Sudan. Militari e civili firmano l’accordo per il governo di transizione

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La mediazione di Unione Europea ed Etiopia ha dato i suoi frutti, e finalmente società civile e militari al potere hanno sottoscritto l’intesa raggiunta lo scorso 5 luglio che prevede la condivisione dei poteri per un periodo di transizione di 3 anni e 3 mesi, dopodiché a guidare il paese sarà un governo di civili eletti dal popolo. Per la precisione ad essere stata firmata è la “dichiarazione politica”, mentre la “dichiarazione costituzionale” verrà sottoscritta nei prossimi giorni.
L’accordo prevede che il governo di transizione sarà formato da 5 militari e 5 civili, mentre l’11mo rappresentante sarà un civile approvato dai militari.
La precedente mediazione avanzata dall’Etiopia, che prevedeva un Consiglio di transizione formato da 15 membri con una maggioranza di civili e con una presidenza a rotazione tra militari e civili, era stata rigettata dai militari.
Alla fine della trentennale dittatura di Omar al-Bashir, decaduto sotto le forti pressioni della piazza, è seguito un governo militare di transizione guidato un primo momento dal ministro della Difesa Awad Mohamed Ahmed Ibn Auf, ed oggi dal generale Abdel Fattah el-Borhan, il cui curriculum sembra essere più “pulito” non essendo coinvolto in crimini di guerra o soggetto mandati di cattura internazionali.
Da quell’11 aprile diverse città del Sudan sono divenute teatro delle manifestazioni di molti cittadini, guidati spesso dall’Associazione dei professionisti, che chiedevano il passaggio dei poteri ai civili, senza attendere il periodo di transizione di tre anni del governo dei militari. Manifestazioni che sono sfociate in aspri scontri con centinaia di morti soprattutto per la repressione operata dai paramilitari del generale Mohamed Hamdan Dagalo.
Raffaele Masto, giornalista di Radio Popolare esperto di Africa, ha spiegato su Radio Vaticana che “è stato difficile per i mediatori, l’Unione Europea e l’Etiopia, avvicinare le parti soprattutto per via della posizione dei militari e del generale Mohamed Hamdan Dagalo, che è una sorta di rappresentante degli interessi esterni sul Sudan. Arabia Saudita, Emirati Arabi ed Egitto infatti, per una questione di equilibri regionali e del mondo arabo, hanno bisogno che il Sudan non diventi un Paese terzo rispetto agli interessi del loro blocco di potere”.