Russia. L’ascesa del potere di Putin dal 1999 ad oggi

di Alberto Galvi

L’ascesa al potere di Putin è iniziata nel 1999 quando nel dicembre di quello stesso anno Eltsin si dimise da presidente, nominando il presidente ad interim Putin fino allo svolgimento delle elezioni ufficiali all’inizio del 2000.
Putin è stato poi rieletto nel 2004. A causa dei limiti di mandato, Putin è stato costretto a lasciare la presidenza nel 2008, cedendo il potere al suo protetto, Dmitry Medvedev. Putin è stato il primo ministro di Medvedev fino al 2012, quando è stato rieletto presidente della Russia.
Da allora Vladimir Putin è rimasto presidente del Paese fino ad ora. Il presidente in carica è stato rieletto per sei anni nel 2018. Un controverso voto nazionale sulle riforme costituzionali gli ha ora offerto l’opportunità di rimanere al potere oltre il suo attuale quarto mandato, che terminerà nel 2024.
Putin potrà rimanere al Cremlino fino al 2036, con questa nuova base giuridica. Il presidente è eletto direttamente a maggioranza assoluta di voti su due turni se necessario per un mandato di sei anni rinnovabile una seconda volta. Il primo ministro è nominato dal presidente con l’approvazione della Duma, il parlamento russo.
Il regime del presidente Putin in Russia è afflitto da molte crisi, a cominciare dalla sfiducia reciproca con gli Usa, la turbolenza nel regime di uno dei suoi più forti alleati, Bashar al-Assad, attraverso la crisi geopolitica ucraina, e non finisce con la caduta tempestosa che ha colpito il rublo russo. 
I russi hanno votato in modo positivo con circa il 78% dei voti i 200 emendamenti del referendum nazionale tra cui pensioni minime garantite, un divieto di matrimonio tra le persone dello stesso sesso e un’affermazione della fede in Dio.
Le proposte, votate dal pubblico negli ultimi sette giorni, sono state supportate da oltre i due terzi degli elettori, anche se l’opposizione sostiene che il referendum è stato truccato fin dall’inizio.
Il periodo di votazione è stato esteso per evitare l’affollamento nei seggi elettorali e mantenere le distanze sociali per prevenire la diffusione di Covid-19. Il voto era stato originariamente previsto per il 23 aprile scorso, ma la pandemia di coronavirus ha costretto il Cremlino a posticiparlo.
La Russia è attualmente il terzo paese più colpito dalla pandemia con oltre 650mila contagi e oltre 9,5mila morti. Gli elettori sono stati autorizzati a esprimere il proprio voto in aree di voto appositamente organizzate, tramite i loro telefoni cellulari e online.
Questo referendum spiana la strada a Putin per una possibile presa di potere fino al 2036, ma per riuscire a realizzare questo obiettivo dovrà comunque sottoporsi ad altre due campagne presidenziali. Alcuni scommettono su una vera e propria popolarità per Putin, mentre altri vedono la sua fine in vista, sostenendo che ha perso le basi della sua legittimità.
Per quasi un decennio l’economia russa è rimasta stagnante, provocando l’impoverimento della popolazione. Il leader russo deve affrontare adesso una serie di sfide, tra cui le sanzioni occidentali, l’instabilità dei prezzi del petrolio, nonché una serie di questioni interne.