Siria. Mezzaluna rossa curda, ‘Aiuti bloccati da 6 giorni, al-Assad mente’

La coordinatrice Baumann, 'Dice che ci lascia passare ma non è così'.

Dire

Sono ormai sei giorni che un convoglio della Mezzaluna rossa curda con aiuti umanitari destinati alle popolazioni del nord-ovest della Siria, colpite dal terremoto che circa dieci giorni fa ha devastato la regione, è fermo a un check-point in attesa di un’autorizzazione a passare dal governo di Damasco, che per concedere l’ingresso nei suoi territori chiede in cambio la consegna di oltre metà dei materiali. Alla Dire lo denuncia Fee Baumann, coordinatrice dei programmi dell’organizzazione, mentre il Paese è colpito da nuove scosse di terremoto.
Baumann riferisce che da giorni “sono in corso negoziati per far passare gli aiuti oltre un posto di blocco a metà strada fra le città di Manbij e Aleppo”, capoluogo dell’omonimo governatorato nord-occidentale, ma allo stesso tempo ribadisce che “a oggi nulla si è mosso: il governo siriano ci permette di passare solo se prima gli consegniamo circa il 60 per cento degli aiuti che stiamo trasportando, o che altrimenti paghiamo l’equivalente in denaro”. La coordinatrice afferma di ritenere “inaccettabile una richiesta del genere su aiuti umanitari” destinati a popolazioni che si trovano in condizione di seria precarietà e vulnerabilità.
Le mediazione in corso vede il coinvolgimento anche di autorità italiane e dell’Incaricato di affari di Roma nel Paese, Massimiliano D’Antuono, come confermato alla Dire nei giorni scorsi anche dal ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani. La Farnesina è intervenuta anche su sollecitazione dalla ong italiana Un ponte per, una fra le organizzazioni che ha finanziato l’invio di aiuti di cui è responsabile l’organizzazione curda.
A detta di Baumann, “il governo di Damasco dice ai rappresentanti della comunità internazionale, come le Nazioni Unite e l’Italia, che ha deciso di farci passare ma poi a noi non ce lo permette, a meno che non paghiamo”. La visione della coordinatrice è che il governo del presidente Bashar al-Assad “stia solo ostentando una volontà di fare arrivare gli aiuti alle popolazioni colpite” che non corrisponde alla realtà.
Il convoglio dell’organizzazione sanitaria, due camion grandi e uno più piccolo carichi di “tende, coperte, materassi, cibo per bambini oltre” che due “ambulanze e strumentazione medica”, proveniva da una zona controllata dall’Amministrazione autonoma della Siria del Nord e del Nord-est (Aanes). Il territorio del nord della Siria, così come quello di tutto il resto del Paese, è diviso in diverse aree di influenza controllate dai diversi gruppi che animano una guerra civile che prosegue dal 2011.
Fra le aree che dovrebbero essere raggiunti dagli aiuti della Mezzaluna rossa curda c’è anche la città di Shabha, situata a meno di cinquanta chilometri da Aleppo e sede di diversi campi profughi che ospitano le persone fuggite dall’area della città a maggioranza curda di Afrin dopo il 2018, anno in cui la zona è passato sotto il controllo delle milizie delle opposizioni sostenute dal governo turco. Il mancato arrivo degli aiuti nella località è confermato alla Dire dall’attivista e giornalista Jan Hasan, che si trova nella cittadina.
Il cronista, che nella città coordina anche una piccola organizzazione caritatevole, dice che solo ieri “è arrivato un carico di carburante inviatoci dall’Amministrazione autonoma della Siria del Nord e del Nord-est”. Il passaggio del convoglio è confermato anche da Baumann, che alla Dire riferisce che i mezzi dell’Aanes sono stati fatti passare “dopo uno stop durato dieci giorni e previa la cessione del 60 per cento del carico, come richiesto a noi”. L’attivista spiega che il diesel era quanto mai necessario per le persone rimaste colpite dal terremoto “che per alleviare il freddo sono arrivati a procurarsi la legna tagliando diversi alberi dei già pochi che c’erano in questa zona, che è molto brulla”.
Questa parte del governatorato di Aleppo, informa inoltre Hasan, “continua a essere colpita da scosse che stanno terrorizzando la popolazione, già duramente colpita” dalla fase acuta del sisma. Il terremoto a oggi ha causato 44mila vittime fra Turchia e Siria stando a fonti ufficiali, oltre 38mila nel primo dei due Paesi.