Russia. Kursk: Zelensky esulta, ma salta il dialogo e i russi arrivano a Pokrovsk

di Giuseppe Gagliano

L’offensiva ucraina nella regione russa di Kursk ha mancato l’obiettivo di prendere il controllo della centrale di Koronevo, per cui i militari stanno conducendo operazioni di sabotaggio e di distruzione di infrastrutture tra cui ponti. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha trionfalmente affermato che “i guerrieri ucraini” (…) “controllano oltre 1.250 chilometri quadrati del territorio di Kursk e 92 insediamenti”, ma spesso si tratta di villaggi di poche decine di case distribuiti in località rurali.
Zelensky ha esultato nella sua ormai tipica retorica dei risultati raggiunti a Kursk, ovvero di aver fatto prigionieri da scambiare con quelli ucraini, tuttavia l’aver sottratto ingenti energie e materiale bellico al fronte interno sta favorendo gli attaccanti russi nel Donbass, i quali hanno preso nelle ultime ore Artimov e si stanno preparando ad attaccare la città di Pokrovsk, dove le autorità ucraine stanno sfollando gli abitanti. Pokrovsk, che conta 65mila abitanti, è un obiettivo strategico importante in quanto permetterebbe ai russi di tagliare la strada ai rifornimenti ucraini verso est.
La vera vittima della sortita di Zelensky è tuttavia il dialogo, e l’assistente presidenziale russo Yuri Ushakov ha affermato su Life che “vista l’avventura ucraina a Kursk è fuori luogo parlare di dialogo in questo momento”. L’incursione sta effettivamente complicando in modo significativo i tentativi di mediazione internazionale, in particolare quelli intrapresi dal Qatar per negoziare un cessate-il-fuoco almeno parziale tra Kiev e Mosca. Questa situazione non solo destabilizza i già fragili equilibri diplomatici, ma rivela anche l’intensificarsi della rivalità tra le due nazioni, con l’Ucraina determinata a rafforzare la sua posizione negoziale e la Russia che vede ogni mossa militare ucraina come una minaccia diretta alla sua sicurezza.
Da un punto di vista politico l’iniziativa del Qatar di facilitare colloqui indiretti tra Ucraina e Russia, finalizzati alla sospensione degli attacchi alle infrastrutture energetiche, evidenzia il crescente ruolo di Doha come mediatore nei conflitti globali. Questo ruolo tuttavia è messo alla prova dalle recenti azioni ucraine, che hanno portato la Russia a rinviare i colloqui previsti. Ciò riflette non solo le difficoltà intrinseche di negoziare con attori che operano in un contesto di conflitto attivo, ma anche la sfiducia profonda tra le parti coinvolte, con alti funzionari ucraini già scettici sulla possibilità di un accordo duraturo.
Il fatto che l’Ucraina abbia posticipato una conferenza internazionale sulla sicurezza energetica, originariamente prevista per agosto, riflette le difficoltà logistiche e diplomatiche derivanti dall’instabilità regionale e dalla mancanza di fiducia tra i principali attori. La conferenza, che si terrà in formato video, rappresenta un tentativo di mantenere viva la discussione su temi cruciali come la sicurezza energetica, ma l’efficacia di tali sforzi rimane incerta senza un dialogo diretto tra Kiev e Mosca.