Russia. Navalny, Salvini, ’La chiarezza la fanno giudici e medici’

Intanto l’accordo Lega-Russia Unita resiste.

di Alessio Cuel –

La fiaccolata in Campidoglio in ricordo del dissidente russo Alexei Navalny ha visto la partecipazione bipartisan di tutte le forze politiche, a cominciare da Azione di Carlo Calenda (promotore dell’iniziativa) passando, tra le altre, per Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Fratelli d’Italia e Lega.
Proprio la Lega, che con il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo era rappresentata alla manifestazione, ha subito forti contestazioni per via del suo atteggiamento ritenuto ambiguo rispetto al regime di Putin. Lo stesso Romeo del resto, come pure il vicesegretario federale del Carroccio Andrea Crippa, pur condannando l’uccisione di Navalny, si sono dimostrati molto tiepidi nell’addebitare le cause della morte al governo russo.
Interpellato in merito alla manifestazione romana, durante la mattinata del 20 febbraio sull’emittente radio Rtl 102,5, anche il segretario leghista e vicepremier Matteo Salvini ha confermato la visione quantomeno ambigua del partito di via Bellerio sul tema della morte di Navalny.
“Difficilmente riesco a sapere cosa succede in Italia, come posso giudicare cosa è successo dall’altra parte del mondo? Capisco la posizione della moglie di Navalny, bisogna fare chiarezza. Ma la fanno i medici, i giudici, non la facciamo noi”, ha infatti affermato Salvini.
Si tratta di una posizione, quella del leader della Lega, che non tiene conto della commistione, tipica dei regimi autocratici, tra politica e magistratura, laddove i giudici non sono nelle condizioni di poter esprimere giudizi indipendenti dai poteri esecutivo e legislativo.
Emerge poi, come riportato dal quotidiano Il Foglio, come l’accordo tra Lega e Russia Unita, che lo stesso Salvini derubrica a “carta straccia”, sia stato stipulato nel 2017 e rinnovato tacitamente il 6 marzo 2022, pochi giorni dopo l’invasione della Russia da parte di Putin. Viene da chiedersi, dunque, cosa aspetti il vicepremier a stracciare, per davvero, l’accordo tra il proprio partito e quello di Putin e, soprattutto, cosa lo trattenga dal condannare apertamente l’incarcerazione e uccisione di un oppositore politico da parte del governo russo a poche settimane dalle elezioni presidenziali farsa di metà marzo.