Russia. Ucciso in un attentato il filorusso Sargsyan. Scontata la mano dei servizi ucraini

Red

In un attentato a Mosca presso un complesso residenziale 27 piani è stato ucciso Armen Sargsyan, fondatore della Forza ArBat impegnata nel Kursk contro l’invasione ucraina e attivo in passato nel Donbass, dove guidava una milizia filorussa. La deflagrazione ha investito anche la sua guardia del corpo, ma mentre i media ucraini annunciavano la morte di Sargsyan, le fonti ufficiali russe parlavano del ferimento dell’uomo, deceduto in seguito in ospedale. L’agenzia Tass ha parlato di “operazione ben organizzata che ha visto il coinvolgimento di diverse persone”. Oltre ale due vittime vi sono stati anche due feriti.
Continuano così gli attentati terroristici in Russia, e anche in questo caso potrebbero essere coinvolti i servizi segreti ucraini: in gennaio era stato sventato un attacco con sostanze tossiche contro i lavoratori di un’impresa militare nella regione di Yaroslavl, mentre il 29 dicembre i servizi di sicurezza avevano arrestato un cittadino russo che era entrato in contatto con il Mou ucraino tramite la messaggistica di Telegram, e che aveva come obiettivo l’uccisione di un alto ufficiale dell’esercito e un blogger militare che copriva gli eventi dell’Operazione Militare Speciale. Il 17 dicembre i servizi ucraini avevano rivendicato l’uccisione a Mosca del 54enne tenente generale Igor Anatolyevich Kirillov, capo delle truppe RKhBZ delle Forze armate della Federazione Russa, insieme al suo assistente, il maggiore I. V. Polikarpov.
Il Servizio federale di Sicurezza della Federazione Russa (Fsb) ha reso noto che sono stati prevenuti in questi mesi una serie di attentati contro il personale militare di alto rango del ministero della Difesa impegnati direttamente o indirettamente nell’”Operazione speciale”, ovvero nella guerra in corso in Ucraina, e che sono stati arrestati diversi individui, alcuni dei quali hanno già ammesso di essere entrati in contatto con i servizi ucraini. Tutti coloro che hanno confessato hanno ammesso che erano stati loro promessi dai servizi ucraini soldi e la possibilità di rifarsi una vita in un paese dell’Unione Europea.