Stati Uniti, non si placano le proteste per l’uccisione di George Floyd

Arrestata la figlia del sindaco a New York.

di Mariarita Cupersito –

Proseguono negli Usa le proteste per l’uccisione dell’afroamericano George Floyd da parte dell’agente di polizia Derek Chauvin. Una persona è morta a Indianapolis e un cadavere è stato rinvenuto a Minneapolis, mentre più di 60 tra dirigenti e agenti del Secret Service sono rimasti feriti e per una decina si è reso necessario il ricovero tra venerdì e domenica nelle nell’ambito delle proteste svoltesi davanti alla Casa Bianca, dove è anche stata aggredita una una troupe della Fox News.
Benjamin Crump, avvocato della famiglia Floyd, ha definito come “omicidio premeditato” l’uccisione di George in quanto l’agente avrebbe tenuto premuto il ginocchio sul suo collo per ben 9 minuti. “Pensiamo che ne avesse l’intenzione”, ha dichiarato alla Cbs. “Ha tenuto per quasi nove minuti il suo ginocchio sul collo di un uomo che implorava di respirare e per quasi tre minuti dopo che aveva perso conoscenza. Non capiamo come non possa essere inquadrato come omicidio di primo grado”, ha proseguito, chiedendo poi conto del mancato arresto degli altri tre agenti coinvolti.
“Ho detto al presidente che voglio giustizia e che non potevo credere che avessero commesso un moderno linciaggio in pieno giorno, ma è stato difficile, lui continuava a respingere le mie argomentazioni”, ha dichiarato il fratello della vittima, Philonise Floyd, riferendosi al suo “troppo veloce” colloquio con Donald Trump.
In Florida, a Jacksonville, un agente è stato “ferito al collo ed è attualmente in ospedale”, come riportato dallo sceriffo Mike Williams alla Cnn, aggiungendo che altri agenti sono stati attaccati dai rivoltosi e colpiti con pietre e mattoni durante le proteste in città. Numerosi gli arresti.
A Minneapolis è stato trovato il corpo di un uomo nei presi di un’auto in fiamme, dopo che i vigili del fuoco hanno domato l’incendio. Almeno tre persone sono state ferite da colpi d’arma da fuoco e una è deceduta nelle proteste nel centro di Indianapolis.
Joe Biden, candidato alla presidenza, ha condannato la violenza delle proteste, pur riconoscendo il diritto degli americani a protestare. “Protestare contro tale brutalità è giusto e necessario. È una risposta assolutamente americana, ma incendiare le comunità e distruggere inutilmente non lo è. La violenza che mette in pericolo la vita non lo è. La violenza che distrugge e chiude le attività che servono alla comunità non lo è”.
Gli scontri più estremi coinvolgono Minneapolis, dove nelle scorse ore migliaia di persone hanno violato il coprifuoco e la guardia nazionale devastando la casa di Chauvin e dando fuoco a una pompa di benzina, un ufficio postale, una banca e un ristorante, prima che la polizia, in numero tre volte superiore a quelli che negli anni ’60 furono schierati nelle proteste contro la segregazione razziale, procedesse agli arresti impedendo che un’altra caserma venisse data alle fiamme.
E’ rimasto inascoltato l’appello notturno del governatore Tim Waltz a far cessare le proteste e tornare a casa: “Capisco la rabbia ma tutto questo non riguarda la morte di George Floyd, né le diseguaglianze, che sono reali. Questo è il caos”. I manifestanti delle varie proteste avutesi in oltre 30 città americane sono uniti dai comuni slogan “No justice, no peace” e “I can’t breathe”, riferito alla frase pronunciata da Floyd prima di morire.
Violenti scontri anche a Portland, in Oregon, dove i manifestanti hanno provato a dare alle fiamme un commissariato, come a Minneapolis, e hanno poi preso d’assalto uno Starbucks, un negozio della Apple e un altro di Microsoft, costringendo gli agenti ad intervenire con lacrimogeni e granate stordenti.
A New York, in migliaia sono scesi in piazza a Brooklyn e ci sono stati lanci di bottiglie e sassi contro la polizia, che ha reagito con spray urticanti e arrestando decine di manifestanti, tra cui anche la figlia del sindaco. Almeno 200 le persone arrestate a Los Angeles e si segnalano disordini anche ad Atlanta, dove è stato dichiarato lo stato d’emergenza.
Proseguono intanto le indagini: un nuovo video mostrerebbe ben tre poliziotti premere con le loro ginocchia su Floyd e ad aumentare la rabbia hanno contribuito i risultati preliminari dell’autopsia, che escludono l’asfissia traumatica e lo strangolamento concludendo che “gli effetti combinati dell’essere bloccato dalla polizia, delle sue patologie pregresse (coronaropatia e ipertensione) e di qualche potenziale sostanza intossicante nel suo corpo hanno probabilmente contribuito alla sua morte”. La famiglia ha dichiarato di non fidarsi delle autorità locali e ha già provveduto a chiedere un’autopsia indipendente.