Si stringono i rapporti tra Italia e Azerbaijan. Intervista all’ambasciatore Ahmadzada

di Giuliano Bifolchi –

Paese situato nel Caucaso meridionale, key player del mercato energetico euroasiatico e partner commerciale dell’Italia, l’Azerbaigian recentemente ha ospitato il ministro degli esteri italiano Paolo Gentiloni in visita ufficiale con l’obiettivo di rafforzare i rapporti Roma – Baku in chiave politica, economico-commerciale e sociale. Notizie Geopolitiche ha incontrato l’ambasciatore dell’Azerbaigian Mammad Ahmadzada per conoscere gli sviluppi delle relazioni italo-azerbaigiane ed approfondire le principali tematiche regionali legate alla sicurezza ed economia.

– Ambasciatore Ahmadzada, le relazioni italo-azerbaigiane possono essere definite forti e proiettate verso il futuro sia nell’ambito politico che economico-commerciale. Cosa ha rappresentato per entrambi i paesi la visita del ministro Gentiloni e quali saranno gli sviluppi futuri della cooperazione Italia-Azerbaigian?
Le relazioni tra Italia ed Azerbaigian sono di partenariato strategico, regolate dalla Dichiarazione congiunta del 2014. Ciò è evidente anche dalle numerose visite reciproche di alto livello tra i due paesi, dalla sottoscrizione di importanti accordi in vari settori, dall’ampia collaborazione nell’ambito politico, economico, culturale, accademico-scientifico e dell’istruzione.
La visita del ministro Gentiloni, che è stato ricevuto dal presidente della Repubblica Ilham Aliyev ed ha avuto incontri con il suo omologo, il ministro degli Affari Esteri dell’Azerbaigian Elmar Mammadyarov e con il ministro dell’Energia Natig Aliyev, co-presidente della Commissione mista intergovernativa sulla Cooperazione economica Italia-Azerbaigian, ha ribadito la rilevanza delle relazioni e il loro carattere di partenariato strategico. Nella visita si è discusso un ampio spettro di temi: rapporti bilaterali, sicurezza regionale, progetti energetici e infrastrutturali di rilevanza strategica, rapporti tra Azerbaigian e Ue, collaborazione nel quadro di organismi internazionali. Con questo spirito si è deciso di portare avanti i già eccellenti rapporti per il beneficio dei nostri popoli”.

– L’economia ed il business sono due aspetti fondamentali nelle relazioni tra i due paesi. In materia di investimenti, esportazioni e collaborazione tra imprese, che cosa può offrire l’Azerbaigian all’Italia e quali benefici potrà avere una azienda nel puntare sul mercato azerbaigiano?
Da molti anni l’Italia è il nostro principale partner commerciale, in particolare grazie alla fornitura energetica da parte dell’Azerbaigian all’Italia. Ultimamente l’Azerbaigian si è imposto come mercato importante per i prodotti “Made in Italy”, sia beni di consumo che industriali. Sono numerose le aziende italiane nel nostro paese che partecipano nella realizzazione di grandi progetti energetici, industriali e infrastrutturali. La capitale Baku accoglie numerosi negozi e showroom di grandi marche italiane di fashion, di architettura, interior design e vari ristoranti di cucina italiana.
Durante la sua visita il ministro Gentiloni è stato accompagnato da numerose importanti aziende italiane, la maggior parte delle quali già lavorano in Azerbaigian. Come è noto, il 13 giugno di quest’anno a Roma si è svolta la quarta riunione della Commissione mista intergovernativa e un business forum italo-azerbaigiano, che hanno toccato i temi dell’attuale stato e delle prospettive della collaborazione in materia economico-commerciale tra i due Paesi. La visita del ministro Gentiloni è stata quindi anche un importante follow-up degli incontri di giugno.
L’Azerbaigian è la principale economia della regione caucasica, con i suoi 10 milioni di consumatori, una cerniera tra Europa e Asia, Paese chiave per la rivitalizzazione della Via della Seta e del Corridoio Sud-Nord. Le moderne infrastrutture di trasporto del paese sono caratterizzate, tra l’altro, anche dalla ferrovia Baku-Tbilisi-Kars che congiunge Europa e Asia, facilitando l’accesso – tramite l’Azerbaigian, a nuovi mercati emergenti di grande rilevanza. Inoltre, le ultime riforme avviate nel Paese per diversificare l’economia danno ampio spazio alle aziende italiane anche nei settori non-oil. I grandi progetti come il nuovo Baku International Sea Trade Port, la Zona Economica Speciale, il Sumgait Chemical Park, il Balakhany Industrial Park, per i quali esiste una serie di incentivi governativi, costituiscono vaste opportunità di business per gli investimenti stranieri. Il nuovo modello economico dell’Azerbaigian è un riferimento importante per piccole e medie imprese, e dunque ci sono ottime possibilità per le PMI italiane”.

