di Giuseppe Gagliano –
La recente dinamica all’interno del Consiglio di Sicurezza russo, dove il vicepresidente Dmitry Medvedev ha impedito all’ex ministro della Difesa Sergei Shoigu di nominare i suoi uomini nell’apparato e in altre strutture del Consiglio, rivela tensioni significative tra i vertici della sicurezza nazionale. In particolare Medvedev ha bloccato la nomina di figure chiave come l’ex vice di Shoigu, Ruslan Tsalikov, e altri ex funzionari del dipartimento militare russo per timore che le forze di sicurezza possano sollevare gravi questioni su di loro, danneggiando la reputazione del Consiglio di Sicurezza e di Medvedev stesso. Questo scenario evidenzia una significativa limitazione dell’influenza di Shoigu nella sua nuova posizione di segretario del Consiglio di Sicurezza, costringendolo a coordinare ogni nomina con Medvedev.
Dal punto di vista geopolitico questa situazione riflette le lotte di potere interne che caratterizzano la leadership russa, con implicazioni che vanno oltre i confini nazionali. Le tensioni tra Medvedev e Shoigu possono indebolire la coesione all’interno del Consiglio di Sicurezza, una delle istituzioni più potenti del paese, responsabile della formulazione delle politiche di sicurezza nazionale e della gestione delle crisi. Un Consiglio di Sicurezza diviso potrebbe influire sulla capacità della Russia di reagire efficacemente alle sfide internazionali, dai conflitti regionali alla competizione con l’occidente, riducendo la sua capacità di proiettare potenza e influenzare gli affari globali.
Sul piano dell’intelligence, la decisione di Medvedev di bloccare le nomine di Shoigu suggerisce una mancanza di fiducia nei confronti degli ex funzionari del ministero della Difesa e solleva interrogativi sulla loro integrità e lealtà. La possibilità che le forze di sicurezza abbiano “serie domande” su queste figure indica preoccupazioni riguardo a potenziali falle di sicurezza o a passati comportamenti compromettenti. Questo potrebbe riflettere una più ampia operazione di pulizia all’interno dell’apparato di sicurezza russo, volta a eliminare elementi considerati inaffidabili o politicamente pericolosi. Tali azioni, seppur volte a rafforzare la sicurezza interna, rischiano di creare ulteriori divisioni e sfiducia tra le varie fazioni del governo e delle forze armate.
L’influenza limitata di Shoigu, un personaggio di spicco e a lungo considerato una figura potente nel panorama militare russo, potrebbe avere ripercussioni sulla stabilità e l’efficacia del Consiglio di Sicurezza. Se Shoigu percepisse questa limitazione come una minaccia alla sua autorità, potrebbe cercare di rafforzare la sua posizione attraverso alleanze politiche o movimenti strategici all’interno delle forze armate. Tuttavia questo potrebbe esacerbare ulteriormente le tensioni interne e portare a un periodo di instabilità politica, con potenziali ripercussioni sulla gestione delle operazioni militari e di sicurezza.
Le recenti mosse all’interno del Consiglio di Sicurezza russo evidenziano una complessa lotta di potere che potrebbe avere importanti implicazioni geopolitiche e di intelligence. Le tensioni tra Medvedev e Shoigu, e la conseguente limitazione dell’influenza di quest’ultimo, rischiano di indebolire la coesione e l’efficacia dell’apparato di sicurezza russo, con possibili ripercussioni sulla capacità della Russia di affrontare le sfide internazionali e mantenere la stabilità interna. Questo scenario richiede un’attenta osservazione, poiché le dinamiche interne del potere russo possono influenzare significativamente il comportamento del paese sulla scena globale.