Siria. L’Italia riapre l’ambasciata a Damasco

di Giuseppe Gagliano

La recente decisione dell’Italia di riprendere le relazioni diplomatiche con la Siria, nominando Stefano Ravagnan come ambasciatore a Damasco, segna un significativo sviluppo geopolitico. Questa mossa rende l’Italia il primo paese del G7 a rilanciare la sua missione diplomatica in Siria dopo oltre un decennio di interruzione, in linea con le direttive di Bruxelles e Washington. Tale decisione riflette un cambio di rotta nella politica estera italiana e potrebbe avere implicazioni di vasta portata.
La Siria, nonostante sia ancora sottoposta a sanzioni occidentali tra cui il divieto di viaggiare e il congelamento dei beni, sta gradualmente riconquistando una certa normalizzazione nelle sue relazioni internazionali. La resistenza ufficiale dell’Ue alla normalizzazione delle relazioni con il governo siriano non ha impedito a diversi paesi europei, tra cui Romania, Bulgaria, Grecia, Cipro, Ungheria e Repubblica Ceca, di mantenere ambasciate operative a Damasco. La lettera inviata al capo della politica estera dell’Ue Josep Borrell da Austria, Croazia, Cipro, Grecia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Italia, che invita il blocco a “rivedere e valutare” la propria politica in Siria, indica un crescente movimento all’interno dell’Europa a favore di una politica più pragmatica e orientata ai risultati.
Il reintegro della Siria nella Lega Araba l’anno scorso è un ulteriore segnale del fallimento della strategia anglo-statunitense di “divide et impera” in Medio Oriente. Questo cambiamento regionale evidenzia una crescente volontà dei paesi arabi di reintegrare la Siria nel contesto regionale, riconoscendo implicitamente che l’isolamento e le sanzioni non hanno portato alla stabilizzazione desiderata.
L’attacco missilistico a una struttura militare illegale ospitante le forze di occupazione statunitensi nella provincia orientale siriana di Dair al-Zawr evidenzia il crescente sentimento anti-americano nella regione. Questo sentimento è alimentato dal sostegno di Washington alla politica israeliana in Palestina, percepita come genocida da molte popolazioni locali. L’attacco riflette la complessità della situazione sul terreno, dove le tensioni tra le forze locali e le truppe straniere rimangono elevate.
La ripresa delle relazioni diplomatiche dell’Italia con la Siria rappresenta un segnale importante di un possibile cambiamento nelle dinamiche geopolitiche europee e mediorientali. Mentre l’Ue continua a opporsi ufficialmente alla normalizzazione dei rapporti con la Siria, il crescente numero di paesi europei che mantengono o riaprono le loro ambasciate a Damasco suggerisce che una revisione della politica europea potrebbe essere imminente. Questo cambiamento potrebbe influenzare non solo le relazioni bilaterali tra i singoli stati membri e la Siria, ma anche l’approccio complessivo dell’Ue nei confronti del Medio Oriente. Inoltre il contesto regionale, caratterizzato da sentimenti anti-americani e da un aumento delle tensioni, richiede un’attenta considerazione delle strategie di politica estera da parte dei paesi occidentali.
L’Italia ha diversi interessi in Siria che spiegano la decisione di riprendere le relazioni diplomatiche con Damasco. Innanzitutto l’Italia ha un interesse strategico nel mantenere la stabilità nel Mediterraneo e nel Medio Oriente. La stabilità della Siria è cruciale per prevenire ulteriori flussi migratori verso l’Europa e per combattere il terrorismo internazionale, che potrebbe avere ripercussioni dirette sulla sicurezza europea.
In secondo luogo l’Italia è interessata alla ricostruzione economica della Siria post-conflitto. La partecipazione alla ricostruzione potrebbe offrire opportunità economiche significative per le imprese italiane nei settori delle infrastrutture, dell’energia e della costruzione. Questo interesse economico è accompagnato dal desiderio di ripristinare legami commerciali e di investimenti che erano significativi prima del conflitto.
L’Italia ha inoltre storicamente mantenuto una politica estera equilibrata e pragmatica nel Medio Oriente, cercando di mantenere buoni rapporti con tutti gli attori regionali, inclusi paesi come l’Iran e l’Arabia Saudita, oltre che con Israele e i paesi arabi in generale. Riprendere le relazioni con la Siria si inserisce in questa strategia di equilibrio diplomatico.
La presenza dell’Italia in Siria può facilitare i rapporti con altre nazioni europee ed extraeuropee in diversi modi. A livello europeo la riapertura della missione diplomatica a Damasco può fungere da catalizzatore per altri paesi membri dell’Ue che stanno considerando una revisione della loro politica verso la Siria. Questo può portare a una posizione europea più unificata e pragmatica, favorendo un coordinamento più efficace nelle politiche di sicurezza, migrazione e cooperazione economica.
A livello extraeuropeo l’Italia potrebbe fungere da intermediario tra la Siria e altri attori globali, inclusi gli Stati Uniti, la Russia e la Cina. La posizione di mediazione dell’Italia potrebbe essere utile per facilitare negoziati diplomatici più ampi e per promuovere soluzioni politiche al conflitto siriano che coinvolgano tutti i principali stakeholder internazionali.
Inoltre la presenza diplomatica italiana in Siria può rafforzare le relazioni con i paesi del Medio Oriente che sono interessati alla stabilizzazione della Siria, come la Turchia, l’Iran e i paesi del Golfo. Questo potrebbe portare a una cooperazione più stretta su questioni regionali come la sicurezza, la lotta al terrorismo e la gestione dei flussi migratori.
In conclusione, gli interessi dell’Italia in Siria sono molteplici e comprendono aspetti strategici, economici e diplomatici. La riapertura della missione diplomatica italiana a Damasco non solo rappresenta un passo importante per le relazioni bilaterali con la Siria, ma ha anche il potenziale per influenzare positivamente le dinamiche geopolitiche regionali e internazionali, facilitando i rapporti con altre nazioni europee ed extraeuropee.