Sudan. Ancora proteste: i militari fermano la repressione delle forze di sicurezza

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Giornata di tensioni nella capitale sudanese Khartoum, dove da dicembre si susseguono le proteste antigovernative, in particolare contro il presidente Omar al-Bashir al potere da 30 anni, innescate dalla crisi economica.
Le forze di sicurezza anno attuato oggi una dura repressione nei confronti dei manifestanti, ricorrendo oltre che ai gas lacrimogeni ed agli idranti a proiettili veri.
A fermare la mano pesante delle forze di sicurezza, che presidiavano il quartier generale e il palazzo di al-Bashir, sono intervenuti i militari, al punto che i manifestanti hanno scandito “Quando l’esercito c’è, noi non abbiamo paura”.
L’intervento dell’esercito a fianco dei manifestanti, che hanno disatteso il divieto di scendere in piazza, è un fatto nuovo da quando si susseguono le proteste, quasi che si fosse arrivati all’auspicato da più parti momento di transizione.
In dicembre il governo aveva deciso di alzare di tre volte il prezzo dei generi di prima necessità per mettere mano al dissestato bilancio del paese, ma la decisione del presidente al-Bashir di rispondere con il pugno di ferro alle manifestazioni non ha fatto altro che gettare benzina sul fuoco.
Le concessioni fatte, come il congelamento dei rincari sul cibo, l’annuncio di al-Bashir di non voler correre alle elezioni del 2020 e lasciare la guida del National Congress Party al suo vice Ahmed Harun, non hanno avuto l’effetto sperato.
Difficile fare un bilancio del numero delle vittime della repressione, si pensa siano oltre un centinaio.