Siria. Hanan punta sulle privatizzazioni e il licenziamento dei “lavoratori pubblici fantasma”

di Giuseppe Gagliano

Il nuovo governo siriano ha annunciato un piano radicale di ristrutturazione economica, che prevede il licenziamento di un terzo dei dipendenti pubblici e la privatizzazione di aziende statali che hanno dominato l’economia sotto il governo della famiglia al-Assad. Il programma, avviato a poche settimane dalla caduta di Bashar al-Assad l’8 dicembre 2024, ha scatenato proteste tra i lavoratori, preoccupati che i licenziamenti possano avere motivazioni settarie oltre che economiche.
Il ministro dell’Economia, Basil Abdel Hanan, ha dichiarato che la Siria sta passando a un’economia di libero mercato competitiva. Il nuovo governo, guidato dal presidente ad interim Ahmed al-Sharaa, intende privatizzare 107 aziende industriali statali, per lo più in perdita, mantenendo però sotto controllo pubblico settori strategici come energia e trasporti. Il ministro delle Finanze, Mohammad Abazeed, ha rivelato che solo 900mila dei 1,3 milioni di dipendenti pubblici effettivamente lavorano, il che significa che 400mila stipendi vengono erogati a persone inesistenti. Il taglio di questi “nomi fantasma” permetterà di risparmiare risorse significative.
Il modello economico si ispira all’esperienza della provincia di Idlib, governata dal gruppo Hayat Tahrir al-Sham (HTS) dal 2017. Sotto il controllo di HTS, Idlib ha attratto investimenti grazie a una burocrazia snella e alla presenza di settori privati, anche se regolati da fazioni religiose radicali. Tuttavia, esperti internazionali avvertono che l’economia siriana non è ancora in grado di assorbire l’ondata di disoccupati generata dai tagli al settore pubblico.
Per mitigare gli effetti delle riforme, il governo ha annunciato un aumento del 400% degli stipendi pubblici, attualmente intorno ai 25 dollari al mese, e sta offrendo indennità di licenziamento. Tuttavia, le misure non hanno impedito proteste, specialmente a Deraa e Latakia, dove dipendenti pubblici hanno manifestato contro i licenziamenti di massa. Alcuni lavoratori affermano di sostenere la lotta agli sprechi, ma negano di far parte dei cosiddetti “dipendenti fantasma”.
La transizione della Siria verso un’economia di mercato resta incerta. Il governo spera che le riforme attraggano investimenti esteri e rilancino il Paese dopo anni di conflitto, ma la rapidità delle misure e il contesto politico instabile rischiano di alimentare nuove tensioni sociali.