– L’Azerbaigian è un importante partner nel settore energetico per l’Europa e per l’Italia ed il progetto TAP permetterà di trasportare il gas naturale di Shah Deniz verso il continente sfruttando proprio il territorio italiano come hub energetico. Quali sono i benefici ulteriori del TAP e quali i tempi reali per la sua realizzazione?
Come da lei evidenziato l’Azerbaigian è un partner importante dal punto di vista energetico, dovuto al fatto che già da molti anni siamo uno dei primi fornitori di greggio all’Italia e con la realizzazione del TAP l’Azerbaigian sarà anche un importante fornitore di gas per la penisola italica. Il TAP (che coinvolge Grecia, Albania e Italia) è parte del Corridoio meridionale del gas, progetto del valore complessivo di 45 miliardi di dollari, che comprende anche lo sfruttamento del giacimento nel settore azerbaigiano del Mar Caspio di Shah Deniz, uno dei più grandi giacimenti di gas del mondo, il gasdotto Sud Caucasico (Azerbaigian e Georgia) e il Trans Anatolico – TANAP (Turchia). Per l’Italia i vantaggi saranno prezzi competitivi, forniture stabili e fattori fiscali. L’Italia diventerà un hub strategico per la fornitura di gas all’Europa. Sono inoltre previsti nuovi posti di lavoro in Italia sia temporanei che permanenti e vantaggi per società italiane sub-appaltatrici che hanno già ottenuto contratti per oltre 6 miliardi di euro. La fornitura di gas, estremamente competitiva tramite TAP, avrà un impatto positivo sul consumatore finale. I lavori sono stati avviati secondo i tempi lungo tutta la tratta del Corridoio Meridionale del Gas, e l’obiettivo è di finalizzare i lavori secondo il calendario previsto”.

