Siria. Annullato l’accordo con la Russia per la gestione del porto di Tartus

di Giuseppe Gagliano –

Il governo provvisorio siriano ha annullato il contratto con la società russa STG Stroytransgaz per la gestione del porto di Tartus, fatto che rappresenta un cambiamento significativo nell’orientamento geopolitico del Paese. Il contratto, firmato nel 2019 durante la presidenza di Bashar al-Assad, prevedeva un investimento russo di oltre 500 milioni di dollari per la modernizzazione del porto, con una divisione dei profitti in cui il 65% era destinato alla società russa e il restante 35% al governo siriano. Tuttavia, il mancato rispetto degli impegni contrattuali da parte della società russa ha portato alla sua risoluzione, riflettendo una nuova priorità politica e strategica per Damasco.
Questo sviluppo va inquadrato nel più ampio contesto del periodo post-Assad, dove si sta ridefinendo l’equilibrio di potere all’interno del Paese. L’ascesa di un governo di transizione, supportato da gruppi come Hayat Tahrir al-Sham, segna l’inizio di una nuova fase nelle relazioni interne ed esterne della Siria. La Russia, che per anni è stata il principale pilastro del regime di Assad sia a livello militare che politico, si trova ora a fare i conti con una riduzione della sua influenza in Siria, mentre la nuova amministrazione cerca di affrancarsi dal controllo di Mosca.
Il porto di Tartus, pur essendo separato dalla vicina base navale russa, ha sempre rappresentato un asset economico e logistico cruciale per la strategia russa nel Mediterraneo orientale. La perdita di questo contratto non rappresenta quindi solo un fallimento economico per Mosca, ma evidenzia anche un indebolimento della sua capacità di proiettare influenza nella regione. La base navale, ampliata nel 2017 con un contratto di affitto di 49 anni, resta per ora sotto controllo russo, ma non è escluso che anche questa presenza venga messa in discussione nel nuovo contesto politico.
Parallelamente la decisione del nuovo governo siriano di vietare le importazioni da Russia, Iran e Israele indica un chiaro tentativo di diversificare i propri rapporti economici e politici, cercando nuovi partner internazionali per ridurre la dipendenza dagli alleati storici. Questo potrebbe aprire la strada a nuovi attori regionali, come Turchia e Stati del Golfo, desiderosi di rafforzare la propria influenza in Siria.
Per la Russia questo cambiamento rappresenta un avvertimento: il dinamismo politico della regione può rapidamente minare anni di investimenti strategici. Mosca sta già riorientando le sue operazioni, trasferendo mezzi e personale in altre basi mediorientali, come quelle in Libia, dove mantiene un controllo più solido. Tuttavia, la perdita di una posizione privilegiata in Siria compromette la sua capacità di esercitare un ruolo dominante nel Mediterraneo.
La cancellazione del contratto per il porto di Tartus non è solo un episodio isolato, ma un simbolo di un cambiamento più ampio negli equilibri di potere in Medio Oriente. Per la Siria, rappresenta un primo passo verso una maggiore autonomia politica, sebbene accompagnato da sfide significative. Per la Russia, invece, è un chiaro segnale di come la sua influenza nella regione sia sempre più fragile, in un contesto dove nuove potenze regionali e globali sono pronte a ridisegnare gli equilibri del Mediterraneo orientale.