Sudan. El-Fasher cade nelle mani delle RSF: un nuovo punto di svolta nella guerra civile

di Giuseppe Gagliano

La guerra civile in Sudan vive un momento cruciale con la caduta della base militare centrale di el-Fasher, capitale del Darfur Settentrionale. Le Forze di Supporto Rapido (RSF) hanno annunciato la conquista del quartier generale della sesta Divisione dell’esercito regolare, ponendo fine alla principale resistenza delle Forze armate sudanesi (SAF) nella regione. Le immagini satellitari e i video diffusi dai paramilitari mostrano edifici colpiti e combattimenti ravvicinati, confermando l’ampiezza dell’offensiva lanciata il 26 ottobre.
El-Fasher, stretta nella morsa del conflitto da oltre un anno, ospitava circa 260mila civili, metà dei quali bambini. Dopo l’assalto, centinaia di migliaia di persone si trovano intrappolate, senza accesso a cibo, assistenza medica o corridoi di evacuazione. Organizzazioni mediche denunciano saccheggi, distruzione di ospedali e attacchi diretti contro civili. Il Darfur Network for Human Rights parla di oltre mille arresti arbitrari e di possibili crimini di guerra.
Il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite, Tom Fletcher, ha espresso “profonda preoccupazione” e ha chiesto l’apertura immediata di corridoi sicuri. Migliaia di persone stanno cercando di fuggire verso altre aree del Darfur Settentrionale, ma i movimenti sono ostacolati dai combattimenti e dai blocchi imposti dalle RSF.
Le forze regolari, già in difficoltà logistica, hanno abbandonato la base sotto intensi bombardamenti, ritirandosi su nuove linee difensive. L’assenza di supporto aereo e di rinforzi ha accelerato il collasso. Con la caduta di el-Fasher, le RSF consolidano il controllo su quasi tutto il Darfur, ampliando il proprio peso strategico e indebolendo ulteriormente l’autorità centrale di Khartum.
Il conflitto tra RSF e SAF, esploso il 15 aprile 2023, ha radici profonde: le RSF sono l’evoluzione diretta delle milizie Janjaweed, responsabili delle atrocità commesse nei primi anni 2000 durante la Guerra del Darfur. La loro ascesa militare e politica rappresenta una minaccia esistenziale per lo Stato sudanese tradizionale.
La guerra ha causato oltre 40mila morti e costretto più di 14 milioni di persone a lasciare le proprie case. Carestie, pulizie etniche e stupri sistematici aggravano un quadro già drammatico. Le agenzie umanitarie definiscono la situazione nel Darfur “una delle peggiori crisi globali”.
Le violenze di el-Fasher ricordano quelle avvenute in altre città nel 2023, quando le RSF hanno scatenato massacri che hanno provocato ondate di rifugiati verso i Paesi confinanti. La Corte penale internazionale ha avviato indagini per presunti crimini di guerra e crimini contro l’umanità, mentre gli Stati Uniti hanno formalmente accusato le RSF di genocidio.
La conquista di el-Fasher fornisce alle RSF un vantaggio strategico decisivo:
– consolidamento territoriale nel Darfur;
– controllo di vie logistiche e aeroportuali cruciali;
– maggiore capacità di pressione negoziale su Khartum e sugli attori esterni.
Per le forze armate regolari la perdita della città rappresenta non solo un rovescio militare, ma un colpo alla loro legittimità politica. Se l’esercito non riuscirà a lanciare una controffensiva, le RSF potranno imporre condizioni più dure nei futuri colloqui di pace.
La destabilizzazione del Darfur ha implicazioni regionali. I flussi di profughi verso Ciad, Sud Sudan e Repubblica Centrafricana minacciano di innescare instabilità oltre i confini sudanesi. Allo stesso tempo, la crescente influenza delle RSF potrebbe favorire interferenze esterne — sia da potenze regionali sia da attori globali in cerca di leva strategica in Africa nord-orientale.
Il Darfur, già epicentro di conflitti etnici e risorse contese, rischia di diventare un nodo geopolitico tra guerra civile, instabilità regionale e competizione internazionale per materie prime e corridoi strategici.
La caduta di el-Fasher non è soltanto un fatto militare: è un acceleratore di crisi. Se non verrà stabilito rapidamente un cessate il fuoco e garantito accesso umanitario, la guerra rischia di trasformarsi in un collasso sistemico dell’intero Sudan occidentale.
La comunità internazionale si trova davanti a un bivio: intervenire con decisione diplomatica e umanitaria o assistere al deterioramento di una crisi che non resterà confinata entro i confini sudanesi.