– La regione caucasica si contraddistingue anche per i problemi di sicurezza legati ai conflitti interni, tra cui quello del Nagorno-Karabakh che coinvolge direttamente l’Azerbaigian. Qual è la posizione di Baku in merito a tale conflitto ed in che modo sarà possibile vederne una soluzione o, almeno, gestione verso il processo di pace?
Innanzitutto occorre ricordare che il conflitto tra Azerbaigian ed Armenia del Nagorno Karabakh è nato a causa delle rivendicazioni territoriali dell’Armenia contro il mio Paese. Il Nagorno Karabakh è la parte montuosa del Karabakh, territorio storico dell’Azerbaigian. Il nome stesso deriva da due parole azerbaigiane: “qara” – nero e “bag” – giardino. Dai tempi antichi fino all’occupazione dell’Impero zarista, all’inizio del 1800, questa regione era parte di diversi stati azerbaigiani, da ultimo il khanato di Karabakh. Il Trattato di Kurakchay del 1805 tra Ibrahium Khan, Khan del Karabakh e Sisianov, rappresentante dell’Impero russo, stabilì il passaggio del khanato del Karabakh all’Impero russo. Conseguentemente al conflitto tra Russia e Iran, il trattato di Pace di Gulustan del 1813 riconobbe de jure il congiungimento alla Russia dei Khanati azerbaigiani del Nord, con eccezione di Nakhchyvan e Iravan. Alla firma del trattato di Gulustan e del successivo trattato di Turkmanchay (al termine della guerra Russia-Iran 1826-1828) seguì un massiccio trasferimento di armeni nei territori azerbaigiani, in particolare in Karabakh, con un notevole aumento nel corso della prima guerra mondiale. Nel 1978 fu eretto un monumento in Karabakh a riprova del 150mo anniversario dell’arrivo degli armeni nella zona, deliberatamente distrutto dagli stessi armeni a seguito del conflitto.
Il 28 maggio 1918 fu proclamata la Repubblica Democratica dell’Azerbaigian e l’Assemblea Nazionale Armena del Nagorno Karabakh ha riconosciuto ufficialmente l’autorità dell’Azerbaigian. Il 28 aprile 1920 la Repubblica Democratica dell’Azerbaigian venne occupata dall’armata rossa e fu creata la Repubblica Socialista Sovietica dell’Azerbaigian. Il 5 luglio 1921 il Bureau Caucasico del Comitato Centrale del Partito Bolscevico decise di mantenere il Nagorno Karabakh all’interno della RSS dell’Azerbaigian, non di “trasferirlo” o “assoggettarlo” alla normativa azerbaigiana, contrariamente da quanto tipicamente affermato da fonti armene. Il 7 luglio 1923, il Comitato Esecutivo Centrale della RSS dell’Azerbaigian emanò un Decreto “Sulla formazione della Provincia Autonoma del Nagorno Karabakh” (NKAO). I confini amministrativi della Provincia vennero definiti in modo che gli armeni ne rappresentassero la maggioranza.
Possiamo dire che le radici del conflitto sono dunque nel trasferimento degli armeni nei territori azerbaigiani, oltre che nella decisione di creare una provincia autonoma nella parte montuosa della regione del Karabakh dell’Azerbaigian. Il risultato del conflitto è che oggi l’Armenia occupa il 20% dei territori dell’Azerbaigian, incluso il Nagorno Karabakh e i sette distretti adiacenti, avendo commesso una pulizia etnica contro un milione di azerbaigiani diventati rifugiati e profughi e avendo causato la distruzione di tutti i monumenti storici azerbaigiani presenti nel territorio. L’Armenia ha violato gravemente il diritto internazionale umanitario e commesso numerosi crimini di guerra, tra cui il genocidio di Khojaly. Esistono molti documenti internazionali, come noto, comprese quattro risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che impongono il ritiro dell’Armenia dai territori occupati dell’Azerbaigian e il ritorno dei profughi azerbaigiani alle loro terre che sono state ripetutamente e costantemente ignorati. L’obiettivo dell’Armenia è mantenere lo status quo, e sistematicamente organizza provocazioni e sabotaggi lungo la linea di contatto, l’ultimo nel mese di aprile di quest’anno che ha causato morti di civili azerbaigiani e danni a infrastrutture nella nostra parte.
Utilizzando il principio di autodeterminazione, l’Armenia ha come obiettivo coprire la sua aggressione contro l’Azerbaigian. Il principio di autodeterminazione si riferisce ad un popolo ed il popolo armeno già ha esercitato questo diritto creando lo stato dell’Armenia. Non esiste un popolo del Nagorno Karabakh, poiché prima del conflitto nell’area risiedeva una popolazione costituita da abitanti di origine armena ed azerbaigiana e l’esercito dell’Armenia ha espulso totalmente gli azerbaigiani dalla regione. Solo dopo il ritorno degli azerbaigiani in questa regione, si potrebbe considerare un’autonomia per la regione sempre all’interno dell’integrità territoriale dell’Azerbaigian. Questa è l’unica soluzione accettabile del conflitto, in corrispondenza ai numerosi documenti delle organizzazioni internazionali, il diritto internazionale, la Carta delle Nazioni Unite e l’Atto finale di Helsinki.
La soluzione del conflitto non può prescindere dal ritiro delle forze armate dell’Armenia dai territori occupati, la cui presenza è il maggiore ostacolo alla soluzione del conflitto.  È arrivato il momento che l’Armenia impari dall’accaduto dell’aprile scorso, accetti il fatto che lo status quo deve essere cambiato, cessi di ingannare la comunità internazionale e di evitare di negoziare e mostri invece un approccio costruttivo per avviare negoziati sostanziali e comprensivi, in modo da raggiungere una pace duratura”.

– Alcune organizzazioni spesso hanno puntato il dito contro l’Azerbaigian per quanto riguarda i diritti umani etichettando il governo come “regime” o “dittatura”. Qual è la risposta di Baku a tali affermazioni?
Lei ha del tutto ragione nel definire questa un’etichetta. Questa etichetta è il lavoro di forze anti-azerbaigiane e della lobby armena, da loro utilizzata come strumento. Sono preoccupati per il successo dell’Azerbaigian, per la sua politica indipendente e per il suo crescente ruolo internazionale, e l’unico loro obiettivo è screditare la reputazione del mio paese.
Sono anche le stesse forze che stanno dietro la propaganda tendenziosa e la campagna denigratoria degli ultimi giorni contro l’Azerbaigian in Italia. Provocazioni, falsità e informazioni distorte rispetto all’Azerbaigian nascono anche, tra l’altro, dall’intolleranza delle stesse per gli ottimi rapporti tra l’Azerbaigian e l’Italia.
Ignorare i diritti di un milione di rifugiati e profughi azerbaigiani causati dall’aggressione armena, dai crimini di guerra e da altri crimini gravi commessi dall’esercito dell’Armenia contro la popolazione azerbaigiana, così come i significativi successi che l’Azerbaigian ha raggiunto dal punto di vista politico, economico, e sociale durante 25 anni di indipendenza, ed il suo contributo alla promozione della pace, della stabilità, della cooperazione, del multiculturalismo e della prosperità nel mondo, può essere definito come minimo un doppio standard e un’ipocrisia in relazione all’Azerbaigian”.