T-14 Armata: proiettare la potenza russa nel mondo

di Denire Serangelo * –

t-14 grandeLa politica estera della Russia di Vladimir Putin non sembra volersi sottomettere a nessuna regola. Il Cremlino ha chiarito al mondo intero le sue posizioni in fatto di sicurezza interna e proiezione della potenza militare all’estero attraverso la firma e la conseguente emanazione della dottrina militare per la sicurezza nazionale. Le principali minacce che il presidente russo vuole arginare sono sicuramente l’allargamento della sfera di influenza Nato e il dispiegamento in Europa del sistema difensivo antibalistico degli Stati Uniti.
Da qui la necessità di mantenere lo stato di massima allerta delle Forze Armate, temendo anche tentativi d’ingerenza negli affari interni del Paese. Con queste premesse tale proiezione della politica estera russa dovrà essere sostenuta da un apparato militare capace di reggere le richieste dei vertici e del presidente stesso.
Per questo è nato il Carro Armata, tecnicamente definito MBT o Main Battle Tank (carro da combattimento) appositamente studiato dai vertici militari del Cremlino con il colosso russo Uralvagonzavod. Il primo pre-esemplare è stato presentato ufficialmente alla stampa internazionale il 9 maggio 2015 in occasione della parata dedicata alle Forze Armate nella Piazza Rossa. Una scelta non casuale.
Questo ritrovato dell’industria militare russa sarà il fiore all’occhiello del Cremlino e gli permetterà di proiettarsi in totale sicurezza verso gli scenari considerati maggiormente ad alto rischio. Nel clima di grave crisi economica in cui verte il paese, la presentazione di questo orgoglio nazionale è stato un momento di importante propaganda per l’Amministrazione di Putin. Da tempo immemore lo strumento militare – sovietico prima e russo oggi – è insignito di una rilevanza fondamentale nel paese.
Spesso sottovalutato o ritenuto troppo obsoleto per rivaleggiare con i moderni sistemi d’arma americani, oggi il T-14 è il peggior incubo tattico che si potesse presentare. Il carro armata sarà il primo carro da combattimento russo ad adattarsi alle mutevoli richieste d’intervento e a diversi scenari operativi.
In generale, ogni armamento, nonostante sia in possesso di una eccellenza formula tattica è comunque destinato a una inevitabile obsolescenza dovuta alla continua evoluzione tecnologica ed alla superiorità che può acquisire la controparte nemica. Nel caso di un mezzo complesso come un carro da combattimento, l’evoluzione non si limita infatti soltanto al miglioramento della capacità offensiva o protettiva ma riguarda anche le capacità di muoversi, le capacità hardware/software di bordo, l’armamento antiaereo, antimissile e controcarro.
Il T-14 è un concentrato di innovazione tecnologica, ha superato in progettazione ed armamento il carro americano M1 Abrams e il tedesco Leopard. Questi sono stati aggiornati e modificati ma risultano progettati con delle evidenti limitazioni legati al periodo storico di costruzione, il carro armata è concettualmente all’avanguardia e tecnologicamente inattaccabile.
A colpire innanzitutto è la modernità del design, che presenta una linearità essenziale e nell’insieme, almeno in apparenza un certo contenimento della sagoma. Su questa nuova forma prenderanno corpo tutti i mezzi corazzati dei prossimi decenni che muteranno dal T-14 anche e soprattutto l’armento (primario e secondario) e le protezioni reattive e passive. A differenza di altri suoi colleghi, ad esempio l’Ucraino Oplot, questo carro risulta avere un buon mercato internazionale e una sinergia tra corto e prestazioni comparabile solo a pochi altri predecessori del suo genere.
Considerando quanto si sia rafforzata l’influenza russa in Medio Oriente non sarebbe strano se una volta avviata la fase di riforma del settore sicurezza in paesi come la Siria, le nuove versioni del T14 fossero fornite anche a loro.
Il carro armata pesa tra le 48 e le 57 tonnellate ed è propulso da un motore da 1500 o 2100 cv, che gli permette di affrontare inclinazioni di 60 gradi e superare ostacoli di 1,30 – 1,50 metri. Le moderne sospensioni con microprocessore (mutuato da una tecnologia usata anche per le protesi articolari) controllano ogni singola ruota e mantengono il mezzo in equilibrio continuo. Un processo rivoluzionario se si considera che i più recenti scenari d’operazione aperti dalla Russia sono la Siria (dove abbondano città abbandonate e ridotte in macerie) e l’Ucraina (caratterizzata da terreni sconnessi e con rilievi).
