Somalia. I leader politici hanno concordato di rimodellare il sistema politico

di Alberto Galvi –

I leader politici della Somalia hanno concordato, in un incontro durato 4 giorni a Mogadiscio, di rimodellare il sistema politico del paese. Il Consiglio consultivo nazionale, che comprende i leader federali tra cui il presidente Hassan Sheikh Mohamud, il primo ministro Hamza Abdi Barre e il vice primo ministro Salah Ahmed Jama, nonché quattro leader regionali e il sindaco di Mogadiscio, hanno stabilito di introdurre le elezioni dirette già dal prossimo anno e hanno approvato l’istituzione di un sistema presidenziale per il paese.
I leader hanno concordato che le elezioni si terranno una volta ogni cinque anni, passando dalla condivisione del potere basata sui clan, a quello di una persona, un voto.  Le elezioni del consiglio comunale saranno le prime a svolgersi il 30 giugno del prossimo anno. Seguiranno le elezioni del Parlamento regionale e della leadership regionale il 30 novembre. I leader hanno convenuto che ci saranno solo due partiti politici che competeranno per il potere. L’attuale legge sui partiti politici non ne limita il numero.
La parte più significativa dell’accordo riguarda l’abolizione del premierato. Al suo posto i leader hanno approvato un sistema presidenziale, con il presidente e il vicepresidente del paese eletti direttamente su un’unica scheda elettorale. Lo stesso vale per i presidenti di regione e i rispettivi vicepresidenti. L’approvazione di un sistema presidenziale richiederà un emendamento costituzionale federale.
Inoltre verrà abolito il sistema basato sui clan noto come il 4.5. Tale sistema ha permesso a quattro clan principali di avere una quota uguale in Parlamento, mentre un gruppo di clan più piccoli ha ottenuto la metà della quota. Le ultime elezioni basate sul sistema 4.5 hanno portato Mohamud al potere nel maggio dello scorso anno.
Il mandato dell’attuale presidente termina il 15 maggio 2026. Le elezioni del prossimo anno saranno considerate di medio termine, in cui gli eletti rimarranno in carica per due anni, fino al 2026, quando il calendario elettorale regionale e federale sarà unificato. L’accordo non è stato firmato dal presidente della regione semi-autonoma del Puntland, Said Abdullahi Deni.