Sudafrica. Ramaphosa non ci sta ai ricatti di Trump

di Giuseppe Gagliano

Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha dichiarato che il suo Paese “non si farà intimidire”, in risposta alla minaccia di Donald Trump di tagliare i finanziamenti statunitensi a causa della nuova legge sudafricana sulla riforma agraria. Durante il discorso sullo stato della Nazione, il 6 febbraio a Città del Capo, Ramaphosa ha denunciato l’ascesa del nazionalismo, del protezionismo e degli interessi particolari a scapito delle cause comuni a livello globale.
Se Trump dovesse concretizzare la sua minaccia, il Sudafrica rischierebbe di perdere circa mezzo miliardo di dollari all’anno in aiuti statunitensi, gran parte dei quali destinati al più grande programma mondiale per la lotta all’HIV/AIDS. Il Paese conta oltre 8 milioni di persone sieropositive, di cui circa 5,5 milioni in terapia antiretrovirale. Gli Stati Uniti finanziano circa il 17% del programma sudafricano per l’HIV attraverso il Piano di Emergenza del Presidente per il Soccorso all’AIDS (PEPFAR), con 440 milioni di dollari stanziati lo scorso anno.
La polemica è scoppiata dopo che Trump il 2 febbraio ha dichiarato su Truth Social che il Sudafrica starebbe “confiscando terre e trattando molto male alcune classi di persone”, promettendo di “tagliare tutti i futuri finanziamenti fino a quando non sarà completata un’indagine approfondita sulla situazione”, che secondo lui rappresenta una “grave violazione dei diritti umani”. Le accuse si riferiscono alla legge sull’esproprio, firmata da Ramaphosa il 23 gennaio, dopo cinque anni di consultazioni pubbliche e dibattiti parlamentari.
Il governo sudafricano ha respinto con fermezza queste affermazioni, chiarendo che nessuna terra è stata confiscata e che la nuova legge mira a correggere le profonde disuguaglianze ereditate dal periodo dell’apartheid. Una legge del 1913 aveva limitato al 7% la quota di proprietà terriera acquistabile dai sudafricani neri, poi portata al 13% nel 1936. Secondo un censimento del 2017 i bianchi, che costituiscono l’8% della popolazione, possiedono circa tre quarti delle aziende agricole commerciali, mentre i sudafricani neri ne controllano solo il 4%.
La Democratic Alliance (DA), il secondo partito della coalizione di governo, si è opposta alla legge, sostenendo che essa “permette erroneamente l’esproprio senza compenso nell’ambito ristretto della riforma agraria e della restituzione, ma ignora il pubblico interesse per la crescita economica e l’occupazione”. Anche il Freedom Front Plus, partito di destra membro della coalizione, ha annunciato che impugnerà la legge davanti alla Corte Costituzionale, sostenendo che essa trasmette un messaggio negativo agli investitori stranieri e potrebbe compromettere l’economia del Paese.
Il segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha annunciato su X che non parteciperà al vertice del G20 a Johannesburg, accusando il Sudafrica di “portare avanti azioni molto negative” e di “usare il G20 per promuovere solidarietà, uguaglianza e sostenibilità”. Rubio ha definito la partecipazione a tale evento uno “spreco di soldi dei contribuenti” e un modo per “assecondare l’antiamericanismo”. Il Sudafrica ha assunto la presidenza del G20 a dicembre, diventando il primo Paese africano a ricoprire questo ruolo.
Anche Elon Musk, imprenditore nato a Pretoria e attuale direttore del nuovo Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE) degli Stati Uniti, ha più volte accusato il governo sudafricano di essere “anti-bianco” e ha definito la legge sull’esproprio un atto deliberato per sottrarre terre alla minoranza bianca del Paese. In un post su X del 5 agosto 2023, Musk aveva dichiarato che la sinistra sudafricana “sta spingendo apertamente per il genocidio dei bianchi”. Tuttavia, gli esperti sostengono che gli omicidi nelle fattorie sudafricane siano parte di un più ampio problema di criminalità violenta nel Paese, piuttosto che episodi mirati di persecuzione razziale.
Le critiche di Musk si intrecciano anche con i suoi interessi economici in Sudafrica. L’imprenditore ha accusato il governo di applicare “leggi razziste sulla proprietà”, riferendosi alle normative che impongono quote di partecipazione ai sudafricani neri in alcune aziende—a sua detta, un ostacolo agli investimenti internazionali. Recentemente, il servizio internet satellitare Starlink di Musk non ha ottenuto la licenza per operare in Sudafrica proprio perché non rispettava questi requisiti.
Ramaphosa ha avuto una conversazione telefonica con Musk il 3 febbraio, nel tentativo di chiarire quella che il portavoce presidenziale, Vincent Magwenya, ha definito “disinformazione e distorsioni”. Il dialogo è stato descritto come “razionale”, dato che Musk aveva già discusso in passato di possibili investimenti nel Paese, con particolare interesse per Starlink e il contesto normativo che ne regola il settore.