Siria. Preoccupazioni di Israele per l’influenza egemone della Turchia

di Giuseppe Gagliano

Un rapporto della commissione israeliana per la valutazione della difesa e dell’equilibrio strategico, pubblicato di recente, ha posto l’attenzione su un nuovo scenario geopolitico in Siria, evidenziando come la Turchia stia emergendo come un attore potenzialmente più destabilizzante rispetto all’Iran. Secondo il documento Ankara avrebbe tratto notevoli vantaggi dalla caduta del regime di Bashar al-Assad, avvenuta l’8 dicembre in seguito a un’offensiva dei ribelli siriani, guidati da Hayat Tahrir al-Sham (HTS), organizzazione con legami precedenti con al-Qaeda.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan avrebbe promesso il massimo supporto al nuovo governo provvisorio siriano, guidato da Ahmed al-Sharaa, alias Abu Mohammed al-Jolani, leader di HTS. Questa alleanza rischia di rafforzare una forza sunnita radicale contraria all’esistenza di Israele, una minaccia che, secondo il rapporto, potrebbe essere persino più pericolosa di quella iraniana, ormai circoscritta da azioni militari e sanzioni.
La commissione, presieduta dall’ex capo del Consiglio di sicurezza nazionale, Yaakov Nagel, sottolinea che l’ambizione turca di espandere la propria influenza regionale potrebbe portare a una militarizzazione rapida e a una presenza diretta di truppe turche in Siria, aumentando così il rischio di scontri diretti con Israele.
Israele, già attivamente impegnato in campagne di bombardamenti contro infrastrutture militari siriane, è chiamato a rivedere le proprie strategie. Il rapporto raccomanda misure proattive e preventive per neutralizzare qualsiasi nuova minaccia oltre confine, mantenendo alta la vigilanza anche su possibili riarmi in Libano e Siria.
Le implicazioni regionali non si limitano a Israele. L’instabilità potrebbe trascinarsi anche in Egitto, accentuando le tensioni tra i vari attori. La questione della Siria diventa così il fulcro di un confronto strategico più ampio, con la Turchia al centro delle preoccupazioni israeliane per un Medio Oriente sempre più frammentato e polarizzato.