Russia. Continuano le prove in mare per il sommergibile K-329 Belgorod

Breve descrizione ed alcune considerazioni sui nuovi programmi di difesa strategica russa all'ombra del trattato New START.

di Alessandro Pompei

Ancora continuano le prove in mare del nuovo sommergibile a propulsione nucleare russo K-329 Belgorod (Progetto 09852), appartenente alla classe Oscar II, ma dalla cui base differisce per alcune modifiche che gli consentiranno d’imbarcare nei prossimi anni il nuovo gigantesco drone subacqueo tattico a propulsione ed armamento nucleare “Poseidon”, parte della nuova generazione di armi volute dall’amministrazione Putin per mantenere le capacità di MAD (Mutua Distruzione Assicurata) dopo l’uscita degli Stati Uniti dal trattato ABM voluta dal presidente George W. Bush ed avvenuta il 13 giugno 2002.

Il trattato ABM fu ratificato da Stati Uniti ed URSS nel 1972, con lo scopo di limitare le capacità missilistiche anti-vettori balistici di entrambi gli schieramenti, al fine di garantire ad ognuno dei due contendenti la capacità di arrecare pesantissimi danni all’avversario, in risposta ad un attacco nucleare su larga scala.

L’accordo prevedeva la realizzazione in un numero massimo di 100 missili anti-ICBM da dispiegare a difesa di una capitale o di altri siti sensibili, oltre ad impedire alle parti di sviluppare un sistema missilistico difensivo in grado di difendere l’intero territorio nazionale.

Il trattato ABM subì un primo grande colpo nell’83 dall’amministrazione Reagan con la sua “Iniziativa di difesa strategica”, più nota ai media come “programma guerre stellari”, successivamente il colpo definitivo arrivò nel giugno del 2002 dall’amministrazione Bush, sebbene malgrado gli sforzi statunitensi e della Nato, ad oggi si è ancora ben lontani dalla copertura totale del territorio.

In ogni caso proprio nel 2002 si riaccese l’interesse russo per lo sviluppo di nuovi progetti avanzati relativi a nuovi vettori strategici in grado di penetrare agevolmente le difese degli storici avversari.

Così risale al 10 novembre 2015 a Sochi sul Mar Nero a 5 anni di distanza dalla ratifica del trattato New-Start, nel corso di una riunione tra il Presidente Putin ed i suoi capi di stato maggiore e generali, l’ufficializzazione della decisione russa di dotarsi di nuove misure per fronteggiare l’estensione dello scudo missilistico anti-Icbm americano, arrivato già nel 2012 con l’estensione della Nato a ridosso dei confini occidentali della Russia.

Il primo Marzo 2018 furono resi pubblici 6 progetti in corso di sviluppo, 5 dedicati a vettori d’attacco nucleare strategico difficilmente intercettabili dalle difese Nato ed un laser difensivo ad alta energia.

Tra i cinque vettori vi era anche il drone Poseidon (codice NATO: Kanyon), di cui è prevista l’entrata in servizio nei prossimi anni, in 32 unità imbarcate su un numero che dovrebbe oscillare tra i quattro e sei sommergibili ciascuno dei quali trasporterà un numero variabile da 4 a 6 droni, si tratta di versioni opportunamente modificate della classe Oscar II, dei quali il nuovissimo K-329 Belgorod sarà la prima unità.

Per dimensioni e scopo l’UUV Poseidon molto ricorda i siluri T15 concettualizzati dal fisico A. D. Sakharov nei primi anni 50′ ma mai realizzati.

Il Poseidon infatti è un gigantesco siluro autonomo armato con con una testata termonucleare “dichiarata” da 100Mt capace di operare ad una profondità massima “dichiarata” di 975m, ovvero molto al disotto delle possibilità d’intercettazione di sottomarini e siluri occidentali ed al contempo molto difficile da rilevare.

L’ordigno è propulso da un idrogetto alimentato da un reattore nucleare miniaturizzato che garantirebbe un’autonomia di 10700 Km ad una velocità di crociera di 55 nodi (circa 100 Km/h) e capace di una velocità massima di 100 nodi (circa 185 Km/h), sebbene a detta degli analisti occidentali tale velocità massima per un siluro lungo 24m e largo 1,6m come il Poseidon richiederebbe una potenza generata dal reattore di almeno 30 Megawatt (MW), ben al disopra dei 5-8MW disponibili dall’attuale tecnologia, in ogni caso comunque sufficienti a garantire a tale sistema d’arma una velocità di 55 nodi.

