Spionaggio: i francesi a braccetto con il Gru russo

di Giuseppe Gagliano

Lo scorso 21 agosto un tenente colonnello francese di stanza in una base NATO vicino a Napoli è stato incriminato per spionaggio per una potenza straniera. Più di un anno di indagini e sorveglianza hanno portato i servizi segreti francesi e italiani a sospettare che la Russia avesse reclutato questo tenente colonnello, che secondo l’intelligence italiana avrebbe incontrato un ufficiale del GRU, l’intelligence militare russa. Ma perché la Russia cerca informazioni di prima mano sulla NATO?
I russi percepiscono l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, ieri come oggi, come una macchina da guerra al servizio degli americani. Infatti la NATO ha guadagnato terreno dopo la dissoluzione dell’URSS, integrando nell’Alleanza paesi dell’ex blocco orientale come Bulgaria, Romania e i paesi baltici.
Con l’ascesa al potere di Vladimir Putin e il bombardamento di Belgrado (Serbia) da parte della NATO, l’antagonismo è riaffiorato. Proprio per questo i russi hanno moltiplicato i tentativi di reclutamento a tutto campo, come pure gli attacchi informatici.
Negli ultimi anni diversi eventi hanno peggiorato ulteriormente le cose, tra cui la guerra civile in Ucraina e l’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014, l’aereo della Malaysia Airlines abbattuto da un missile russo nel maggio 2018. A causa di tutto ciò la Russia è stata via via allontanata dalle assemblee parlamentari come quella della NATO e del G8. È proprio da questo momento che lo spionaggio russo si è intensificato, come ampiamente documentato dal controspionaggio francese. Tanto è che secondo le analisi dell’intelligence francese lo spionaggio russo ha raggiunto una intensità pari a quella che aveva durante la Guerra fredda. Praticando lo spionaggio su larga scala, i russi cercano ogni tipo di informazione sulle attività militari della NATO nel Mediterraneo (progetti, appunti, organigrammi, e-mail, contatti…). Da qui l’interesse russo, attraverso il presunto reclutamento del tenente colonnello francese, di prendere di mira la base di Napoli, che consente loro di avere una visione globale delle attività militari dell’Alleanza nell’Europa meridionale, nel Vicino e Medio Oriente.
Sul suolo francese i russi sono interessati anche a uno dei luoghi più strategici del potere europeo: il Consiglio d’Europa, a Strasburgo. Il Consiglio d’Europa è un’assemblea con immunità diplomatica che riunisce 47 paesi, vi lavorano quasi 2.300 dipendenti (traduttori, addetti militari, diplomatici, ecc.). È insomma un vero terreno fertile per le spie di tutto il mondo, non solo per quelle russe.
I russi prendono di mira i francesi perché hanno la reputazione di essere abbastanza malleabili ed opportunisti. Tra i casi famosi si possono citare l’ambasciatore francese a Mosca negli anni Sessanta, che sarebbe stato oggetto di un tentativo di reclutamento, o l’ex ministro della Difesa (dal 1981 al 1985) Charles Hernu, catalogato tra i contatti privilegiati dei russi. D’altronde per gli alti ufficiali del KGB il servizio segreto francese era un vero e proprio colabrodo.
Propio per questo quando c’è un posto vacante presso la NATO, il ministero della Difesa francese e non solo informa tutti gli ufficiali e diplomatici che potrebbero rischiare di essere avvicinati da spie straniere. Per esempio nel luglio 2020 due ex spie della DGSE sono state condannate a 8 e 12 anni di carcere per aver scambiato segreti con la Cina.
Ma domandiamoci cosa può spingere un soldato francese a passare informazioni alla Russia? Al di là delle motivazioni pecuniarie o del ricatto, all’interno di una parte del comando dell’esercito francese si osserva una forma di russofilia e di ammirazione che sembra piuttosto marcata per il suo attuale presidente. Putin infatti esprime una forza che incarna l’autorità, è rispettato nel suo paese. Proprio per questo esiste presso numerosi ufficiali francesi la convinzione che la Francia e la Russia dovrebbero stringere un’alleanza sia politica che di natura militare per poter costruire una Europa autonoma rispetto al diktat americano.
In questo contesto una delle ipotesi (sempre che la giustizia lo confermi) è che il tenente colonnello francese avrebbe potuto agire non contro il suo paese, ma per difendere una certa idea della Francia e del suo rapporto speciale con il Russia. Con una possibile frustrazione personale sullo sfondo: il sospetto soldato è ancora tenente colonnello dopo 28 anni di servizio, mentre alcuni dei suoi ex compagni della scuola militare speciale di Saint-Cyr sono diventati colonnelli o generali.
Non mancano esempi di militari sensibili all’idea della Grande Russia, ma anche della Serbia, e che quindi hanno trasmesso segreti militari o diplomatici. Ad esempio il comandante Pierre-Henri Bunel, un ex ufficiale della NATO arrestato nel 1998, ha fornito a un ufficiale serbo informazioni sui bombardamenti pianificati dall’Alleanza Atlantica.
Un altro esempio è quello di Georges Easter, un impiegato statale reclutato ad Algeri nel 1943. Membro della Resistenza gollista, ha lavorato negli uffici ministeriali, poi alla NATO. Per 20 anni ha consegnato ai russi numerosi documenti riservati. Fu condannato all’ergastolo, prima di essere graziato da Georges Pompidou nel 1970.
Un’altra operazione di infiltrazione molto meno nota è avvenuta all’interno dello SDECE (Servizio di documentazione esterna e antispionaggio), antenato della DGSE per diversi decenni. Un agente del ministero degli Affari esteri avrebbe consegnato al KGB le chiavi crittografiche necessarie per leggere i dispacci diplomatici tra Parigi e le sue ambasciate a Mosca e Washington. Decorato dai sovietici nel 1957, questo agente battezzato Code Jour sarebbe rimasto attivo fino agli anni Ottanta. L’operazione non è stata rivelata fino al 1992, ma l’identità della spia non è mai stata formalmente stabilita.