Siria. Caduta di Damasco e fine del regime di al-Assad: reazioni internazionali e speranze di pace

di Nicola Comparato

Nella notte scorsa i ribelli jihadisti, guidati dal gruppo Hayat Tahrir al Sham (Hts), hanno preso il controllo di Damasco, segnando la fine del lungo governo di Bashar al-Assad, durato 24 anni. La capitale siriana è caduta senza grandi scontri, con i miliziani che hanno occupato il palazzo presidenziale nel quartiere di Mezzeh e diffuso l’annuncio della loro vittoria attraverso i canali della televisione nazionale.
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione vicina alle opposizioni e con sede a Londra, al-Assad ha abbandonato la città durante la notte, rifugiandosi in una base russa con l’intenzione di raggiungere Mosca. Mentre il suo destino resta incerto, alcune fonti israeliane e statunitensi hanno riferito di aver monitorato i suoi spostamenti fuori dalla Siria. La notizia della caduta del regime è stata accolta con festeggiamenti a Damasco, con decine di migliaia di persone che hanno celebrato quella che definiscono la “liberazione” del Paese. Un portavoce dei ribelli ha dichiarato alla televisione di Stato che questo segna l’inizio di una nuova era di libertà per i siriani, dopo decenni di tirannia.
Un altro evento significativo è stato la presa del carcere militare di Saydnaya, noto per le atrocità compiute durante il regime di al-Assad, dove i prigionieri sono stati liberati. Amnesty International aveva precedentemente documentato le torture e le esecuzioni sommarie avvenute in questo centro, simbolo dell’oppressione del governo. Inoltre, i ribelli hanno assaltato l’ambasciata iraniana a Damasco, distruggendo immagini di supporto al regime, tra cui un poster del generale Soleimani. L’Iran, alleato storico di al-Assad, ha evitato la resistenza, evacuando già il personale diplomatico.
La caduta di Damasco ha suscitato forti reazioni internazionali. Donald Trump, presidente eletto degli Stati Uniti, ha affermato su Truth Social che la Russia avrebbe cessato il suo sostegno ad Assad, poiché ora concentrata sul conflitto in Ucraina. Trump ha aggiunto che Mosca non era più interessata alla Siria, evidenziando come il sostegno di Russia e Iran al regime siriano si stia indebolendo. Nel frattempo, Geir Pedersen, inviato speciale dell’ONU in Siria, ha espresso una “cauta speranza” per il futuro del Paese, auspicando un processo di riconciliazione dopo anni di guerra civile.
Le Forze Democratiche Siriane (SDF), guidate dalle milizie curde, hanno definito la situazione un “momento storico”, esprimendo il desiderio di costruire una Siria democratica e giusta, in cui vengano rispettati i diritti di tutti i siriani.
In Italia il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha convocato una riunione d’emergenza alla Farnesina per affrontare le implicazioni della crisi. La priorità è garantire la sicurezza degli italiani ancora presenti in Siria. Tajani ha annunciato che i contatti con l’ambasciata italiana a Damasco sono costanti e che il governo sta monitorando la situazione da vicino.
Con la fine del regime di Assad, la Siria si trova di fronte a un futuro incerto ma anche a nuove opportunità di ricostruzione. La comunità internazionale guarda con attenzione gli sviluppi, mentre il popolo siriano nutre la speranza di un futuro di pace duratura dopo anni di conflitto e sofferenza.