Siria. Israele attacca e invade, ‘non vogliamo che le armi strategiche finiscano nelle mani dei jihadisti’

di Mohamed Ben Abdallah

Nonostante il processo per corruzione che oggi lo ha visto testimone e accusato, e la guerra di Gaza che continua bruciando le montagne di bozze di accordi (anche questa notte 25 civili uccisi nel nord della Striscia), il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato di attaccare la Siria, ufficialmente per creare una zona demilitarizzata in aggiunta alla zona cuscinetto a sua volta in aggiunta ai territori siriani del Golan occupati con la guerra del 1967.
Sono almeno 250 gli attacchi israeliani registrati sulla Siria in questi giorni, con le Idf che occupano interi centri abitati a sud di Damasco, per cui suonano come risibili le dichiarazioni del funzionario israeliano che alla tv pubblica Kan ha affermato che “Israele non è interessato a interferire negli affari interni della Siria”.
Le Idf hanno preso il controllo di una base militare siriana sul Monte Hermon dopo che i regolari si sono dati alla fuga, ed è stato lo stesso ministro della Difesa Israel Katz a confermare gli attacchi missilistici che hanno affondato la flotta siriana ormeggiata: “Le Idf – ha dichiarato – hanno operato per distruggere le capacità strategiche che minacciano lo Stato di Israele”, al fine di “non permettere a un’entità terroristica islamista di agire contro Israele da oltre i suoi confini”.
L’Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh), organizzazione vicina alle opposizioni e con sede a Londra, ha riportato che gli israeliani hanno bombardato aeroporti, distrutto impianti radar, depositi di armi e munizioni, basi militari e centri di ricerca militare in diversi governatorati della Siria.
Per il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar il pericolo è rappresentato da “un’ideologia estrema di Islam radicale”, motivo per cui “abbiamo attaccato sistemi di armi strategiche, come le armi chimiche rimanenti o missili e razzi a lungo raggio, in modo che non cadano nelle mani degli estremisti”.