di Giuseppe Gagliano –
Il ministro delle Finanze russo, Anton Siluanov, ha recentemente annunciato che la quota di entrate derivanti da gas e petrolio nel bilancio statale è scesa al 23%. Questa riduzione riflette una tendenza significativa nella struttura delle finanze pubbliche russe, che storicamente hanno fatto grande affidamento sugli introiti energetici per sostenere l’economia nazionale.
Per decenni le esportazioni di gas e petrolio hanno rappresentato una parte fondamentale delle entrate del bilancio russo, contribuendo in maniera decisiva alla crescita economica del Paese. Tuttavia fattori come le sanzioni internazionali, il calo della domanda globale e l’aumento della concorrenza nel mercato energetico hanno inciso sull’importanza di questi settori per le finanze statali.
Il calo al 23% degli introiti derivanti dagli idrocarburi è un chiaro segnale che l’economia russa sta cercando di diversificarsi, puntando su settori alternativi per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili.
La diminuzione delle entrate da petrolio e gas rappresenta una sfida per Mosca, che deve fronteggiare un ambiente economico internazionale ostile e la necessità di adattarsi a nuove dinamiche del mercato globale. Allo stesso tempo questa situazione potrebbe essere vista come un’opportunità per accelerare la modernizzazione dell’economia russa, spingendo per lo sviluppo di settori come la tecnologia, l’agricoltura e la produzione industriale.
L’evoluzione di questo processo sarà determinante per la capacità della Russia di mantenere la stabilità economica in un contesto sempre più complesso.