BRICS+ (i cinque paesi originari più quelli che stanno aderendo) appaiono più forti e coesi che mai. Secondo l’assistente di Putin per la politica estera Yuri Ushakov sono almeno 32 i paesi che hanno confermato la propria presenza, con oltre 20 capi di Stato che parteciperanno personalmente all’evento, a cominciare dal leader cinese Xi Jinping. Secondo quanto dichiarato da Ushakov, Putin parteciperà di persona a diversi incontri. Un’ulteriore conferma della volontà di far diventare questo evento “il più grande evento di politica estera mai tenuto” sul suolo russo.
Al vertice si parlerà anche di finanza: “L’idea più ampia è che il mondo sta cambiando e ciò che accadrà in futuro per le banche, la finanza e il diritto internazionali potrebbe definire quali regioni del mondo saranno le più importanti nei decenni a venire”, ha detto Carlos Solar, senior fellow presso il Royal United Services Institute. Dal 2014 i BRICS hanno istituito una Nuova Banca di Sviluppo che ha tra i suoi compiti quello di prestare denaro per potenziare le infrastrutture nei paesi che si uniscono e di finanziare progetti infrastrutturali e di sviluppo sostenibile per i membri dei BRICS e per le “economie emergenti”. “Il FMI e la Banca mondiale non stanno svolgendo i loro ruoli. Non stanno lavorando nell’interesse dei paesi BRICS”, ha dichiarato il ministro delle finanze russo Anton Siluanov. “È necessario creare nuove condizioni o addirittura nuove istituzioni, ma nel quadro della nostra comunità, nel quadro dei BRICS”.
Altro tema importante durante gli incontri del XVI Summit dei BRICS sarà la valuta per gli scambi internazionali. È prevista la presentazione ufficiale della proposta del presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, che prevede di aumentare la percentuale di utilizzo delle valute nazionali negli scambi commerciali tra i BRICS riducendo contestualmente la dipendenza dal dollaro statunitense. “Si tratta di un tema che il presidente Lula ha menzionato con grande enfasi a Johannesburg ed è stato affrontato dai nostri rappresentanti nelle riunioni dei ministri delle Finanze e dei presidenti delle banche centrali con grande dedizione. Spero che continui così”, ha dichiarato l’ambasciatore Eduardo Paes Saboia, sottosegretario per l’Asia e il Pacifico del ministero degli Esteri. A Kazan si parla di una nuova proposta di Putin che prevede la realizzazione di una piattaforma alternativa per i pagamenti internazionali, immune alle sanzioni occidentali. La Russia, primo esportatore mondiale di grano, proporrà anche la creazione di una borsa per il commercio del grano BRICS come alternativa ai mercati occidentali dove sono fissati i prezzi internazionali delle materie prime agricole.
“Putin ha detto esplicitamente che i BRICS parlano per il sud del mondo”, ha detto Stewart Patrick. I rapporti con i paesi più poveri o in via di sviluppo sono un altro tema al quale verrà dedicata grande importanza. Finora in occidente gli scambi con questi paesi sono stati caratterizzati dalla supremazia dei paesi più sviluppati. Per molti di questi paesi i BRICS+ potrebbero essere una alternativa interessante. “I BRICS hanno una ventata d’aria fresca che entra nei loro polmoni, in parte perché l’ordine guidato dall’Occidente e le sue organizzazioni stanno vivendo il caos”, ha ribadito Carlos Solar, per il quale in molti paesi è cresciuto l’interesse per i BRICS. Il motivo è semplice: molti di questi paesi vedono il raggruppamento dei BRICS+ come una opportunità per raggiungere un equilibrio geopolitico che finora è stato loro negato, ma anche per liberarsi dal dominio di alcuni paesi occidentali. “Ci sono molti paesi nei BRICS come la Cina, la Russia, l’India e il Brasile con ambizioni globali”, ha detto Solar. “Ma per gli altri paesi che si uniscono o che fanno domanda di adesione, si tratta di avere diverse opzioni e non mettere tutte le uova nello stesso paniere”.
Al vertice di quest’anno ci si aspetta anche un’ulteriore espansione che porti all’adesione di paesi come Azerbaigian, Bielorussia, Mongolia, ma soprattutto Turchia, da decenni contesa tra occidente e oriente.
Oggi i BRICS rappresentano circa metà della popolazione mondiale, il 37% dell’economia globale, il 40% degli scambi commerciali e il 40% della produzione e delle esportazioni di petrolio grezzo. Numeri importanti che fino a un decennio fa sembravano impossibili. Dati che indicano che è in atto un cambiamento importante.