
di Riccardo Renzi *–
La presente analisi muove da un post Linkedin di Paolo Falconio, uno dei migliori analisti geopolitici italiani. Falconio si interroga su quale sia la reale strategia USA. Il mondo è in un momento di transizione geopolitica profonda, eppure la narrazione prevalente nei media mainstream sembra ignorare le evidenti realtà emergenti. L’incapacità di riconoscere i cambiamenti significativi nelle dinamiche internazionali ha portato una buona parte della popolazione a restare in un’incertezza pericolosa, abbracciando narrazioni che non riflettono i fatti. In questo scenario la geopolitica europea e globale sta attraversando un periodo di revisione che potrebbe segnare l’inizio di una nuova architettura mondiale.
L’Europa, e in particolare l’Europa occidentale, sembra concentrarsi esclusivamente sulla questione ucraina. Tuttavia l’Europa orientale, e in particolare la Polonia, si trova ad affrontare una problematica ancora più cruciale: il possibile ritiro della garanzia di sicurezza americana. Washington infatti sta rivedendo le sue priorità geopolitiche, con alcuni esponenti del governo che spingono per una politica di distensione nei confronti di Mosca, mentre altri considerano opportuno limitare le proprie garanzie militari a una porzione più ristretta dell’Europa.
L’attuale amministrazione americana sta discutendo su dove tracciare il confine di tale garanzia di sicurezza. Alcuni sostengono che debba restare la vecchia linea della Guerra Fredda, mantenendo la protezione solo per l’Europa del Nord, che include la Francia, la Germania e il Regno Unito, ma non i paesi scandinavi e baltici. Un simile cambiamento, se concretizzato, lascerebbe numerosi paesi, come la Polonia, in uno stato di forte apprensione, sentendosi traditi da quella che è stata tradizionalmente considerata la sicurezza garantita dalla NATO e dagli Stati Uniti. Questi paesi rimarranno comunque membri della NATO, ma è prevedibile che una politica di distensione potrebbe significare una riduzione della presenza militare americana sul loro territorio, con un rallentamento della costruzione di infrastrutture militari in queste aree.
Questo scenario trova qualche riscontro in dinamiche che si stanno sviluppando, come il dialogo tra Vladimir Putin e Donald Trump, che ha toccato temi di collaborazione in ambito artico, la possibilità di una partnership tra la Russia e SpaceX per l’esplorazione di Marte, e il dialogo sul Medio Oriente, in particolare sul futuro dell’Iran. Questi colloqui, in un certo senso, suggeriscono una rinegoziazione globale dei blocchi di potere, con l’emergere di un’architettura di sicurezza mondiale in cui gli equilibri tra Russia e Cina potrebbero allentarsi. Una tale distensione tra i due grandi alleati potrebbe rappresentare un compromesso accettabile per la sicurezza dell’Europa, segnando un ridimensionamento del conflitto in Ucraina.
Tuttavia, non è detto che questa linea venga effettivamente seguita. L’America, pur con l’influenza di figure come Trump, non può permettersi di sacrificare la sua posizione nel conflitto ucraino senza gravi conseguenze. Il supporto alla causa ucraina rimane un tema controverso, e la CIA, nonostante l’amministrazione Trump, continua a sostenere l’Ucraina, in contrasto con il Pentagono e buona parte del Congresso. Questo divide ulteriormente la politica estera americana, mentre l’Europa si trova in un limbo geopolitico, combattuta tra il suo desiderio di autonomia e il timore di un ritorno a una situazione di instabilità che potrebbe minacciare la sua sicurezza.
In questo contesto l’Unione Europea, spesso vista come il volto “soft” della NATO, si ritrova impotente. La sua visione di una vittoria scontata sull’occupazione russa, sbandierata solo pochi mesi fa, sembra ora una narrazione superata. La paura di un’invasione russa è crescente, mentre il continente europeo si rende conto che l’affermazione della propria sicurezza non è scontata come un tempo.
L’Italia, con la sua posizione geostrategica, si trova a dover riconsiderare le proprie priorità. La risposta più razionale potrebbe risiedere nella preparazione militare interna, ma sempre con un’ottica pragmatica: l’Italia è una grande nazione, con interessi geopolitici e una proiezione internazionale che richiede una difesa robusta e moderna. Mentre alcuni si preoccupano dell’invasione russa, forse sarebbe più opportuno concentrarsi sulla protezione degli interessi nazionali, con il sostegno della NATO e di alleanze internazionali, senza cadere in paranoie che potrebbero distogliere l’attenzione da sfide ben più complesse.
In definitiva, il futuro della geopolitica mondiale è in fase di rinegoziazione, con l’America che riconsidera il proprio impegno europeo, l’Europa che si dibatte tra continuità e distensione, e la Russia che gioca un ruolo sempre più centrale in un possibile nuovo ordine mondiale. Sarà fondamentale capire se l’Ucraina riuscirà a essere il punto di partenza di un nuovo equilibrio globale o se rimarrà un nodo irrisolto in una partita ben più grande.
* Istruttore direttivo presso Biblioteca civica “Romolo Spezioli” di Fermo, membro dei comitati scientifici e di redazione delle riviste Menabò, Scholia, Notizie Geopolitiche e Il Polo – Istituto Geografico Polare “Silvio Zavatti”, e Socio Corrispondente della Deputazione di Storia Patria per le Marche.