Essendo caratterizzato da elevata versatilità, la necessità principale (dopo la mobilità) è sicuramente la sicurezza del personale a bordo. Tenendo in debita considerazione gli sviluppi dottrinali del Counter-IED in Afghanistan ed Iraq è stata progettata una cellula di sopravvivenza quasi inespugnabile con doppio strato di protezione balistica e corazzatura aggiuntiva. L’idea è quella di evitare l’effetto spalling interno persino in caso di brillamento di ordigni di grosso calibro nelle vicinanze del mezzo stesso, non solo, la blindatura permetterà di uscire da situazione di troup in contact praticamente illesi.
La corazza prevede diversi strati di materiali compositi di ceramica, acciaio, lega di titanio e CNT in nanotubo di carbonio. I precedenti MBT se non adeguatamente protetti con corazzature e blindature venivano perforati con un calibro NATO standard senza contare la perdita di mobilità derivata dal peso della blindatura, aspetto fondamentale in caso di teatri ad alta conflittualità.
L’equipaggio è composto da soli tre uomini, più che sufficienti per questo mezzo considerate le piccole dimensioni e l’elevato tasso di automazione raggiunta. La vista all’estero è possibile ai tre carristi attraverso un doppio sistema panoramico di telecamere, anche in questo caso la maggior parte del lavoro è svolta da sistemi di navigazione e puntamento automatizzati.
Un MBT non deve solo garantire elevate prestazioni meccaniche ma essendo per definizione un mezzo da combattimento, i primi aspetti che si devono valutare sono sicuramente la potenza di fuoco e la capacità difensiva. Il T-14 garantisce un piccolo arsenale portatile, pronto per rispondere a qualsiasi minaccia sia che provenga dalla terza dimensione, da batterie di artiglieria oppure da fanteria leggera.
La torretta controllata in remoto è la prima vera rivoluzione dottrinale del nuovo mezzo russo. Per la prima volta su un MBT non troviamo personale sulla torretta, che da sempre risulta la postazione più vulnerabile. In caso di ribaltamento del mezzo la torretta è la prima che potrebbe impattare sul terreno, il manovratore viene o scaraventato via oppure viene decapitato dalla botola di chiusura. La preoccupazione principale per il rallista è quella di essere cecchinato da postazioni nemiche nascoste, uno scenario piuttosto probabile in ambiente urbano con conflittualità asimmetrica. Con il controllo a distanza questo pericolo viene ridotto a zero, migliorando le prestazioni garantite dal personale a bordo che non dovrà più preoccuparsi di esporsi a pericoli esterni. Le armi di cui la torretta è dotata sono gestite, come conseguenza del controllo in remoto, da un sistema di puntamento e tiro automatizzato.
Il caricamento del sistema d’arma, anche questo autonomo, fornisce fino ad un massimo di 35 proiettili di varia tipologia selezionati in base all’obbiettivo acquisito dai sistemi di puntamento.
La regolazione del tiro avviene in funzione del movimento e della velocità del carro, anche in questo caso è fondamentale sottolineare come il connubio tra potenza di fuoco e mobilità non inibisce le capacità del mezzo.
Come armamento principale il T14 è provvisto un cannone di nuova generazione da 125 mm a canna liscia cui è attribuita una precisione di tiro superiore del 15-20% rispetto al modello precedente montato sul carro base dell’Esercito russo T-72/90. In scenari sempre più asimmetrici questo miglioramento della precisione può fare la differenza tra colpire civili innocenti e colpire solo gli antagonisti, aspetto da non sottovalutare assolutamente. Indiscrezioni non confermate asseriscono che sul T-14 potrà essere montato un nuovo cannone da 152 millimetri, mai montato finora su un carro da combattimento.
Come armamento secondario, sulla torretta sono montati in senso coassiale un cannoncino da 30 mm per la difesa contro gli elicotteri o velivoli lenti ed una mitragliera da 12,7 mm per tiro contro fanterie nemiche e obiettivi vicini. L’armamento – principale e secondario – della torretta è collegato alla postazione di gestione del tiro dotata di due sistemi di visione notturna completi ad alta risoluzione , un telemetro laser e un processore balistico accoppiati a sensori di velocità e direzione del vento.