In merito alla testata da 100 Megatoni (Mt), molti esperti sono scettici su tale potenza effettiva, poiché corrisponde alla potenza sviluppata dalla versione originaria della bomba TSAR (ridotta poi a 58Mt per l’eccessiva ricaduta radioattiva, questo sostituendo il terzo involucro in uranio con uno in piombo), ma questa aveva dimensioni ben più grandi, ovvero 2,1 metri di diametro per 8 metri di lunghezza contro gli 1,5m di diametro per 4 metri di lunghezza disponibili sul Poseidon, tuttavia tali dimensioni sono pur sempre molto maggiori rispetto a quelle necessarie ad un ordigno da 2 Mt, quindi se non vi è stato un miglioramento nelle conoscenze russe a tal riguardo, si può verosimilmente pensare ad una potenza di 20 – 24 Mt, in ogni caso devastante.

La deflagrazione della testata aldilà del danno iniziale renderebbe l’area colpita inadatta a qualunque tipo di attività umana per almeno 5 anni, infatti il Cobalto sessanta prodotto a seguito della detonazione dell’ordigno ha un emivita di 5,27 anni.

Fra gli altri progetti di rilievo vi è il missile da crociera a propulsione nucleare 9M730 Burevestnik (Codice Nato: SSC-X-9 Skyfall) sviluppato dall’azienda NPO Novator.

Si tratta di un missile cruise lanciabile da postazioni a terra largo 1,5 m e lungo 12m in fase di lancio che però si riducono a 9m dopo il distacco del booster, mentre l’apertura alare dell’arma è di 6m.

Anche il Burevestnik come il poseidon ha un’autonomia virtualmente illimitata, per il lancio si avvale di un booster a propellente solido che viene sganciato dopo il lancio, una volta che l’ordigno ha raggiunto la velocità idonea per il propulsore nucleare.

Secondo l’agenzia TASS nel 2019 il sistema sembra sia stato collaudato con successo e già in Febbraio il governo russo ha dichiarato conclusi i test, tuttavia secondo il pentagono il sistema non sarà disponibile per le forze armate russe prima del 2025.

A questo programma è associato un’incidente occorso l’8 Agosto del 2019, incidente che ha comportato un rilascio di materiale radioattivo in uno dei due siti dei test, vicino alla città di Arcangelo nell’estremo nord della Russia europea, tuttavia dalle autorità russe non è stata mai confermata la notizia del coinvolgimento di uno dei prototipi nell’incidente che tra l’altro ha comportato la morte di 2 tecnici coinvolti in un esplosione e nel ferimento di altri 6.
Altri due sistemi di rilievo sono i vettori ipersonici Kh-47M2 Kinzhal e 3M22 Tsirkon, la cui velocità è frutto della tecnologia scramjet..

Il Kinzhal è stato il primo tra le nuove armi offensive russe ad essere adottato, è entrato in servizio nel 2017, si tratta un missile balistico aviolanciato capace di raggiungere i 10000Km/h ed a seconda del vettore Mig 31K o Tu22M ha un raggio operativo di 2000 o 3000 Km, attualmente è l’unico sistema ad aver avuto un battesimo del fuoco, avvenuto nel Giugno 2021 in Siria ad opera di un Mig31K decollato dalla base aerea di Hmeimim.

Il Kinzhal può portare una testata esplosiva di 500Kg sia nucleare da 100 Chilotoni (Kt) a 500 Kt che convenzionale, mentre il sistema di guida è inerziale/satellitare grazie alla costellazione di satelliti GLONAS ovvero il cugino russo del GPS americano.

Lo Tsirkon (codice Nato: SS-N-33), è essenzialmente un missile antinave di cui è previsto il dispiegamento su tutte le unità maggiori della marina russa oltre che su alcuni sommergibili tra cui le classi Akula e Yasen.

L’arma ha un raggio che a seconda del tipo di bersaglio può variare dai 1000 ai 2000 Km e può portare una testata esplosiva di 300-400 kg sia convenzionale che nucleare (200Kt).

I primi test dell’arma si sono avuti nel 2015, nel 2019 lo stesso Putin ha dichiarato che vi era allo studio una versione costiera, da integrare probabilmente nel sistema K-300 Bastion, nel luglio 2021 inizia una nuova fase di test inaugurata dal lancio di uno Zircon dalla fregata Admiral Gorshkov, capofila dell’omonima classe..

