Singapore. Approvata una nuova legislazione sulle esecuzioni capitali

di Alberto Galvi

Singapore ha approvato una nuova legislazione sulle esecuzioni capitali. Il disegno di legge è stato redatto in risposta a una serie di casi negli ultimi anni in cui i detenuti condannati hanno presentato quesiti legali dopo aver esaurito il processo di appello e clemenza.
Nel decidere se prevedere la pena di morte per un particolare reato, il governo tiene conto della gravità dello stesso in termini di danno alla vittima e alla società. In secondo luogo, quanto è frequente o diffuso il reato, ed in terzo luogo la necessità di un altissimo grado di deterrenza. Queste peculiarità sono considerate nella loro totalità.
La nuova legge afferma che un detenuto condannato può intraprendere azioni post-appello e clemenza solo con l’autorizzazione della Corte d’appello e che le domande possono essere presentate solo se il detenuto ha nuove prove rilevanti, che non avrebbe potuto presentare in precedenza.
Tra gli altri provvedimenti la Corte d’appello sarà l’unico giudice abilitato a concedere una sospensione dell’esecuzione. Singapore ha ripreso le impiccagioni dopo la pandemia di coronavirus, e almeno 10 persone sono state giustiziate a Singapore quest’anno, e circa 60 persone sono oggi nel braccio della morte.
La maggior parte di coloro che rischiano la pena di morte è stata condannata per reati di droga, con norme che sono tra le più severe al mondo. La pena capitale ha il sostegno della maggioranza della popolazione perché secondo il governo di Singapore scoraggia i reati di droga, salvando delle vite umane. Nel paese asiatico la pena di morte è applicabile solo per un numero molto limitato di reati, ed ha contribuito a impedire che i principali cartelli della droga si stabilissero a Singapore.