di Giuseppe Gagliano –
Una delegazione irachena si recherà in questi giorni a Damasco per affrontare il delicato tema della stabilità lungo il confine tra Iraq e Siria, con un focus specifico sulla minaccia rappresentata dai resti dello Stato Islamico (ISIS). L’iniziativa arriva in un momento critico, caratterizzato dal crescente allarme per l’attività di cellule jihadiste nelle zone desertiche siriane e dal problema irrisolto dei detenuti dell’ISIS nelle prigioni delle Syrian Democratic Forces (SDF).
Secondo fonti della sicurezza irachena, l’agenda dell’incontro prevede il rafforzamento della sorveglianza lungo il confine, il miglioramento del coordinamento tra Baghdad e Damasco e la gestione dei circa 9mila jihadisti detenuti nel nord della Siria, tra cui 2mila iracheni. Il capo dell’intelligence irachena, Hamid al-Shatri, ha sottolineato che la sicurezza dei due Paesi è interconnessa e che il confine rimane un canale critico per il traffico di armi, droga e combattenti.
L’Iraq, che negli ultimi mesi ha accelerato il rimpatrio dei suoi cittadini detenuti nei campi di Hasakah e al-Hol, sta cercando soluzioni per evitare che questi luoghi si trasformino in focolai per una rinascita dell’ISIS. Il consigliere per la Sicurezza nazionale iracheno, Qasim al-Araji, ha dichiarato che “il campo di Al-Hol deve essere svuotato”, una posizione che trova il sostegno di Washington. Tuttavia il Parlamento iracheno ha recentemente approvato una controversa legge di amnistia che potrebbe consentire la liberazione di ex membri di gruppi terroristici, sollevando preoccupazioni sulla gestione di individui radicalizzati.
L’incontro tra Iraq e Siria avviene in un contesto più ampio di rinnovate dinamiche regionali. Il ministro degli Esteri iracheno, Fuad Hussein, ha dichiarato che Baghdad è pronta a impegnarsi con la nuova leadership siriana, pur mantenendo una posizione di neutralità rispetto alla figura di Bashar al-Assad. Questo atteggiamento riflette la volontà dell’Iraq di mantenere un delicato equilibrio tra le pressioni internazionali, la presenza delle milizie filo-iraniane sul suo territorio e il suo rapporto strategico con gli Stati Uniti.
Sul fronte diplomatico il segretario di Stato Usa, Marco Rubio, ha discusso con il primo ministro iracheno, Mohammed Shia al-Sudani, della necessità di garantire la stabilità dell’Iraq, riducendo al contempo l’influenza iraniana nel Paese. Gli Stati Uniti restano attivamente coinvolti nella lotta contro l’ISIS, ma il futuro della presenza americana in Iraq dipenderà dalla capacità di Baghdad di gestire autonomamente la sicurezza interna e il confine con la Siria.
In definitiva la visita della delegazione irachena a Damasco rappresenta un passo necessario per contenere la minaccia jihadista e rafforzare la sicurezza regionale. Tuttavia senza un chiaro piano per il trattamento dei detenuti dell’ISIS e un maggiore impegno da parte delle potenze internazionali, il rischio di una recrudescenza del terrorismo in Medio Oriente rimane concreto.