di Enrico Oliari –
Il presidente russo Vladimir Putin ha offerto alle truppe ucraine presenti nella regione russa di Kursk la possibilità di deporre le armi per non essere annientate, concetto ripreso oggi dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, secondo il quale tuttavia “il tempo stringe.
L’offensiva ucraina nella regione russa di Kursk ha preso il via il 6 agosto dello scorso anno, e aveva gli obiettivi di alleggerire la pressione nel Donbass attraverso il richiamo dei militari russi, di prendere il controllo della locale centrale nucleare e di porre l’Ucraina in una situazione di peso nel quadro di eventuali trattative per la cessazione delle ostilità. Nessuno di questi obiettivi è stato al momento raggiunto, con i comandi di Kiev che per quasi un anno si sono visti costretti a tenere impegnate importanti élite altrimenti impiegabili in punti a rischio del fronte del Donbass, dove i russi continuano a macinare chilometri.
Che ormai le forze ucraine nel Kursk, per quanto ben equipaggiate con mezzi e armi occidentali, fossero in procinto di essere chiuse in una sacca era sotto gli occhi di tutti ormai da tempo, specialmente da quando unità russe avevano iniziato una manovra di accerchiamento passando dal territorio ucraino e tagliato i rifornimenti, tuttavia ancora oggi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha negato il quadro sostenendo che le forze ucraine stanno resistendo.
Il realtà con la ripresa russa di Sudzha, città di 5mila abitanti situata a una decina di chilometri dal confine e nodo di gasdotti, agli ucraini non restano che poche fattorie, nonché la consapevolezza di essere stati i topi con cui il gatto ha giocato per mesi, con buona pace degli alti comandi di Kiev.
L’unica speranza resta quindi l’accettazione della proposta di tregua fatta dal presidente Usa Donald Trump al collega russo Vladimir Putin.