Siria. Il 26 maggio si vota. Solo per riconfermare al-Assad

di Shorsh Surme

La Siria terrà le elezioni presidenziali il 26 maggio prossimo, probabilmente per confermare il potere del presidente Bashar al-Assad, in un paese devastato da un decennio di guerra.
Il voto sarà il secondo da quando è scoppiato il conflitto nel marzo 2011, ma non c’è alcuna soluzione politica in vista per porre fine a una guerra che ha ucciso almeno 400mila persone, sfollato più di 8 milioni di abitanti e causato una profonda crisi economica
Bashar al-Assad, che ha preso il potere dopo la morte di suo padre Hafez al-Assad nel 2000, è il candidato ufficiale che si presenterà per la rielezione.
Alle ultime elezioni presidenziali del 2014 il risultato non era in dubbio, ma il futuro del presidente al-Assad lo era. Allora era ancora possibile che potesse essere sconfitto, ma poi l’intervento militare russo, insieme al crescente disimpegno occidentale, fu decisivo alla sua riconferma.
Militarmente la sua situazione ora sembra sicura, con le principali città sotto il controllo di Damasco: al-Assad si è dimostrato in grado di sopravvivere, ma rimane dipendente dal sostegno russo e iraniano.
L’economia è in una situazione disperata, cosa che provoca continui disordini in diverse regioni. Anche la cerchia ristretta del presidente ha mostrato segni di frattura, ma finora nessun processo politico alternativo è stato messo in moto per sostituire l’attuale struttura al potere o mettere a rischio il suo governo. I prezzi dei beni alimentari sono alle stelle, la valuta siriana è ai minimi, ed il governo ha attribuito questo alle sanzioni occidentali.
La guerra civile siriana è iniziata dopo che le proteste pacifiche a favore della democrazia nel 2011 sono state violentemente represse dalle forze di sicurezza, costringendo l’opposizione a prendere le armi. I combattimenti si diffusero in tutto il paese, coinvolgendo infine centinaia di gruppi ribelli e jihadisti e attirando poteri esterni a favore e contro il governo.
Ora, le forze filo-siriane hanno ripreso gran parte del Paese ed è in atto un fragile cessate-il-fuoco tra governo e ribelli nell’ultima provincia sotto il controllo di questi ultimi: Idlib, nel nord-ovest.