Russia. Offensiva fermata. Sganciata bomba termobarica sui “mercenari ucraini”

Introdotto il regime antiterrorismo nelle regioni di Bryansk, Kursk e Belgorod.

di Enrico Oliari

Il governo russo ha classificato come “terroristica” la sortita degli ucraini nell’oblast di Kursk, dove da cinque giorni tentano di muoversi per guadagnare quanto più terreno possibile e arrivare alla centrale nucleare di Kurchatov, distante una cinquantina di km, evidentemente per assumerne il controllo e fermarne la distribuzione di energia. Il direttore della Rosatom, Aleksei Likhachev, si è sentito con il capo dell’Aiea (Agenzia atomica internazionale) Rafael Grossi rassicurando che al momento non vi sono problemi, che i reattori 3 e 4 sono in funzione e che la centrale è protetta dai militari.
Com’era tuttavia prevedibile (e scritto su questa testata giornalistica) l’intervento ucraino è stato decisamente azzardato, non solo perché il migliaio di militari equipaggiati con impianti radar, carri armati e mezzi lanciamissili è stato tolto dalle difese in territorio ucraino, quanto più perché l’offensiva è stata fermata, dando il tempo all’esercito di organizzare la risposta.
Ieri sono giunti sul teatro di Sudzha (5.500 abitanti) i mercenari dell’Africa Corps (ex Compagnia Wagner) da Mali, Burkina Faso, Bielorussia e altri paesi, i quali stanno operando con l’esercito per sostanzialmente chiudere in una sacca il piccolo contingente ucraino.
Come ha riportato su Mig Russia il corrispondente militare Semyon Pegov, “Il nemico lavora in gruppi mobili. Sono armati, ad esempio, sia con mortai leggeri come quelli polacchi, sia con ATGM. Gruppi di circa 10-20 persone, anche 5, si avvicinano ai villaggi dove si trovano i nostri militari e iniziano a sparare contro di loro. Uno di questi gruppi con ATGM è stato distrutto oggi nei pressi di uno dei villaggi dove sono di stanza i nostri ragazzi.
Davanti a questa tattica, l’importante è non farsi prendere dal panico, perché sembra che il nemico stia lavorando nelle vicinanze, può sembrare che le forze principali si siano avvicinate, ma non è così. Questi sono i tipi di gruppi mobili che svolgono i loro compiti e poi se ne vanno, o li distruggiamo”.
Gli ultimi aggiornamenti danno gli ucraini sconfitti a Martynovka, mentre hanno preso piede a Plekhovo.
I combattimenti hanno lasciato centinaia di morti da entrambe le parti, e nella notte un Su-64 russo ha sganciato su un obiettivo definito di “mercenari ucraini” una bomba termobarica da 500 kg. Il luogo di impatto è stato nella periferia meridionale di Sudzha.
La stampa occidentale, compresi i principali quotidiani e media italiani, hanno parlato erroneamente di “testata”, quando in realtà si tratta di una bomba convenzionale che al posto dell’esplosivo ha miscele di idrocarburi, con quindi un maggiore e più lungo potere esplosivo bruciando l’ossigeno dell’area colpita. Le bombe termobariche non sono una novità inventata dai russi, bensì sono state usate con abbondanza anche dalle forze statunitensi ad esempio in Vietnam e in Iraq.
Così, mentre i primi treni con a bordo le migliaia di profughi ha raggiunto Mosca, i vertici militari hanno avuto ordine di convertire la sostanza dell’operazione in antiterrorismo, il che significa che vengono conferiti ampi poteri di emergenza alle forze di sicurezza e ai militari, con la possibilità ad esempio di bloccare e sequestrare mezzi, intercettare le comunicazioni e dichiarare interdette determinate zone.
Per la precisione il regime di operazioni antiterrorismo (CTO) è stato applicato nelle regioni di Bryansk, Kursk e Belgorod, il “più grande” regime CTO “sia in termini di superficie che in termini di numero di popolazione coperta (in totale, quasi 4 milioni di persone)” nell’intera storia della Russia, come ha riportato il canale Telegram MIG Russia. Si tratta, come ha spiegato il ministro della Difesa Viktor Khrenin, di uomini delle forze per operazioni speciali, delle forze di terra, delle forze missilistiche, compresi i sistemi missilistici Polonaise e i complessi Iskander”. “Sono state potenziate – riporta la nota – anche le forze e i mezzi di difesa aerea e dell’aviazione”.
L’attacco con droni alla base aerea di Lipetsk, distante circa 300 km, non ha provocato danni agli aeromobili presenti.