Taiwan. La Cina torna a mostrare i muscoli: manovre oltre la linea mediana

di Riccardo Renzi *

Le tensioni tra Taiwan e la Cina sono tornate a salire vertiginosamente, con il ministero della Difesa di Taipei che ha denunciato l’intensificarsi delle manovre militari da parte della Repubblica Popolare Cinese attorno all’isola. Tra il 17 e il 18 marzo Pechino ha schierato 59 aerei da guerra e 9 navi nel Mar Cinese Orientale, in una dimostrazione di forza che ha incluso la violazione della “linea mediana” dello Stretto di Taiwan, una zona di de-escalation che, se attraversata, rappresenta una chiara provocazione per l’isola.
Le immagini delle esercitazioni, diffuse sui social dal Ministero della Difesa taiwanese, mostrano diverse unità della Marina Cinese, tra cui i cacciatorpediniere Guilin, Wenzhou e Jingzhou, mentre i droni cinesi sorvolano il territorio circostante. In risposta, Taiwan ha intensificato le proprie operazioni di sorveglianza, schierando aerei e navi da combattimento, nonché sistemi missilistici per monitorare e dissuadere le incursioni cinesi.
Il governo cinese ha subito giustificato queste manovre, sostenendo che esse siano necessarie e legittime per difendere la sovranità e l’integrità territoriale della Cina. La portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha dichiarato che le operazioni mirano a contrastare “l’ingerenza straniera” e a reprimere ogni tentativo di indipendenza di Taiwan. Per Pechino, Taiwan rappresenta una provincia ribelle destinata a essere riannessa, e le esercitazioni militari sono parte di una strategia più ampia per “forzare” l’isola verso un processo di riunificazione pacifica. Tuttavia, le manovre sono state duramente criticate dalla comunità internazionale, in particolare dalle potenze del G7, che le hanno descritte come “provocatorie” e “pericolose”, minacciando la stabilità dell’intera regione Asia-Pacifico.
La questione taiwanese non è solo una disputa bilaterale tra Taipei e Pechino, ma è diventata un nodo centrale della geopolitica globale, con implicazioni dirette per le relazioni tra Cina, Stati Uniti e altri attori internazionali. Taiwan è una democrazia avanzata con una delle economie più dinamiche del mondo, leader nel settore tecnologico grazie a colossi come Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC). La sua posizione nel cuore del Pacifico, vicino alle principali rotte commerciali globali, la rende cruciale tanto sotto il profilo militare quanto economico.
Gli Stati Uniti, pur non riconoscendo formalmente Taiwan come uno stato indipendente, hanno una forte alleanza con l’isola, sancita dal Taiwan Relations Act, che impone agli Stati Uniti di difendere Taiwan in caso di aggressione. Questo impegno ha avuto un ulteriore rafforzamento con l’amministrazione Trump, che ha intensificato il supporto politico e militare all’isola, ma ha anche sollevato preoccupazioni riguardo a un possibile disimpegno statunitense nella regione. Taiwan, infatti, sta cercando di rafforzare i legami con Washington, soprattutto in materia di sicurezza, ma anche di investimenti, come dimostra l’incremento dei finanziamenti per TSMC negli Stati Uniti.
L’aumento delle operazioni militari cinesi attorno a Taiwan si inserisce in un quadro più ampio di espansione della potenza militare di Pechino nel Pacifico. Negli ultimi anni, la Cina ha intensificato le sue manovre, utilizzando la forza come strumento per proiettare la sua influenza non solo su Taiwan, ma anche su altre aree sensibili del Mar Cinese Meridionale e Orientale, zone contese tra vari Paesi. La strategia cinese è chiara: esercitare pressioni sia diplomatiche che militari sull’isola per costringerla a riconoscere la supremazia di Pechino.
Nel contempo, Taiwan ha cercato di rafforzare la sua identità nazionale e culturale, separandosi sempre di più dalla Cina. La leadership del Partito Progressista Democratico (DPP), guidato dalla presidente Tsai Ing-wen, ha promesso di resistere a ogni forma di pressioni esterne, rifiutando qualsiasi proposta di riunificazione con la Cina che non preveda il rispetto della sovranità taiwanese.
Il conflitto geopolitico intorno a Taiwan si è ulteriormente intensificato a causa della centralità dell’isola nel settore tecnologico globale. La Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC) è il più grande produttore mondiale di semiconduttori avanzati, e il suo impatto sull’economia globale è enorme. Recentemente TSMC ha annunciato ingenti investimenti negli Stati Uniti, una mossa che Pechino ha interpretato come un tentativo di indebolire la posizione economica della Cina. Taiwan, da parte sua, teme che una crescente dipendenza dalle economie occidentali, in particolare dagli Stati Uniti, possa compromettere la sua posizione di leadership nel settore e inasprire ulteriormente le relazioni con Pechino.
Le prospettive future per Taiwan e per l’intera regione Asia-Pacifico sono incerti e dipendono dalle scelte politiche ed economiche che verranno fatte nei prossimi anni. Da un lato, la diplomazia potrebbe aiutare a ridurre la tensione, ma le azioni concrete di Cina e Stati Uniti continuano a spingere la situazione verso un punto di non ritorno. Taiwan, pur mantenendo una forte identità e una solida economia, si trova nel mezzo di una crescente rivalità tra due potenze globali.
Taiwan, con la sua importanza economica e strategica, rimane così al centro di uno dei conflitti geopolitici più complessi e delicati degli ultimi decenni. Le sue decisioni future, in particolare sul piano della sicurezza e dell’equilibrio con gli Stati Uniti e la Cina, avranno ripercussioni non solo sulla stabilità della regione, ma sull’ordine mondiale stesso.

* Istruttore direttivo presso Biblioteca civica “Romolo Spezioli” di Fermo, membro dei comitati scientifici e di redazione delle riviste Menabò, Scholia, Notizie Geopolitiche e Il Polo – Istituto Geografico Polare “Silvio Zavatti”, e Socio Corrispondente della Deputazione di Storia Patria per le Marche.