L’Avangard (Codice NATO: SS-X-32Zh Scalpel B) è un veicolo di rientro atmosferico lungo circa 5,4 m in grado di volare a velocità ipersonica (Mach 27 ovvero circa 33000Km/h) modificando la propria traiettoria di volo e altitudine grazie ad un propulsore scramjet, è quindi in grado di evitare ogni tipo di difesa antimissilistica, sembra che il sistema sia anche in grado di comunicare con il centro di comando e controllo malgrado la bolla di plasma generata dall’attrito con l’aria e questo sembra lasciare molto scettici gli analisti occidentali.

L’avangard viene portato in orbita da vettori balistici e sicuramente verrà installato sui nuovi vettori come l’RS-23 Molodets (codice Nato: SS-24 Scalpel) e sugli PC-28 Capmat (Codice Nato: SS-30 Satan II), mentre per i test iniziati nel 2015 e conclusi nel 2018 sono stati utilizzati sia i vettori UR-100 (codice Nato: SS-19) che i vettori R-36M2 (codice Nato: SS-18 Satan), il che suggerisce una compatibilità anche con questi sistemi più datati.

Il vettore sarà in grado di trasportare sia testate nucleari con una potenza maggiore di 2Mt che convenzionali, nello specifico è stato ipotizzato l’impiego di materiali super duri per colpire bunker antiatomici usando quindi solo l’enorme energia cinetica e magari l’effetto piroforico di metalli particolarmente densi come l’uranio impoverito, il tungsteno o di una lega (esempio il carburo di tungsteno).

Il 27 Dicembre del 2019 lo stesso Vladimir Putin ha annunciato l’entrata in servizio del primo missile balistico armato con testata Avangard, mentre il primo reggimento di missili armati con tale testata sarebbe divenuto operativo già nel 2021, tuttavia al momento non è noto il luogo del dispiegamento.

Sebbene questi dispositivi siano di grande impatto mediatico una introduzione su vasta scala dei sistemi citati avrebbe un costo sicuramente superiore all’adozione di nuove contro-misure sui sistemi già in uso, adozione che in ogni caso è pure in atto, infatti a detta di alcuni analisti la spesa potrebbe essere in parte giustificata da un’esigenza mediatica interna, ipotesi avvalorata anche dall’attuale status dell’ombrello difensivo della Nato il quale come si diceva all’inizio è tutt’altro che “a prova di bomba”, specie se si considera che l’accordo New Start consente alla Russia di tenere operative 1550 testate nucleari delle quali massimo 700 installate su missili balistici operativi e che le capacità d’intercettare una testata balistica sono ancora tutt’altro che ciecamente affidabili.

Quindi secondo alcuni analisti occidentali, i sistemi citati pur mostrando il generale impegno della difesa russa nell’innovazione militare e nel continuare a dare alle proprie capacità di deterrenza nucleare un ruolo primario nelle politiche di difesa nazionale, non sembra che questi nuovi sistemi diano nuove possibilità strategiche, a parte ovviamente una diversificazione degli strumenti strategici.

Tuttavia proprio la natura innovativa di questi nuovi dispositivi, i quali al momento non hanno alcun omologo occidentale, prototipi a parte (la tecnologia scramjet è nata negli Stati uniti con il prototipo Boeing X43), potrebbero dare un vantaggio nella contrattazione per i futuri accordi strategici e forse anche in quelli commerciali.

Al momento gli accordi New-Start che sarebbero dovuti scadere a Febbraio 2021 sono stati prorogati di altri 5 anni, ed un particolare rilievo è assunto dall’articolo V del trattato, secondo il quale, “qualora una delle parti ritenga che stia emergendo un nuovo tipo di arma strategica offensiva, quella Parte avrà il diritto di sollevare la questione di tale arma presso la Commissione consultiva bilaterale (BCC)”, tale commissione ricevuta la sollecitazione da una delle parti, fungerà da quadro entro il quale negoziare emendamenti al trattato, che dovranno poi essere ratificati dal rispettivo ramo legislativo di ciascuno stato.

Al momento però non si segnalano osservazioni alla BCC da parte americana, sarà una strategia per non riconoscere uno svantaggio rispetto all’avversario? Oppure una valutazione alla Ford Perfect presa dopo un’attenta analisi?

Attendiamo di vedere gli sviluppi futuri della vicenda in fin dei conti occorreranno ancora alcuni anni prima di vedere il sommergibile K-329 Belgorod operativo con i suoi 4 Poseidon.