TIMOR EST. Forza di pace onu lascia il paese dopo 13 anni

Ansa, 1 gen 13 –

Con la fine del 2012 si e’ compiuta dopo 13 anni la missione di peacekeeping dell’Onu a Timor est, ex colonia portoghese a nord dell’Australia, indipendente dal 1999. Dopo 24 anni di brutale occupazione indonesiana durante i quali morirono in combattimenti, per malattia o per fame 183 mila persone. La piu’ giovane nazione dell’Asia, poco piu’ di un milione di abitanti in prevalenza cattolici, spera ora di voltare pagina su un sanguinoso passato e di sconfiggere la poverta’, endemica nonostante i potenziali introiti di ricchi campi petroliferi nello stretto di Timor. Per la prima volta dalla violenza politica ed etnica scoppiata nel 2006, che quasi travolse l’instabile governo post-indipendenza, Timor est rimane ora senza alcuna assistenza diretta alla sicurezza. Quest’anno ha condotto due elezioni largamente pacifiche, presidenziali e parlamentari. Se si possono escludere nuovi scoppi di violenza nel futuro immediato, le scarse opportunita’ di impiego, la poverta’ schiacciante nelle zone rurali e una popolazione in rapida espansione potrebbero ancora minacciare la pace. Il primo ministro Xanana Gusmao, gia’ leader della resistenza contro l’occupazione indonesiana, ha assicurato che gli introiti petroliferi entro il 2030 trasformeranno Timor est ‘’dalla presente condizione di paese non sviluppato e a basso reddito, facendo leva su tutto il nostro potenziale materiale ed umano’’. Anche il presidente Taur Matan Ruak, gia’ comandante militare della guerriglia durante l’occupazione, nel suo messaggio di Capodanno ha rilevato con soddisfazione che il Paese ora gode di pace e di stabilita’. Una stabilita’ che si potra’ rivelare fragile: oltre il 40% dei giovani timoresi e’ senza lavoro mentre il tasso di fecondita’, al 6,5 per donna, e’ fra i piu’ alti del mondo. Secondo dati della Banca mondiale, il 45,3% dei bambini sotto i 5 anni soffre di malnutrizione, mentre nell’indice di sviluppo umano dell’Onu Timor est e’ al 147/mo posto su 187 nazioni, sotto il Pakistan e Bangladesh. La sfida del governo e del parlamento sara’ di utilizzare in modo produttivo, trasparente ed equo gli agognati introiti dal petrolio, in gran parte resi tuttora incerti da dispute legali con le compagnie petrolifere e territoriali con l’Australia.