La postazione di controllo del tiro ha una dotazione IFF con due canali (laser ed elettronico) che trasmette al bersaglio segnali digitali cifrati. Il laser identifica in 0,6 secondi se il bersaglio è amico o nemico, blocca l’eventuale lancio di misure difensive: si evita così di ingaggiare fuoco amico contro gli alleati.
Elevata e la capacità di intercettare proiettili o razzi anticarro ingaggiando la minaccia ancora prima che possa diventare un reale pericolo per la sicurezza del mezzo.
Il sistema di protezione balistico attivo Afghanit che devia i sistemi di guida dei missili anticarro ad una distanza minima di 1-2 metri dalla corazza, si basa su un radar di ultimissima generazione che risulta ancora più avanzato rispetto ai migliori attualmente sul mercato.
Il sistema di comunicazione del carro armato ha capacità da guerra elettronica, dotato di ricevitore a banda larga e di emettitori di disturbi. A bordo è presente un jammer di ultima generazione capace di ‘disattivare’ le frequenze al passaggio del mezzo così da non permettere l’attivazione di ordigni radiocomandati. In Medio Oriente sono molto utilizzati ordigni attivati con frequenze inviate da cellulari o radio, quindi il garantire la bolla di sicurezza al tank permette di lavorare in scenari con presenza di IED.
Tutta questa tecnologia concentrata in un solo mezzo ha sicuramente un grande impatto sia strategico che tattico, ma fa lievitare il costo del T-14 a ben 400 milioni di rubli (40 milioni di dollari) escludendo ovviamente il costo già sostenuto per progettazione e prototipi di vario genere.
Alla fine del 2013 le stime che erano trapelate da Ministero della Difesa russo erano di 2300 carri armata il cui ultimo esemplare sarebbe stato consegnato nel 2020. Questi oltre duemila pezzi saranno in grado di sostituire approssimativamente il 70 / 75 % degli MBT in dotazione alle Forze Armate russe, numeri che con la crisi economica e le sanzioni rischiano di essere ridimensionati.
Negli ultimi anni, il Presidente Putin ha personalmente ritenuto fondamentale investire sulla terza dimensione con investimenti corposi nel settore avio.
Il drastico cambio di rotta verso il T14 armata è da imputarsi alla perdita di influenza degli americani in Medio Oriente e alla conseguente scelta del Cremlino di colmare il vuoto lasciato dalla controparte. Le nuove esigenze operative nella regione mediterranea non possono essere sedate solo dall’uso indiscriminato di bombardieri ma richiedono interventi risolutivi che impiegheranno uomini sul terreno.
Questi uomini saranno costantemente minacciati da terroristi ed organizzazioni paramilitari che cercheranno qualunque mezzo per annientare e destabilizzare le forze a loro antagoniste, il T14 garantirà alle truppe una protezione eccezionale.
La scelta di un mezzo altamente versatile, il cui chassis sarà ripreso in almeno cinque varianti diverse ha delle note negative che è necessario sottolineare.
Innanzitutto al T-14 manca un vero e proprio test su strada, in nessun teatro operativo in cui è coinvolto il Cremlino è ancora stato avvistato questo prototipo. Sulla carta e per il dipartimento della Difesa Russo il mezzo dovrebbe essere il migliore esistente sulla piazza ma senza i dovuti test tattici in molti rimangono scettici.
La Russia ha poi bisogno di mezzi più prontamente impiegabili, soprattutto nel caso in cui il Cremlino dovesse decidere di intervenire con le truppe di terra in Siria e in altre parti del medioriente, ed il T14 è pronto ma non è operativo.
Il costo è un dettaglio da non trascurare per un paese che come abbiamo già sottolineato è gravemente danneggiato dalla crisi del rublo e dalle sanzioni internazionali.
Il carro Armata ha tutte le potenzialità per essere il protagonista della politica estera russa in ogni parte del mondo: potente; corazzato e versatile, non resta che farlo entrare in servizio.

T14-Tank fuori

* Denise Serangelo. Dottoressa in Scienze Strategiche laureata presso la Scuola di Applicazione e studi militari dell’esercito, è stata tirocinante al IV reparto logistico dello Stato Maggiore Esercito a Roma. Si è occupata specificatamente di Counter IED e di politiche d’impiego delle Forze Armate nei teatri operativi. Dall’inizio della crisi libica si occupa di analizzare le forze in campo nel paese e le riposte che possono portare alla sua risoluzione. Per lo scenario siriano si occupa dell’analisi dei sistemi d’arma russi. Collabora con diverse riviste specializzate nel settore sicurezza e difesa trattando le analisi politico-militari.

Articolo in media partnership: asrie media partnership