di Enrico Oliari –
La reazione del Cremlino è scontata, anche se al momento non è dato da sapere come e quando sarà. Certo è che l’omicidio del 54enne tenente generale Igor Anatolyevich Kirillov, avvenuto ieri a Mosca con una bomba piazzata su un monopattino ad opera dei servizi segreti ucraini, avrà perlomeno una risposta simmetrica, per quanto la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova si sia limitata ad accusare l’occidente di “complicità nell’assassinio” per “averlo approvato”.
Già sottoposto a sanzioni per il presunto dispiegamento di armi chimiche in Ucraina (non impiegate), Kirillov era a capo delle truppe RKhBZ delle Forze armate della Federazione Russa, ed è rimasto ucciso dall’esplosione dell’ordigno insieme al suo assistente, il maggiore I. V. Polikarpov. Gli Usa hanno preso comunque le distanze dall’azione terroristica attraverso un funzionario del Pentagono, il quale ha dichiarato che “non siamo stati informati in anticipo” e “non sosteniamo questo genere di operazioni”.
A rivendicare l’attentato terroristico sono stati gli stessi servizi segreti ucraini, ma due degli autori materiali del delitto sono stati individuati e arrestati, come ha riportato il Kommersant.
Uno di loro, un cittadino uzbeco, ha confessato di essere stato ingaggiato dai servizi ucraini per uccidere Kirillov dietro un compenso di 100mila dollari e la promessa di andare a vivere in un paese dell’Unione Europea: giunto a Mosca, ha ricevuto il materiale esplosivo e lo ha piazzato su un monopattino, parcheggiato davanti all’entrata della casa dell’alto ufficiale, sulla Ryazansky Prospekt, quindi ha noleggiato un auto e con una telecamera ha trasmesso ai servizi ucraini le immagini della zona dell’esplosione, attivata a distanza.