di Alberto Galvi –
Lo scorso aprile la ICC (Corte penale internazionale) ha avviato un’indagine nella regione sudanese del Darfur per una lotta di potere che ha provocato omicidi, stupri, incendi dolosi, sfollamenti e crimini che colpiscono bambini. L’esercito regolare e le RSF (Forze paramilitari di supporto rapido) hanno combattuto nella capitale Khartoum e in altre aree del Sudan.
La scorsa settimana il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha dichiarato che il Sudan è sull’orlo di una guerra civile su vasta scala, che potrebbe destabilizzare l’intera regione. Più di 3 milioni di persone sono state sfollate, di cui più di 700mila sono fuggite nei paesi vicini.
I pubblici ministeri dell’ICC stanno seguendo da vicino i rapporti di uccisioni extragiudiziali, incendi di case e mercati e saccheggi ad al-Geneina, nel Darfur occidentale, nonché l’uccisione e lo sfollamento di civili nel Darfur settentrionale e in altre località della regione. Sta inoltre esaminando le accuse di crimini sessuali e di genere, inclusi stupri di massa e denunce di violenza che colpiscono i bambini.
Sebbene l’ICC non possa attualmente operare in Sudan a causa della situazione della sicurezza, intende farlo il prima possibile. In base a una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 2005, la sua giurisdizione è limitata alla regione del Darfur.
L’ICC ha quattro mandati di arresto pendenti relativi a precedenti combattimenti in Darfur dal 2003 al 2008. In Sudan erano stati arrestati al-Bashir e due dei suoi ex ministri, anch’essi ricercati dalla CPI (Corte penale internazionale) per presunti crimini di guerra.
Il procuratore capo della Corte penale internazionale, Khan, ha detto di aver inviato una richiesta al governo del Sudan, che ha una lunga storia di non collaborazione con la CPI, per scoprire l’attuale posizione dei sospetti. Ad aprile la Corte penale internazionale ha aperto il suo primo processo riguardante i crimini del Darfur nel caso di Ali Muhammad Ali Abd al-Rahman, presunto leader della milizia Janjaweed sostenuta dal governo.