Somalia. I calcoli errati di Abiy

di Giuseppe Gagliano

Nel dicembre 2006 l’intervento militare in Somalia per rovesciare l’Unione delle Corti Islamiche portò bombardamenti su diverse città somale. Al-Shabaab, il gruppo jihadista somalo, continua a opporsi sia all’Egitto sia alla Turchia, ma al momento non è ancora in grado di sfruttare a pieno le crescenti tensioni tra il primo ministro etiope Abiy Ahmed e il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud. Tuttavia la situazione potrebbe cambiare se dovessero emergere conflitti legati a incidenti come la resistenza delle truppe etiopi a ritirarsi da Bakool o l’adozione di un atteggiamento più aggressivo altrove.
L’Etiopia ha reagito con forza al recente accordo tra Egitto e Somalia, vedendolo come un fallimento della sua politica verso Mogadiscio e come una rottura nel percorso negoziale che aveva precedentemente stabilito. Al contempo la Turchia, pur essendo un importante investitore in Etiopia, ha firmato un accordo di difesa con la Somalia, mantenendo però un basso profilo su tale intesa. Ankara ha spinto per la mediazione tra le parti, nonostante l’apparente disinteresse di Addis Abeba nel risolvere i problemi creati dal primo ministro Abiy.
Il calcolo errato di Abiy è stato pensare che Hassan Sheikh non avrebbe contestato l’influenza etiope in Somalia. Questo ha evidenziato una visione distorta della propria leadership nel Corno d’Africa, visto che l’Etiopia è percepita dagli altri come un potere autoritario, bellicoso e sempre più fragile. Nel frattempo, il capo di stato maggiore etiope, Birhanu Jula, ha descritto l’Egitto come “nemico storico”, un’affermazione che alimenta tensioni storiche e potrebbe portare a nuovi conflitti, anche se un attacco al progetto della diga GERD rimane improbabile al momento.
Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, pur avendo avuto opportunità di reagire militarmente durante la guerra civile sudanese, è ora più cauto a causa delle dinamiche internazionali, consapevole che qualsiasi attacco contro l’Etiopia comprometterebbe il sostegno economico proveniente dagli Stati del Golfo e dai partner occidentali.
Il Somaliland adotta una posizione ambivalente, ma potrebbe trarre vantaggio da eventuali difficoltà dell’Etiopia, ottenendo maggior supporto militare. I legami tra Addis Abeba e Hargeisa sono divenuti più tesi in seguito alla nomina, il 31 agosto 2024, di Teshome Shunde come nuovo console generale etiope, segnalando un possibile cambiamento nelle relazioni bilaterali.
Mentre l’influenza della Turchia nel Corno d’Africa continua a crescere, grazie alla sua abilità diplomatica e al ruolo nella mediazione, il ruolo di Abu Dhabi potrebbe ridursi. La Turchia, che mantiene legami con tutti gli attori regionali, sia nel Corno sia nel Golfo, continua a rafforzare la sua presenza militare in Qatar e sta perseguendo l’adesione ai BRICS, consolidando la sua posizione come attore geopolitico rilevante nella regione. D’altro canto, i governi occidentali, come Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea, sembrano sempre più assenti nelle dinamiche del Corno d’Africa, lasciando il campo libero a potenze medie come la Turchia, che stanno ridefinendo gli equilibri geopolitici della regione.