di Giuseppe Gagliano –
Credere, da un punto di vista strettamente storico, che i rapporti attuali tra Turchia e Russia siano stati sempre caratterizzati da una evidente conflittualità politica costituisce certamente un errore grossolano .
Infatti, a partire dal 2004 la Turchia ha incominciato a consolidare i suoi rapporti con la Russia. Infatti il ministro degli Esteri turco ha posto in essere una stretta collaborazione con la Russia nel campo della lotta al terrorismo; in cambio la Russia domandò alla Turchia di attuare una strategia repressiva nei confronti dei gruppi ceceni che avevano aperto uffici di rappresentanza a Istanbul. Questa partnership strategica si rivelò efficace come dimostra il fatto che la Turchia chiese -e ottenne dalla Russia -assistenza per boicottare il PKK. Inoltre i due viaggi compiuti tra il 2004 e 2005 dal presidente Putin e da Erdogan servirono per rafforzare la collaborazione nel settore energetico. In primo luogo fu un incontro decisivo che servì per progettare l’oleodotto Sansun – Ceyhan e la sua gestione da parte di due compagnie russe e cioè la Transneft e Rosneft con la partecipazione di Eni.
In secondo luogo nel 2011 fu stabilita una intesa per il gasdotto South Stream. L’importanza di questo accordo era anche relativo alla possibilità di consentire alla Russia uno sbocco sul Mediterraneo proprio tramite la Turchia. A partire dal 2005 gli scambi commerciali con Mosca furono molto rilevanti soprattutto nel settore tessile e commerciale. Inoltre nel 2010 venne sottoscritto un accordo tra la Ankara e Mosca per la costruzione di una centrale nucleare a Mersin.
Sarà tuttavia la questione siriana a costituire motivo di contrasto tra la Russia e la Turchia. Non dimentichiamoci infatti che i rapporti tra la Russia e la Siria sono quarantennali sia per quanto riguarda il trasferimento di armi sia per quanto riguarda la possibilità che le navi russe si riforniscano presso il porto militare di Tartus. In particolare Latakia costituisce una fondamentale infrastruttura aeronavale russa posta proprio nella Siria nord-occidentale. Ora, quando nel 2014 la Russia pose in essere una campagna di bombardamenti dietro indicazione di Assad, questo intervento era diretto a stabilizzare il potere legittimo in Siria e a creare quindi le condizioni per un accordo politico. In particolare l’areonautica russa concentrò la propria attenzione sulla Siria nord-occidentale con lo scopo di colpire sia l’Isis che altri gruppi jihadisti sostenuti dalla Turchia. L’offensiva russa fu certamente uno strumento di dissuasione che servì a lanciare un preciso monito sia alla Turchia che agli Stati Uniti. Anche se L’offensiva russa fu condannata dalla Turchia fu soprattutto quando il 24 novembre un F16 turco fu abbattuto da un Sukhoi 24 russo che i rapporti tra la Turchia e la Russia si fecero tesi. Al di là della retorica da parte della comunità internazionale nei confronti della Turchia la Nato non applicò mai l’articolo cinque. A causa di questo attacco la Russia fra l’altro sospese i lavori del gasdotto TurkStream. Solo a partire dal 2016 i rapporti tra Russia e Turchia hanno cominciato a essere ristabiliti come dimostra la realizzazione del TurkStream e la costruzione della centrale nucleare di Akkuyu.