Russia. Navalny ricoverato per lo sciopero della fame. Borrell, ‘autorità russe responsabili’

di Enrico Oliari

Il caso Navalny continua a tenere testa nelle complicate relazioni tra l’occidente e la Russia, sui media addirittura più delle tensioni nel Donbass e delle esercitazioni navali russe nel Mar Nero.
E’ palese che a Usa ed Unione Europea un “caso Navalny” serva come elemento di frizione con Mosca e niente di più, dal momento che la storia dell’oppositore russo è quanto di più distante possa esserci con l’europeismo in termini di diritti civili e di sentimenti libertari. Il capo di “Russia del Futuro” è infatti tradizionalmente xenofobico e nazionalista, basti pensare che nel 2008, in occasione della guerra dell’Ossezia del Sud, insultò apertamente i georgiani chiedendone l’espulsione dal paese, e che nel 2013 difese sul suo blog i neonazisti russi autori di raid punitivi per un omicidio compiuto da un azero, puntando il dito contro “orde di immigrati regolari e clandestini”.
Fatto sta che tra minacce di sanzioni ed espulsione di diplomatici i rapporti fra l’Ue e la Russia continuano a deteriorarsi “soprattutto” per il “caso Navalny”, o almeno questo è ciò che la politica dà in pasto ai media e questi a loro volta all’opinione pubblica. La notizia del ricovero in un ospedale per detenuti di Alexei Navalny, le cui condizioni si sono aggravate dopo tre settimane di sciopero della fame, ed il Pesc (Alto rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera e di sicurezza) ha dichiarato che “Sono stato a Mosca qualche settimana fa per mettere la questione sul tavolo, le nostre richieste non state ascoltate e ora la situazione è peggiorata. Riteniamo le autorità russe responsabili per le condizioni di salute di Navalny”. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, aveva parlato per l’occasione addirittura del rischio di interruzione delle relazioni con l’Unione Europea, trattandosi di una questione interna.
E’ in realtà facile la conclusione secondo cui Navalny sarebbe evaso dalla libertà condizionata in modo involontario, portato in coma in Germania a seguito di un tentato avvelenamento che in occidente si vuole imputare a Vladimir Putin. In realtà il blogger era in stato di libertà condizionata concessagli nel quadro dell’inchiesta “Ives Rocher”, che lo vede accusato di appropriazione indebita per essersi intascato 4,8 milioni di dollari delle donazioni alla Fondazione anti corruzione che dirige. L’oppositore ha in realtà una lunga serie di condanne alle spalle che spaziano dal furto di legname all’organizzazione di manifestazioni non autorizzate, ma sia i suoi sostenitori che l’Unione Europea e gli Stati Uniti vedono dietro l’arresto un’azione politica e non giudiziaria.
Leonid Volkov, tra i sostenitori di Navalny, ha convocato via Facebook una manifestazione di protesta per il 21 aprile, scrivendo che “Non c’è tempo, è ora di agire. Non parliamo più della libertà di Navalny, ma della sua vita”.