di Enrico Oliari –
Uomini armati hanno attaccato ieri sera con armi automatiche edifici di culto in Daghestan, uccidendo complessivamente 19 persone. Da quanto si è appreso i sospetti degli inquirenti sono concentrati sull’Isis, ma ancora non vi sono rivendicazioni.
Per prime sono state colpite una sinagoga e due chiese cristiano-ortodosse a Derbent: i terroristi sono entrati negli edifici sparando all’impazzata e uccidendo i fedeli; in una chiesa hanno decapitato il sacerdote ortodosso di 66 anni e hanno appiccato degli incendi.
Contemporaneamente vi è stato un attacco alla stazione di polizia Makhachkala, dove i terroristi sono entrati in conflitto a fuoco con gli agenti, mentre a Sergokala vi sono stati spari contro un’auto della polizia.
Il bilancio complessivo degli attacchi è di 15 poliziotti, 4 civili e 6 terroristi uccisi.
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha detto alla Tass che oggi le manifestazioni terroristiche di stampo jihadista non trovano supporto ideologico fra la popolazione né in Daghestan, né in Russia, e ha espresso “sdegno” per il “mancato cordoglio da parte delle potenze occidentali”, pervenuto invece da Cina e Iran.